Capitolo 19- Day seven

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Thirty days

Settimo giorno (Mercoledì)

"Vieni allora?" la voce di Zayn era chiara e sorprendentemente dolce al telefono.

"Va bene" acconsentii, scegliendo di passare le ultime due ore del pomeriggio in sua compagnia.

Dopotutto il giorno prima mi ero divertita molto e mi piaceva stare in sua compagnia. Ero messa stranamente bene con lo studio e mi sentivo preparata, cosa davvero insolita, per gli esami che si sarebbero svolti nei giorni successivi.

"Allora? Erin, ci sei ancora?" il suo tono preoccupato mi fece riportare alla realtà interrompendo i miei pensieri di programmazione.

"Cosa?" chiesi veloce non capendo a che cosa si riferisse. Ridacchiò leggermente.

"Dove vuoi che ci troviamo?" domandò per la seconda volta.

"Davanti ad Hyde Park, magari potremmo farci un giro, mi piace molto in questa stagione" proposi guardandomi allo specchio. Avevo dei capelli disastrosi così optai per tenerli raccolti in una crocchia disordinata.

"Perfetto" rispose. "Allora alle sei davanti ai cancelli principali" concluse.

"Okay, ciao Zayn" salutai sorridendo, anche se non mi poteva vedere.

"A dopo Erin" disse lentamente prima di attaccare.

Guardai l'orologio; mancava solo un'ora a questa specie di appuntamento e dovevo ancora vestirmi. Optai per dei jeans e un abbinamento di canottiere, una bianca lunga e l'altra rosa più corta, e indossai una giacca di pelle non troppo speranzosa nel bel tempo.

Sbloccai il mio cellulare soffermandomi su una foto di Harry che avevo salvato dal suo profilo Facebook. Perché ieri non ero riuscita a vederlo? Mi odiava ancora a tal punto di darmi buca con una messa in scena così grande? No sarebbe un colpo troppo basso, persino per lui.

"Erin" qualcuno mi chiamò dal piano inferiore facendomi sussultare. Uscii dalla mia camere affacciandomi suo salotto che potevo vedere da sopra le scale.

"Papà?" domandai stranita dal vederlo a quell'ora. Ormai passava sempre meno tempo a casa, e le rare volte che lo vedevo erano durante i party che dava nel weekend.

Lo vidi in piedi davanti alla porta mentre controllava le lettere che avevano inviato al nostro indirizzo. Alzò gli occhi scrutandomi dai piccoli occhiali che teneva sulla punta del naso. Sorrise ampiamente nel vedermi.

"Questa è per te" disse con voce orgogliosa porgendomi una grande busta giallo scuro. Mi morsi il labbro, sapevo bene cosa fosse. La tenni tra le mani troppo a lungo senza neanche aprirla che mio padre sbuffò.

"Forza, non ho tutta la giornata per questo" concluse serio inarcando un sopracciglio in modo acido.

Deglutii mentre passavo il tagliacarte, che mi aveva appena dato, lentamente e con cura tra i lembi di carta spessa. Ne estrassi subito dopo un foglio e un grosso modulo da compilare. Presati attenzione prima alla lettera, leggendola a bassa voce.

Cara Signorina Heatherton,

Siamo felici di comunicarle che Lei è stata accettata alla facoltà di Giurisprudenza dell'università di Cambridge.

Il Docente Mr. Smith

Alzai lo sguardo incrociando quello impaziente di mio padre.

"Allora?" chiese incitandomi a parlare.

"M-mi hanno a-accettata" balbettai ancora incredula posando lo sguardo sul grosso questionario che tenevo con una mano. Mio padre ridacchiò di gusto, era felice e soddisfatto lo sapevo bene, ma io non la pensavo allo stesso modo.

"Sapevo ti avrebbero presa" annuii distrattamente allontanandomi da lui, la sua presenza mi irritava e soprattutto odiavo il fatto che per raggiungere i suoi scopi facesse di tutto, scavalcando leggi e persone.

"Erin" mi richiamò prima che avessi finito la scalinata di marmo per tornare in camera mia; mi affaccia senza rispondergli.

"Ringraziami" sorrise meschinamente, io chiusi gli occhi cercando di mantenere la calma prima di poter rientrare in camera mia.

Mi buttai sul letto soffocando un mio urlo nel cuscino. "Cazzo" imprecai amareggiata. Non sarei andata in quella scuola, non avrei accontentato i miei genitori in un'ennesima scelta contro la mia volontà, questa volta mi sarei fatta valere, in un modo o nell'altro.

Uscii di casa velocemente percorrendo il poco spazio che mi separava dal parco con le mani nelle tasche della giacca e la testa bassa. Vidi Zayn seduto su una panchina mentre leggeva un libro con i suoi soliti occhiali dalla montatura nera che gli conferivano un'aria da intellettuale. Mi fermai sorridendo, mi piaceva osservare le persone quando non sanno di essere guardate, riesco a catturare degli atteggiamenti e modi di fare più genuini e reali, lontani dalla finzione a cui a volte veniamo sottoposti.

Mi avvicinai a lui schiarendomi la voce, prima di sedermi al suo fianco. Lui alzò lo sguardo togliendosi gli occhiali e lasciandomi un bacio sulla guancia.

"Sei in ritardo di cinque minuti cara Erin, spero tu sia cosciente di ciò" ridacchiò chiudendo il libro dalla copertina scura.

"Mi dispiace, ho ricevuto la lettera da Cambridge prima..." abbassai lo sguardo sull'asfalto del marciapiede di fronte a me, posizionandomi più comodamente sullo schienale della panchina rossa.

"Mi hanno accettata" soffiai prima di incontrare i suoi occhi color ambra, mi sorrise compassionevole, forse ci era passato anche lui.

"So che può risultare un po' strana come frase ma, mi dispiace profondamente che tu sia stata accettata a Cambridge" un ragazzo che passava davanti a noi con il suo cane ci guardò aggrottando la fronte il che fece aumentare le mie risate, anche Zayn si unì a me.

"Dico davvero, dev'essere difficile" si spiegò, non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse enfatico nei miei confronti, mi sembrava di conoscerlo da una vita eppure era passata a malapena una settimana dal nostro incontro.

"Tu che cosa faresti?" chiesi per sentire la sua opinione.

"Farei ciò che amo, non devi accontentarli a tutti costi, ora sei maggiorenne e la vita è tua" fece spallucce prima di sorridere alzando un sopracciglio. Distolsi lo sguardo.

"Perché mi guardi così?" domandai dopo alcuni istanti di silenzio. Voltai la testa di scatto e in pochi secondi mi ritrovai le sue labbra morbide sulle mie. Restai immobile cercando di valutare la situazione ma ne fui incapace dato che il suo gusto dolce mi fece andare in estasi; ricambiai il bacio che si approfondì dopo poco ma appena capii che non era ciò che volevo da lui abbassai la testa ponendo fine a tutto.

"Scusa non posso" dissi con voce spezzata, so che lo avrei fatto rimanere male con questo esplicito rifiuto ma non me la sentivo di provarci con lui. Non ero attratta in quel modo da questo ragazzo, ammettevo che era bello, intelligente e affascinante ma non riuscivo a vederlo come più di un amico.

Nei suoi occhi non ero riuscita a scorgere quello che avevo visto nello sguardo di Harry e si, potevo finalmente ammetterlo, Harry Styles iniziava a piacermi nonostante lo conoscessi così poco. Forse era questo alone di mistero che lo circondava perennemente a renderlo più attente, ho forse i suoi modi di fare lunatici, insomma sapevo che lui poteva essere qualcosa di importante, e non mi sbagliavo.

THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora