Capitolo 33- Day twelve

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Thirty days

Dodicesimo giorno (Lunedì)

Tutta la notte non feci altro che pensare a Harry. Mi sentivo abbastanza stupida dato che avevo diciott'anni e apparivo come una quattordicenne con il suo primo ragazzo.

Avevo ancora la percezione delle sue carezze sulla pelle e i suoi baci sulle mie labbra, mi piaceva troppo questa sensazione.

Ma non potevo fare a meno di immaginarlo nella mia testa con quel sorriso sincero e quegli occhi così espressivi.

Mi alzai dal letto e decisi di raggiungerlo nella sua camera, avevo voglia di sentirlo accanto a me, di poterlo accarezzare, di poterci parlare. Era molto presto dato che fuori il cielo era ancora scuro.

Il silenzio calmo del grande appartamento venne interrotto da una leggerissima melodia proveniente dalla camera di Harry. Aprii lentamente la porta per poi trovarlo sdraiato sul divano vicino alla finestra con le cuffiette e un libro ancora aperto in mano. Aveva gli occhi chiusi ma non sembrava stesse dormendo.

Anche lui era stato sveglio quella notte?

"Harry" bisbigliai nella speranza fosse ancora sveglio; se la musica andava ancora vuol dire che si era addormentato da poco oppure che era sveglio e non mi aveva sentita entrare.

"Harry" ripetei sfiorandogli la spalla, lui aprì subito gli occhi e mi accolse con un debole sorriso.

"Erin" si tolse le cuffiette spegnendo la musica dal suo iPod nero. "Che ci fai qua?"

"Non riuscivo a dormire...e speravo fossi sveglio anche tu...così potevamo stare insieme e...parlare" spiegai gesticolando mentre un sorriso sempre più malizioso si faceva spazio sul suo viso.

"Neanche io riuscivo a dormire" disse, confermando le mie ipotesi. Si alzò e mi trascinò fino al letto vicino con le coperte ancora in ordine. Si tolse la maglia e la ripose sopra il comodino prima di infilarsi sotto il lenzuolo invitandomi a fare lo stesso.

"Vieni?" domandò quasi impaziente, annuii ancora affascinata alla vista del suo petto tatuato. Appoggiai la testa sul suo braccio che mi avvolgeva la schiena, le nostre gambe erano intrecciate e il suo respiro regolare si infrangeva sui miei capelli facendomi rabbrividire piacevolmente.

"A cosa stai pensando?" chiese dopo un po' che ce ne stavamo in silenzio abbracciati.

"Mi piacciono i tuoi tatuaggi" ammisi guardandolo poi negli occhi, lui si morse il labbro.

"Di solito se sto facendo una riunione li copro, la gente ha troppi pregiudizi per i ragazzi tatuati. Probabilmente non avrei neanche fatto carriera se li avessi mostrati..." ridacchiò appoggiando le labbra sui miei capelli.

"Cosa ti interessa di quello che pensano gli altri Harry?" sbuffai quasi infastidita, lui era Harry Styles, dio santo.

"Ora poco Heatherton" disse con voce roca, il silenzio tornò tra noi, ma entrambi eravamo quasi spaventati nel parlare.

Dopo poco ci addormentammo abbracciati e dormimmo per qualche ora prima che il telefono squillasse dal piano inferiore facendoci sobbalzare. Harry mormorò qualcosa di incomprensibile prima di alzarsi velocemente e correre giù.

Chi diamine lo chiamava ogni santa mattina? Quella Gemma della quale non mi voleva parlare? Harry mi stava sicuramente nascondendo qualcosa, e ciò mi irritava sempre di più.

Stette un'altra mezz'ora a parlare con lei prima di ritornare nel suo letto dove lo aspettavo seduta a gambe incrociate.

"Harry" dissi con un filo di voce appena lo vidi, lui sorrise dolcemente prima di raggiungermi e stendersi al mio fianco.

"Erin" mi baciò sul collo, gli davo le spalle e non avevo intenzione di voltarmi per parlargli.

"Con chi stavi parlando?"

"Con Gemma"

"Chi è Gemma?" Domandai dura, lui ridacchiò tornando disteso e rimanendo in silenzio per un po'.

"Perché ci tieni così tanto a saperlo?" Chiese sempre molto calmo.

"Chi è?" Riformulai la domanda ancora più diretta, sembrava volesse evitare di rispondermi.

THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora