Chapter 10: Casa Dolce Casa

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~Ore 13:15 Hotel Roxesias~

Arriva la cameriera con un carrellino a servirmi il pranzo. Le portate consistono in un antipasto di Crab Cakes, come primo una zuppa di chowder, come secondo un'insalata ai frutti di mare e per finire una po' di insalata condita. Per ultimo il dolce una fetta di peach pie.
Appena finisco di mangiare vado a sciaquarmi le mani e la faccia e mi do una sistemata ed esco dall'appartamento. Esco dalla Hall salutando la ragazza di servizio e chiamo un taxi.

«Dove la porto signore?»

«Mi porti a villa Xander perfavore»

Il tassista mi guarda dallo spocchietto.

«Nessuno va più in quel posto signor- Ma lei è il signor Xander! Certo signore sono a sua completa disposizione signore. Vede signore Villa Xander e rimasta abbandonata e sigillata dall'incidente e ora-»

«Ora cosa? Ci sono i fantasmi?»

Ribatto con una risatina

«In realtà dopo l'uragano di due anni fa.»

So sofferma a pensare dubbioso di cosa dirmi

«Immagino che debba vedere con i suoi occhi signore»

«Otimmo allora andiamo?»

«Certamente signore. Ah mi presento io sono Bill»

«Molto bene Bill mi affido a te»

Il tassista mette in moto e mi porta verso la parte sud di New York dirigendosi in un quartiere di Mid Town. È un ragazzo di colore sui venticinque o ventisei anni con dei rasta e una camicia giallo canarino. Sembra simpatico e divertente. Penso che lo chiamerò spesso. E poi guida come un pazzo quindi tanto meglio. Durante il viaggio mi pone tante domande sul cosa mi sia successo in tutto questo tempo e se poteva vantarsi per avermi trasportato.

~ore 13:40 villa Xander~

«Bene siamo arrivati»

La vista della villa da fuori inizialmente da un bella impressione da lontano, ma man mano che mi avvicino comprendo quanto sia messa male.

«Grazie mille Bill. Sono in debito con te»

Bill si gira verso di me

«Oh non si preoccupi signore a Bill fa sempre piacere aiutare. Nessun debito con Bill. Solo se posso farle una domanda?»

«Ma certo dimmi pure»

«Come si è procurato quella cicatrice sull'occhio?»

«Ogni volta che ti chiamerò ti racconterò qualcosa di me ti va bene Bill? Questa me la sono fatta con una spada. Ma ho molte altre cicatrici»

«Certo è stato un piacere signore. Quando avrà bisogno di nuovo di Bill le basta chiamarmi su questo numero e Bill sarà subito da lei»

Mi porge un biglietto con su scritto il suo numero.

«Grazie mille Bill alla prossima»

Lo pago e scendo dall'auto. Mi avvio all'interno della villa scavalcando il cancello. Percorro il vialetto e mi assalgono i ricordi. La fontana che era nel giardino bella curata e splendente è totalmente devastata. Il prato un tempo verdeggiante è completamente disfatto e ci sono erbacce e rampicanti ovunque. Gli alberi sono morti e l'ala est della villa è in parte diroccata. Soffia un vento gelido anche se siamo in una bella giornata di sole. Sembra l'ambientazione di un film di Resident Evil di primo impatto, mancano solo gli zombie. Arrivo all'ingresso della casa e apro le grandi porte di legno massiccio e ferro lavorato. Su ogni porta c'è il simbolo di un drago. Un forte vento mi soffia contro facendo sventolare il mio soprabito e buttando indietro i capelli. La prima cosa che vedo è la grande scalinata con le ringhiere d'argento e i manici dorati che si divide in due scalinate laterali ala ovest e ala est. Nell ala ovest ci vivevamo io e i mei genitori. Vi erano principalmente le nostre camere da letto ai piani superiori insieme allo studio di mio padre e i bagni. Nell'ala est invece si trovavano le cucine, le stanze della servitù, la sala da pranzo, è un salotto bello grande in cui ospitavamo i nostri amici. E ora è andato tutto in pezzi. Si materializzano le immagini nei miei occhi di quando ero bambino e dei vari ricordi che ho. Se solo non fossimo mai partiti. Magari oggi saremmo ancora una famiglia unita. Magari sarebbero ancora vivi. Mi scendono le lacrime ma cerco di contenermi. Visito tutta la villa per vedere in che condizioni è, e per prima cosa mi dirigo nello studio di mio padre. Vedo le varie fotografie di quando eravamo insieme e i flashback non smettono di assalirmi. Mi chino a terra per raccogliere una cornice con il vetro rotto. Siamo noi tre. La prendo e la sistemo sulla scrivania. Noto che la scrivania di mio padre è particolare oltre al legno pregiato lavorato e ad essere intarsiata noto dei dattagli particolari. Ci sono delle incisioni particolari nei pezzi di ferro come se ci andasse incastonato qualcosa. Mi ricorda quelle scrivanie a scompartimenti segreti. Inizio a tastare per vedere se riesco a trovare qualche indizio. Ce una spada e un drago a spirale fatti d'argento che si muovono nell'incisione. Li congiungo e sento un meccanismo che si attiva ma non accade niente. Poi noto delle lettere strane incise nella cornice, ma non riesco a capire cosa sia né a decifrare l'ordine o di che lingua siano e inoltre non ci sono segni di scassinatura, quindi sembra che nessuno si sia mai accorto di nulla durante tutti questi anni. Strano. Molto strano. Stacco la spada e il drago è lascio tutto così com'è. Torno ad ispezionare meglio la stanza e noto che da dietro al camino passa uno spiraglio di luce e aria. Mi chiedo se non ci sia qualche stanza segreta che mio padre teneva nascosta a tutti. Una volta finito con i lavori di restauro dovrò ispezionare a dovere questa villa. Esco dallo studio e mi avvio nella mia ex cameretta. Il letto è ancora intatto così come il resto dei mobili, solo con due centimetri di polvere e ragnatele ovunque. Apro il mio vecchio armadio e trovo la mia vecchia spada di gomma. Da piccolo la usavo per allenarmi con Gabriel. Tutti quei bei momenti passati a inventare storie in cui fingevamo che Elizabeth era la principessa da salvare e io e Gabriel i cavalieri che la salvavamo. La ripongo nell'armadio e anche qui trovo ancora tutte le varie foto intatte. Piene di polvere. Camera dei miei genitori è nello stesso stato della mia. Mi chiedo per quale motivo nessun vandalo o teppista o drogato sia mai passato di qui a far danni. Dopotutto è una vecchia villa di ricconi abbandonata. Bah ho un brutto presentimento. Torno indietro arrivando in mezzo alla scalinata principale e mi avvio verso l'ala ovest. Salendo le scale noto delle macchie di sangue sul pavimento e sembrano fresche. Mi avvio verso il corridoio e sento degli strani rumori provenire dalla cucina. Mi avvicino con cautela ed arrivo all'ingresso. Apro la porta ma non c'è nessuno. All'improvviso cade una pentola dalla cucina e inizia a muoversi a terra sbattendo contro un armadietto. Vado ad alzare la pentola e un topo corre via rifuggiandosi in un buco fatto in una parete.

«Che schifo. Dovrò fare anche la disinfestazione»

Torno in corridoio e noto che le tracce di sangue continuano fino alla sala da pranzo. Si sente una strano tanfo provenire dall'interno. Apro la porta trovo la tavola imbandita con.

«Ma che diavolo è sta puzza! Un porcile è più profumato»

Il tanfo mi riempe il naso facendomi venire l'istinto di vomitare. Ci sono dei piatti con dei pezzi di cadaveri sopra mutilati e insaguinati. Sento dei passi dietro di me e mi giro di scatto. Un tizio mascherato mi assale con un machete e sferra dei fendenti cercando di colpirmi, ma è lento e goffo e non riesce a colpirmi. Ha la maschera da Hollow di Bleach che avevo io da piccolo.

«VATTENE VIA TEPPISTA. LASCIA QUESTA DIMORA IN PACE. O IL GRANDE DEMONE DEGLI INFERI TI UCCIDERÀ»

Blocco la sua mano togliendogli il machete da mano e scaraventandolo a terra puntando il machete alla sua gola.

«E tu chi saresti sentiamo?»

Intontito dalla botta a terra cerca di guardarmi per capire chi io sia.

«LASCIAMI ANDARE SCALMANATO O CHIAMO LA POLIZIA E TI FACCIO ARRESTARE»

«Scalmanato? Non sento questo termine da quando...»

Gli tolgo la maschera e scopro il suo viso

The Seventh RoninDove le storie prendono vita. Scoprilo ora