Proprio quando mettemmo piede fuori dal locale, uno sciame di paparazzi e giornalisti ci circondò.
"Cazzo" imprecò Harry avvicinandomi a sé. Fece finta quasi di non accorgersi dei giornalisti mentre camminavamo verso una Range Rover nera parcheggiata poco lontano da lì.
"Harry chi è questa ragazza?" chiese un uomo avvicinando un microfono al suo viso per registrare la risposta. Mi fece uno strano effetto sapere che quelle persone volessero sapere chi fossi.
"Harry, lei è la tua nuova ragazza? Che ne sarà di Cara e Barbara?" domandò una donna facendo numerose foto, il ragazzo al mio fianco sembrava impassibile mentre lo tempestavano di domande. Io abbassai lo sguardo accecata dai numerosi flash.
"Erin, appena arriviamo all'auto sali velocemente" mi sussurrò all'orecchio avvolgendomi un braccio intorno alla spalle quasi da protezione. Subito scattarono altre foto, non so cosa volessero di preciso, ma ero più che certa che sarebbero riusciti a montare una bella storia tra di noi.
"Harry è vero che la tua ditta sta andando in fallimento? Che ne sarà delle imprese Styles?" il riccio si voltò verso l'uomo che gli aveva fatto la domanda con una strana espressione sul viso.
"Le imprese Styles stanno andando a gonfie vele, non siamo prossimi alla bancarotta" rispose con voce roca, si voltò con il viso corrucciato mentre mi apriva una portiera posteriore della sua auto.
"Come diavolo fanno a sapere certe cose?" urlò non appena l'auto partì. Io appoggiai la mano sulla sua gamba per tranquillizzarlo.
"Mi dispiace se le tue aziende stanno andando male" dissi dolcemente, lui mi guardò confuso.
Non mi riferivo ai miei affari, quelli vanno alla grande, sul serio" iniziò con un sorriso consapevole. "Solo come fanno a sapere sempre dove sono o con chi"
"Qualcuno deve averli avvisati" ipotizzai, probabilmente qualche persona doveva aver postato la sua foto in rete e una squadra di giornalisti l'aveva vista.
"È frustrante, sono come sanguisughe, è per quello che quasi sempre preferisco andare in posti alla moda e molto frequentati. Almeno lì si possono concentrare su qualche altra star o cantante"
Quella frase mi riportò alla mente un passo del mio romanzo preferito, il Grande Gatsby, nel quale si diceva che nella piccole feste non c'è privacy, invece quelle grandi e piene di persone sono più intime. Inizialmente non ne avevo capito il motivo, ma poi riflettendoci sù, avevo compreso cosa si voleva trasmettere con questa frase.
"La tua celebrità è pari a quella di un attore Harry" gli spiegai, pensando ne fosse già consapevole, lui ridacchiò.
"Non sono famoso, sono famigerato, molte persone non hanno una buona opinione di me" si rattristò guardando fuori dal finestrino. "E questa è solo colpa mia" mormorò talmente piano che feci davvero molta fatica a sentirlo.
"Le persone non ti conoscono, non dovrebbero avere pregiudizi" puntualizzai cercando di confortarlo.
"Erin le persone sono cattive, non si fanno molto di questi problemi" sospirò voltandosi verso di me.
Era strano che Harry ne parlasse così, quando l'avevo conosciuto non si sarebbe mai fatto di questi problemi, ne sono certa. In questi ultimi giorni era cambiato, non so come e perché, ma era cambiato; è come se la sua abituale maschera si fosse frantumata e, a poco a poco, ogni pezzo stesse cadendo rivelando un ragazzo dolce e gentile, un Harry completamente diverso da quello che avevo conosciuto al suo party.
O forse era colpa mia. Forse anche io avevo avuto inconsapevolmente pregiudizi verso di lui e lo avevo categorizzato come un ragazzo "stronzo" o "maleducato", ma dopo tutto ne avevo avute di ragioni per pensarla in quel modo. Magari si era accorto che mi stava trattando male e, per scusarsi, aveva iniziato a considerarmi di più come faceva con le persone che conosceva da più tempo.
Mi girai scorgendo il suo profilo regolare dalla mascella leggermente contratta per la tensione, era dannatamente bello visto anche da questo punto. Mi voltai verso il finestrino appoggiando la testa sul vetro freddo, avevo sempre amato la sensazione gelata di quel materiale contro la mia pelle incandescente, mi faceva rilassare. Il mio fiato caldo appannò gradualmente parte del vetro e iniziai a disegnare forme a caso e, senza accorgermene, scrissi una "h".
"Stai scrivendo hi?" ridacchiò Harry osservando le mie ultime azioni, cancellai velocemente quella fatidica lettera.
"Oh forse stavi scrivendo Harry" si corresse. Mi sistemai più comodamente sul sedile per avere più tempo per rispondergli. Era un quei momenti che "odiavo" Harry, in una serata mi aveva messo in imbarazzo un sacco di volte.
"Hello, stavo scrivendo hello" risposi in modo poco convincente. Lui rise scuotendo la testa, essendo cosciente di ciò che avevo appena fatto.
"Non sai dire bugie" constatò dopo pochi istanti di silenzio. "Mi piace"
"Perché?" chiesi leggermente confusa, a volte non lo seguivo bene nei suoi ragionamenti contorti.
"Perché so che sarai sempre sincera con me, non ho bisogno di persone false al mio fianco, ne ho già abbastanza" rispose tranquillamente.
Già, Harry aveva ragione su quelle due cose. La prima è che non sapevo dire bugie, almeno non guardando negli occhi la persona interessata; la seconda è che avrei sempre avuto sincerità non suoi confronti perché di fronte a lui mi sentivo quasi scoperta, senza filtri, sapevo che con lui potevo essere veramente me stessa.
"Siamo arrivati, signore" l'autista parlò con voce rispettosa e grave interrompendo i miei pensieri.
"Bene" Harry aprì lo sportello dalla sua parte poi mi raggiunse aprendo anche il mio. Era questi piccoli gesti che lo rendevano migliore, perché è con le piccole cose che si conquistano le persone e io potevo dire che ormai lui mi aveva totalmente conquistata.
Mi scortò fino al portone di casa tenendomi per mano, poi si fermò guardandosi la punta dei piedi aspettando, probabilmente, che fossi io la prima a parlare.
"Grazie Harry, sono stata bene, davvero" precisai facendo un ampio sorriso. Alzò lo sguardo incontrando i miei occhi sinceri.
"Mi dispiace per i paparazzi, ma quello non potevo prevederlo, comunque anche io sono stato molto bene Erin" si porse leggermente in avanti lasciandomi un casto bacio sulla fronte.
"Domani avremo un altro appuntamento, sappilo" mi comunicò facendomi l'occhiolino mentre retrocedeva di passo in passo. "Ti passo a prendere alle otto, vestiti casual"
Detto ciò, si voltò ed iniziò a camminare verso l'uscita lasciandomi là imbambolata, con le chiavi di casa in mano e la sensazione, che mi procurava ancora brividi, del contatto tra la mia pelle e le sue labbra.
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THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di me
Fanfiction“Mi aveva stregata con il suo fascino da gentiluomo e il suo sorriso da bambino.”