Capitolo 31- Day eleven

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Thirty Days

Undicesimo giorno (Domenica)

Mi svegliai di soprassalto guardandomi attorno. La poca luce che penetrava dalle finestre semichiuse, mi diede la possibilità di capire dove mi trovassi.

Ero nel letto di Harry ancora vestita con l'abito della sera precedente. Il fatto che non avessi dormito sotto le coperte, mi aveva fatto ghiacciare praticamente tutta la pelle delle gambe e della braccia. Mi alzai infreddolita notando il corpo addormentato di Harry dall'altra parte del letto, anche lui era ancora vestito.

Sorrisi inconsciamente nel vederlo così rilassato e tranquillo, come un bambino. Così mi avvicinai a lui, cercando di non svegliarlo, e gli tolsi le scarpe coprendolo con il lenzuolo.
Uscii dalla camera chiudendo la porta con attenzione e mi diressi verso la stanza in cui avevo dormito la sera precedente per cercare dei vestiti.

Dopotutto era lui che mi aveva dato il permesso di indossarne, così, dopo aver aperto l'armadio, cercai per un po' dei vestiti comodi. Trovai una t-shirt bianca e dei pantaloni della tuta grigi. Li indossai dirigendomi in bagno per lavarmi e rendermi presentabile; mi raccolsi i capelli in una coda alta e rimossi quel poco trucco che mi era rimasto dalla notte prima. Mi ero divertita con Harry, davvero tanto; era da un po' di tempo che non uscivo con un ragazzo, e mi ero dimenticata quale sensazione si sentiva.

Dopo essere uscita dal bagno pensai di tornare a letto ma, il rumore del telefono, mi fece cambiare idea.
Proveniva dal piano inferiore e, il suo rumore squillante e fastidioso, mi faceva irritare ogni passo in più che mi avvicinava ad esso, dopotutto anche io avevo bevuto ieri sera ed ora avevo un leggero mal di testa. Alzai la cornetta, chi poteva chiamare a quell'ora di domenica?

"Pronto? Harry?" era una familiare voce femminile, ma non riuscii a capire subito a chi appartenesse.

"Pronto? Sono Erin, Harry sta ancora dormendo..." mi affrettai a dire gentilmente; seguirono alcuni lunghi minuti di silenzio in cui non riuscivo a capire se la ragazza aveva attaccato o meno.

"Se vuoi posso farti richiamare.." proposi non sentendo alcuna risposta.

"Sì, di solito lo chiamo sempre a quest'ora..lui sta bene?" domandò scocciata dopo aver sbuffato.

"Ieri sera ha bevuto un po'...scusi ma con chi parlo?" non sapevo se quella era effettivamente una sua conoscente oppure una qualche giornalista impicciona.

"Gemma, digli solo questo. Fammi richiamare appena puoi..." riattaccò velocemente senza darmi il tempo di risponderle. Appoggiai la cornetta al corpo rosso del telefono, era uno di quelli vecchi, con i numeri sulla rotella. Risalii le scale e rientrai nella stanza da letto di Harry distendendomi accanto a lui, il suo leggero russare mi fece capire che stava ancora dormendo. Appoggia la testa accanto alla sua ed iniziai ad accarezzargli i capelli ancora un po' umidi.

"Dio, quanto sei bello" sospirai al suo orecchio con un piccolo sorriso. Era il ragazzo più affascinante che avessi mai incontrato, mi sentivo quasi da meno nei suoi confronti, io non lo meritavo...mi alzai, forse era meglio se me se fossi tornata a casa.

Harry emise un mugolio. "Erin" borbottò, si stava svegliando. "Non smettere" aggiunse riferendosi alle carezze che gli stavo facendo sulla testa.

"Harry ha chiamato Gemma, dovresti richiamarla al più presto..." gli comunicai, aprì gli occhi con una velocità assurda.

"Cosa ti ha detto?" domandò con voce roca, ancora assonnata.

"Niente, mi ha chiesto solo come stavi..."

"Nient'altro?" ripeté quasi spazientito, feci cenno di no con la testa. "Dovrei richiamarla subito..." si alzò ma subito si premette la testa con le mani.

"Aspetta Harry, prima prendi qualcosa. Hai un'aspirina?" chiesi alzandomi, pronta per aiutarlo.

"Sì dovrei avere qualcosa del genere in quel cassetto" mi rispose indicando un piccolo armadio bianco vicino alla porta del bagno. Lo aprii e ne estrassi una scatola.

"Hai solo queste pastiglie? Sei sicuro ce ne siano ancora?" gli domandai, probabilmente la scatola era quasi vuota ed avrei dovuto andare a comprargliene una in farmacia. Lui annuì allungando la mano.

"Grazie" mormorò, lo aiutai ad alzarlo, sembrava avere la febbre alta tanto era privo di forze.

"Harry tu scotti" gli comunicai sentendo la sua fronte scottare. "Forse dovresti farti una doccia o..."

"Sto bene" disse duro, subito dopo. "Chiamo Gemma e poi ti raggiungo, fai pure colazione, prendi quello che vuoi" sorrise debolmente. "Arrivo subito" mi diede un leggero bacio sulle labbra prima di lasciarmi sola.

Si chiuse in una stanza accanto alla sua camera da letto, il suo studio probabilmente. Scesi ancora una volta al piano inferiore entrando in cucina. Aprii il frigo estraendo il cartone del latte e poi presi dei biscotti, dopo averli cercati per un po' in tutti gli scaffali. Trovai fortunatamente una tazza e la riempii velocemente. Dopo essermi seduta sulla penisola in legno della cucina, inizia ad intingerci gli Oreo che avevo scelto.

Passarono venti minuti buoni prima che Harry tornasse. "Eccomi" si presentò dandomi un bacio sulla fronte, si era cambiato ed in quel momento indossava una maglietta bianca e delle bermuda grigie.

"Ti senti meglio?" gli domandai mordendomi il labbro inferiore preoccupata.

"Sì" rispose ancora una volta secco "Cosa pensi di fare oggi?" chiese mentre beveva il bicchiere d'acqua che gli avevo appena riempito.

"Sono stanca, e poi fuori c'è brutto tempo..." dissi vaga sedendomi sul tavolo, lui si riempì una grande tazza, a righe, di latte e cereali ed iniziò a mangiarli velocemente facendomi ridere.

"Più piano Harry" lo colpii leggermente facendolo fermare per un istante. Sembrava un ragazzino che torna affamato dalla scuola.

"Sai giocare alla play?" chiese dal nulla, lo guardai senza capire il perché della domanda.

THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora