Capitolo 22- Day Eight

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Thirty Days

Ottavo giorno (Giovedì)

"Hai visto chi c'è?" chiese Miranda sorpresa, alzai lo sguardo dallo schermo del mio iPhone per posarlo sulla figura davanti ai cancelli della scuola.

"Che ci fa qui?" domandai più a me stessa, bloccandomi sul viale che conduceva fuori all'istituto. Ero riuscita a mettermi in testa il fatto che fra noi due non ci fosse più alcun tipo di rapporto, ed ora che lo vedevo davanti a me, mi sentivo spiazzata.

"Sarà venuto sicuramente per te, scema! Forza va da lui" mi incitò spingendomi leggermente. Non nascondeva bene il fatto che fosse più eccitata di me.

"Non se ne parla" risposi a denti stretti. "Non si è fatto sentire per due giorni interi, non sarà così facile per lui..."

"Erin smettila! Non capisci? È la tua occasione, lui ti piace non vedo dove sia il problema" sbuffò chiudendo gli occhi per un istante, e posizionando entrambe le mani sui fianchi.

"Non ho voglia di vederlo" iniziai con voce ferma. "Forse è meglio che esca dai cancelli sul retro, tanto non mi ha ancora vista" aggiunsi facendo un passo indietro.

"Troppo tardi" sorrise astutamente Miranda alzando un braccio per salutarlo, anche lui ricambiò il gesto. Era appoggiato sul bordo della sua Ferrari nera con le braccia conserte al petto e un piccolo sorriso da ebete sulle labbra. Indossava una semplice t-shirt grigia ed un cappello di cotone il che mi faceva un po' sorridere dato che iniziava a farsi sentire il caldo estivo.

"Ti odio Miranda" sbuffai guardandola, dopo che mi ero incamminata verso il riccio; lei scoppiò a ridere.

"Dopo raccontami tutto" urlò entusiasta. "Ci conto" aggiunse alzando una mano, non sentendomi rispondere.

Mentre mi avvicinavo ad Harry, sentivo gli sguardi fissi su di noi, forse tutte pensavano che tra noi ci fosse qualcosa dato che ci indicavano ridendo e commentando stupidamente.

"Troppo appariscente?" chiese subito Harry non appena fui a due passi da lui. Aveva un'espressione calma e felice, sembrava rilassato e tranquillo come se fossimo stati amici di vecchia data.

"Perché non hai risposto alle mie chiamate?" ribattei io indignata dal suo comportamento abbastanza infantile tenuto nei giorni precedenti.

"Ero impegnato" disse semplicemente invitandomi a salire sulla sua auto lussuosa. Si era leggermente irrigidito, ma cambiò espressione non appena parlai ancora.

"Bene anche io lo sono oggi, quindi addio Styles" lo salutai acidamente voltandomi e iniziando a camminare nella direzione opposta. Non avrebbe messo a posto le cose così facilmente.

"Erin aspetta" corse verso di me, raggiungendomi in poco tempo e fermandosi proprio davanti a me. "Possiamo parlare un secondo?"

"Lo stiamo facendo" ghignai alzando un sopracciglio, lui abbassò lo sguardo sorridendo.

"In privato per favore" abbassò la voce facendomi notare il fatto che tutte ci stessero guardando assiduamente, io ed Harry sembravano dei burattini in un piccolo teatro.

"Va bene" sospirai incamminandomi verso la sua auto e sedendomi sul sedile del passeggero. "Vieni o no?"

"Arrivo" disse velocemente affiancandomi prima di mettere in moto la sua macchina lussuosa.

"Era proprio necessario venire con una Ferrari?" domandai guardando fuori dal finestrino mentre il vento muoveva fastidiosamente i miei capelli in tutte le direzioni, era questo uno dei motivi per cui a volte odiavo le decappottabili.

"Pensavo ti sarebbe piaciuta" disse girandosi, intravidi con la coda dell'occhio un suo piccolo sorriso prima che potesse voltarsi per guardare la strada davanti a sé. Non l'avevo mai visto così sorridente, rispetto a due giorni prima sembrava un'altra persona. Ma sinceramente mi piaceva più così, con le due fossette ai lati della sua bocca carnosa.

"Ne bastava anche una più semplice, tanto la nostra conversazione durerà per il tragitto dalla scuola a casa mia" risposi dura vedendo il cancello di casa mia in lontananza, lui si rattristò.

"In realtà io avevo altri programmi" mi comunicò girando improvvisamente a sinistra dirigendosi dalla parte opposta del centro.

"Non puoi decidere anche per me Harry, non è carino" brontolai incrociando le braccia al petto. "Almeno mi puoi dire dove stiamo andando?"

"A giocare a bowling" ridacchiò nel vedere la mia espressione spiazzata. Non mi sarei mai aspettata che mi rivelasse la destinazione così velocemente. "Spero tu sia brava perché non vorrei fare brutta figura"

"Non ho mai giocato a bowling" parlai più a bassa voce perché fosse meno evidente il mio imbarazzo.

"Dici sul serio?" mi guardò Harry sorpreso, io annuii. "Bene, così potrò insegnartelo io" disse soddisfatto superando con un movimento rapido un'auto che andava più piano rispetto al limite minimo della superstrada che percorrevamo.

In pochi minuti arrivammo davanti ad grande locale con una scritta a neon blu, sembrava un luogo modesto e poco appariscente, un posto che non avrebbe mai potuto frequentare Harry Styles, il ragazzo che tutti conoscevano attraverso le riviste scandalistiche.

"Non è un locale un po' troppo semplice per uno come te?" chiesi quando mi aprì la portiere facendomi scendere educatamente.

"Venivo qui spesso con i miei amici, è un posto carino e soprattutto non devi prenotare una settimana prima per giocare in una pista da soli" rispose semplicemente.

"Hai prenotato una pista solo per noi?" domandai colpita dal suo gesto, lui si passò una mano tra i capelli prima di rispondere.

"Visto che me lo posso permettere sì, è scocciante avere altre persone tra i piedi mentre giochi" disse con tono altezzoso, io alzai gli occhi al cielo, ridendo leggermente per le dimostrazioni che indicavano che il suo carattere alla fine rimaneva immutato.

Appena mettemmo piede nel locale, Harry mi condusse verso degli armadietti colorati, aprendone uno, ne estrasse un borsone da sport nero contente dei vestiti da ragazza.

"Scommetto che mi devo cambiare" "azzardai" non appena mi porse un paio di pantaloncini e una maglietta a mani lunghe nera, aveva pensato davvero a tutto per questo appuntamento.

"Scommetti bene, però se vuoi rimanere con quella gonna, per me non ci sono problemi" rise maliziosamente, io mi voltai verso dei ragazzi che stavano giocando e a giudicare da come si muovevano se avessi tenuto la gonna della divisa, conoscendo la mia grazia negli sport in generale, avrei rivelato molto più del necessario...

"Vado" dissi prendendoli ed entrando nel primo camerino che vidi con un sorriso stampato sul volto.

Amava quando Harry mi faceva sentire in quel modo e, in quegli ultimi minuti, nel mio stomaco stavano girovagando un po' troppe farfalle.

THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora