Thirty Days
Terzo giorno (Sabato)
Mi svegliai con un forte mal di testa dovuto a qualche drink di troppo che avevo bevuto ieri sera insieme a Miranda. Infatti dopo il lungo pranzo con Harry Styles, io e la mia migliore amica, avevamo passato il pomeriggio a fare shopping per le strade affollate di Londra e la sera eravamo andate in una discoteca con alcuni suoi amici ma la sera si era dimostrata un totale fiasco dato che Miranda non ha mai retto bene l'alcol.
Guardai la sveglia con gli occhi ancora semichiusi e notai che erano già le 12:56. Alzai velocemente le coperte precipitandomi in bagno a pettinarmi i capelli e lavarmi il viso e i denti.
All'una in punto, come ogni sabato, i miei tenevano un buffet al quale invitavano importanti uomini d'affari londinesi, ricche ereditiere, avvocati e medici laureati con i massimi voti, politici influenti e qualsiasi tipo di cittadino con una certa importanza in città. Non potevo assolutamente fare tardi.
Indossai un vestito bianco di pizzo stretto in vita da una sottile cintura di cuoio e degli stivaletti dello stesso colore. Corsi giù dalle scale per rallentare solo quando scorsi degli ospiti nel nostro immenso salone intenti a conversare con un bicchiere di spumante in una mano e delle tartine al caviale, preparate dalle cameriere assunte solo per i weekend, nell'altra.
"Erin" esordì mio padre alle mie spalle facendomi sussultare.
"Papà" sorrisi mascherando la mia faccia ancora assonnata.
"Cosa hai fatto ieri?" chiese con tono duro fissandomi dritto negli occhi.
"Sono uscita" risposi velocemente cercando di allontanarmi da mio padre. Sorrisi ad una ospite che passò di lì fingendo che andasse tutto bene.
Mi prese per il polso stringendolo con forza, obbligandomi a rimanere lì fermo con lui.
"Cos'è questo?" solo allora mi accorsi che teneva in mano una rivista, il Sun, più precisamente. Lessi il titolo in prima pagina che sovrastava una foto mia e di Harry, la prima di quelle che sarebbero state molte. Ritraeva me e il riccio fuori dal locale in cui ci aveva portato.
"È un amico di Miranda" risposi calma cercando di cambiare argomento.
"Stai alla larga dai fotografi. Devi mantenere un profilo basso se vuoi diventare qualcuno...Non farti paparazzare ovunque tu vada!" era molto arrabbiato e non capivo perché dato che era solo una foto.
Sapevo che i miei non nutrivano una grande simpatia per Harry ma non sapevo sarebbero arrivati a sgridarmi per delle foto con lui; potevo addirittura scorgere la vena sul collo di mio padre ingrossarsi indice che era davvero furioso.
Volevo dirgli che in realtà tutti quei fotografi eri lì per Harry, non per me ma obbedii per porre fine alla conversazione.
"Sì papà" mi limitai a dire abbassando lo sguardo.
"Bene, ora torna in sala che oggi abbiamo moltissimi ospiti importanti" era già più calmo. Si passò una mano tra i pochi capelli rimasti sulla testa e si lisciò la camicia bianca. Lo seguii sorridendo verso ogni persona che passava, uno di quei sorrisi finti che fai quando vuoi far credere che tutto vada bene e per il verso giusto.
'Nuova fiamma per Harry Styles?' Il titolo mi rimbombava in testa. Era così facile per i Media creare una storia da una semplice foto, se solo avessero saputo qual'era veramente il nostro rapporto.
Parlai per buona parte del pranzo con i signori Watson, vecchi amici di famiglia, gli unici con i quali andavo veramente d'accordo, prima di essere catturata in una conversazione a cui non avevo voglio di partecipare.
"Ho sentito che frequenti il Signor Styles" intervenne la Signorina Wilson alzando un sopracciglio. Lei è una donna assolutamente frivola e superficiale, una donna che a soli quarant'anni, ha già quattro matrimoni alle spalle. Se per una qualsiasi assurda ragione decidessi mai di rivelargli un segreto, sapresti che dopo alcune ore avrebbe già raggiunto i confini con la Scozia, e non scherzo.
"L'ho conosciuto ad un party nel suo attico" risposi con un finto sorriso riportando la concentrazione sul mio piatto di patate e pesce, sperando che i miei non mi chiedessero più dettagli sull'uscita.
"Ho sentito che possiede mezza Londra" intervenne Margaret Smith, la moglie di un collega di mio padre.
"Possiede tutto ciò che vuole" parlò di nuova la Signorina Wilson quasi sbuffando. "Mia figlia Sophia l'ha frequentato per un periodo, è un ragazzo così affascinante, peccato sia irraggiungibile per i suoi modi di fare..."
"Perché dici questo?" domandò Louis Harrison, un amico di mia madre. Avevo l'impressione che nessuno di loro l'avesse mai conosciuto veramente, mi sembrava la stessa situazione di Gatsby all'inizio del romanzo, ma allora Harry era destinato a fare la sua stessa fine? E io chi sarei stata nella sua storia, solo una comparsa oppure una delle protagoniste? Non lo avrei mai ammesso ma mi iniziava a interessare davvero quel riccio dai modi burberi.
"È arrogante e presuntuoso" continuò ancora la donna che aveva iniziato la conversazione su Harry Styles.
"Dicono sia un nipote della regina e che un giorno potrebbe addirittura diventare re" disse una donna che non avevo mai visto prima, dalla voce incredibilmente acuta e con il collo ricoperto da una pelliccia chiara.
"Dovremmo già saperlo se diventasse l'erede al trono" rispose Margaret Smith. La discussione si stava trasformando in una serie di pettegolezzi su di lui, ogni persona che sapeva qualcosa su Harry la diceva senza farsi tanti scrupoli.
"La famiglia reale non è poi così tanto sincera con tutti noi" si difese la donna della quale non conoscevo il nome. Da lì mutò l'oggetto di conversazione e così tutti si dimenticarono di Harry.
"Tu Erin che ne pensi del ragazzo?" chiese la Signora Watson a bassa voce in modo che la sentissi solo io.
"So solo che tutte le voci che circolano sono fasulle, almeno la maggior parte..." feci spallucce.
"Forse perché nessuno conosce veramente Harry Styles" parlò facendomi l'occhiolino.
"È impossibile conoscerlo bene, è così chiuso verso gli altri" ammisi più a me stessa che a lei.
"C'è un motivo dietro ogni cosa, se è così nasconderà qualcosa, forse le sue vere origini o qualche verità su di lui" sembrava mi istigasse ad andare più a fondo nella sua persona, così decisi di accettare quella sfida. Perché Harry era così ricco se la sua famiglia non sembrava avere nobili origini? Quella era la prima domanda a cui avrei trovato risposta.
Dopo il dessert uscii nel giardino e mi misi a leggere un libro, non ricordo quale di preciso, so solo che non prestavo molta attenzione alle parole impresso sulle pagine, era catturata più da quello che mi circondava, il vociare dei nostri ospiti, il cinguettio degli uccelli che si posavano sugli alberi già verdi e i rumori provenienti dalla strada attutiti dalla vegetazione del giardino che mi circondava.
Sentii il rumore di passi sulla ghiaia così alzai lo sguardo ritrovandomi faccia a faccia con l'ultima persona che mi sarei potuta immaginare, lui, Harry Styles.
"Che ci fai tu qui?" balbettai ancora in stato di trance. Aveva un'aria molto tranquilla e rilassata, se solo avesse saputo che era stato oggetto di conversazione durante buona parte del pranzo, se ne sarebbe già andato sicuramente.
Indossava dei jeans scuri e una maglietta nera con uno scollo a V che lasciava intravedere il suo petto tatuato da due uccelli; sembrava però voler coprire i tatuaggi sulle braccia, poiché aveva anche una camicia a quadri rossa. Il suo look era reso ancora più improbabile dal fatto che indossasse delle Nike e un cappello di paglia. Da quei due giorni che l'avevo conosciuto, quello era sicuramente lo stile che si avvicinava di più ad un ragazzo della sua età.
"Cerchi qualcuno?" domandai con tono scontroso dato che non si decideva a rispondere. Si tolse i suoi RayBan neri come se volesse scrutarmi meglio.
"Cercavo te" mi disse quasi fosse già pentito dall'essere venuto qui. Mi guardai attorno notando il fatto che avevo già catturato l'attenzione di molte ospiti.
"Per quale assurdo motivo?" risi inarcando un sopracciglio.
"Vuoi che me ne vada subito? Volevo chiederti una cosa" sbuffò sedendosi accanto a me.
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THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di me
Fanfiction“Mi aveva stregata con il suo fascino da gentiluomo e il suo sorriso da bambino.”