Capitolo 12- Moments

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"Sei ancora più carina quando arrossisci Heatherton" sorrise Harry scuotendo leggermente la testa.

"Io non sono arrossita Styles" sbuffai con nonchalance. Mi alzò il mento con l'indice per osservare meglio il mio viso.

"Direi di sì" constatò velocemente ponendo fine al contatto con il mio mento.

"Cosa facciamo dopo che avremo finito di mangiare?" domandai agitata, fuori sembrava stesse per iniziare a piovere; infatti delle grandi nuvole grigie stavano oscurando la luce del sole.

"Ti vorrei far vedere una cosa" sorrise sistemandosi meglio sulla sedia.

"Una cosa?" sbuffai, odiavo il fatto che fosse misterioso.

"Erin è una sorpresa" sghignazzò guardando a sua volta fuori dalla finestra.

"Va bene, mi arrendo" alzai le mani in segno di resa e proprio in quel momento tornò Cecilia con i nostri piatti.

"Ecco a voi ragazzi" disse sistemando la torta e il Milkshake proprio davanti a me.

"Ci siamo permessi anche di offrirvi questi due cioccolatini, io e la signora Maria, non abbiamo mai visto una così bella coppia" sorrise indicando una signora in carne, dai lineamenti mediterranei, che ci salutò energicamente. Harry si limitò a ridere assaggiando uno dei due cioccolatini a forma di cuore.

"Grazie mille, ma noi non stiamo insiem..." cercai di parlare ma nessuno mi prestò attenzione.

"Sono ripieni alla cannella" disse il riccio davanti a me entusiasta, interrompendomi a metà frase.

"Beh ora vi lasciamo soli" Cecilia sparì dalla nostra vista, servendo altri clienti che per una ragione a me sconosciuta erano almeno cinque tavoli lontani da noi.

"Perché siamo così lontani dagli altri?" domandai assaggiando un pezzo della mia torta, mugolai di piacere al gusto delicato ma deciso del cioccolato fondente.

"Buona è?" disse Harry bevendo un po' del suo tè, annui prima di riprendere a parlare.

"Allora? Rispondi alla mia domanda" protestai.

"Sei sempre così curiosa, vuoi sapere tutto Heatherton" la sua voce roca mi fece pentire di avergli parlato così confidenzialmente, il tono basso stava ad indicare una sua imminente arrabbiatura.

"Fa parte del mio carattere" feci spallucce tirando fra le labbra la cannuccia rosa del mio Milkshake alla fragola.

"Odio avere gli sguardi fissi su di me, la gente mi conosce qua a Londra e quindi, di solito, cerco di prenotare in locali dove possa essere garantita la mia privacy. Cecilia lo sa bene, perciò di solito non fa accomodare i clienti vicino a me, qua è facile perché non c'è mai molta gente" rispose come se fosse una delle cose più scontate a questo mondo.

Finimmo di mangiare in silenzio finché Harry non lasciò una banconota da cento sterline sul tavolo.

"No aspetta, vorrei offrire io gli sorrisi prendendo la mia borsetta.

"Ti ho portato io qui, è giusto così" si oppose allontanando la mia mano dal mio portafoglio con un gesto educato.

"Ma non ti pare un po' esagerato?" dissi guardando la banconota viola con l'immagine della regina Elisabetta II. Rise un pochino, per prendersi gioco di me.

"Dimentichi che sono miliardario, giro solo con banconote da cento cara Erin" obiettò conducendomi fino all'uscita, salutammo la proprietaria e ci incamminammo per la strada del ritorno.

Ci ritrovammo in poco tempo sotto il suo palazzo lussuoso, sempre molto ordinato e pulito.

"Salve signor Styles" lo salutò una segretaria bionda appena varcammo la soglia dell'atrio.

"Ciao Jessica" disse sbadatamente Harry posando una mano sul fondo della mia schiena per condurmi fino all'ascensore.

"Dovevo dirle una cosa al riguardo della riunione con la Payne's Factory" continuò la biondina che si era alzata per ricevere più attenzione.

"Oh sì certo" rispose il suo capo raggiungendola al bancone vicino all'ingresso, la ragazza mi lanciò un'occhiata soddisfatta.

"Erin intanto aspettami di sopra, devo sistemare una cosa, ci metterò solo alcuni minuti" improvvisamente si ricordò di me, prima di prendere il telefono e digitare un numero. Annuii entrando nel grande ascensore.

"Ciao Liam" disse Harry, prima che le porte si chiudessero iniziando l'ascesa per il suo enorme attico.

Appena misi piede nel suo appartamento sorrisi inconsciamente, quel posto mi sembrava già più familiare sebbene era sola la terza volta che ci andavo. Mi sedetti su un divano iniziando a sfogliare una rivista di viaggi per parecchi minuti ma mi stufai quasi subito. Così, non notando il suo arrivo, mi alzai per guardarmi un po' attorno.

Dopotutto non mi scoprirà se darò un'occhiata in giro- una risata malefica scoppiò dentro la mia testa da parte del mio subconscio. Aggrottai le sopracciglia, mi sentivo un po' scema a parlare con me stessa.

Mi avvicinai ad una porta semichiusa aprendola ed entrandoci. Era una piccola biblioteca arredata molto semplicemente da un tavolino basso, una poltrona e degli scaffali sui quali erano appoggiati innumerevoli libri. Mi avvicinai notando delle foto di Harry da bambino insieme ai suoi amici e familiari.

Ne presi in mano una che, in particolare, aveva attirato la mia attenzione. Ritraeva lui da piccolo insieme ad una bambina che teneva in mano un orsacchiotto. Il suo sorriso era già spontaneo ed adorabile, mi piaceva vederlo così, la faccia imbronciato non gli si addiceva molto.

"Che diamine stai facendo?" domandò Harry burbero sorprendendomi alle spalle, prese la foto incorniciata e la ripose al suo posto. Per un momento lo vidi sorridere guardando la foto, ma sono più che sicura che fosse stata solo una mia impressione.

"Hm io...stavo cercando il bagno" mi difesi uscendo dalla piccola stanza.

"Eh perciò scorrazzavi in giro per casa mia cercandolo?" incrociò le braccia sul petto muscoloso.

"Beh se non metti delle informazioni da qualche parte..." sorrisi mostrando i denti. Sbuffò leggermente infastidito.

"È di là il bagno" mi informò indicando un corridoio sulla sinistra.

"Oh certo grazie" mi incamminai velocemente chiudendomi la porta alle spalle. Mi sciacquai il viso guardandomi per alcuni secondi allo specchio.

Harry stava tornando ai suoi soliti modi burberi e maleducati, oppure mi avrebbe perdonato pur avendomi sorpresa a guardare le sue fotografie?

Uscii ritrovandolo appoggiato al muro davanti alla porta del bagno, facendomi sussultare.

"Harry" protestai alzando gli occhi al cielo.

"Ti ho spaventata?" disse capendolo all'istante, annuii appoggiandomi vicino a lui.

"Cosa volevi mostrarmi portandomi qui?" chiesi curiosa guardandolo negli occhi, si voltò ricambiando lo sguardo, restammo così per quelle che sembrarono ore.

THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora