Capitolo 34- Illusion

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solo Gemma" disse Harry con voce roca, questa volta non sembrava più così calmo e tranquillo come pochi instanti prima.

"Cosa vuoi dire con solo, Harry?" Ribattei con tono quasi esasperato, lui si alzò dal letto andando verso il suo armadio.

"Perché non ti fidi di me Erin?" Chiese quasi deluso, sentii il mio cuore affondare, non mi potevo ancora fidare di lui. Non sapevo niente.

"Eviti di rispondere ad ogni mia domanda, non conosco niente della tua storia..." gli risposi tristemente, lui si voltò a guardarmi prendendosi il labbro inferiore tra le dita.

"Erin lei è mia sorella" parlò piano. Un velo di stupore ricoprì il mio viso, sua sorella? Per questi giorni ero stata gelosa di sua sorella? Mi sentivo una completa idiota.

"Tua...tua sorella?" Balbettai in imbarazzo, lui annuì girandosi e continuando a cercare dei vestiti nel suo armadio.

Forse mio padre aveva ragione, forse solo il tempo ti darà le risposte che stai cercando e te le darà quando avrai dimenticato le domande. Dovevo solo essere paziente, ma come?

"Perché hai così tanto bisogno di sapere tutto sulla mia vita Erin? Non ti basta conoscermi come già sai?" Domandò serio indossando una t-shirt bianca con lo scollo a V.

"Harry io non ti conosco, non so praticamente niente su di te" gli dissi lentamente scandendo bene le parole, doveva capirlo. Scosse la testa ridacchiando leggermente prima di voltarsi e camminare verso di me.

"Sei inarrestabile Heatherton" sospirò ancora sorridendo, si sedette al mio fianco guardando davanti a sé.

"Cosa vuoi sapere?" Incontrammo lo sguardo ma, appena gli risposi continuò a fissare un punto indistinto che si sperdeva fuori dalla finestra aperta.

"Qualcosa su di te...da dove vieni e perché ora sei qui da solo o..."

"Frena piccola" appena mi chiamò così mi si gelò il sangue in vena, era in assoluto l'aggettivo che amavo sentire di più da lui e, da lì a poco, spesso mi avrebbe chiamato così.

"Dimmi qualsiasi cosa, per favore"

"Vengo da una città chiamata Holmes Chapel, nella contea del Cheshire, probabilmente non ne hai neanche mai sentito parlare..." iniziò, rimasi sorpresa nel sapere che non era originario di Londra, sembrava un classico cittadino londinese.

"Così sei cresciuto in campagna?"

"Più o meno" sorrise lievemente. "Ho vissuto con mia madre e il suo compagno, Robin, da quando i miei si separarono quando avevo sette anni, quello è stato un brutto periodo per me" si interruppe un attimo prima di continuare.

"Mia sorella mi ha aiutato molto quando mio padre ci ha abbandonato del tutto quando avevo tredici anni, è grazie a lei che ho continuato gli studi...praticamente durante l'adolescenza non facevo altro che cantare e suonare nelle prove con la mia band, ci chiamavamo White Eskimo"

Sorrisi nel sentire quel nome; mentre parlava piano e con molta tranquillità, scendeva un velo di tristezza sulla sua voce, notavo quasi che la maschera di duro che indossava sempre non era altro che un'illusione. Lui era sensibile e, se in quel momento era così, c'era un vero motivo.

"Come sei arrivato qui a Londra allora?" Chiesi sfiorandogli la mano, lui la spostò dalla mia, alzandosi e camminando verso il balcone.

"Mio zio" rispose solo sottovoce, continuando a darmi le spalle. La luce estiva del giorno illuminava la città e Londra era tutto un cinguettare è un profumo di fresco.

"Mi ha lasciato tutto questo" alzò le mani al cielo. "Il grande Styles aveva talmente tante fabbriche da riscoprire di soldi una città intera. Eppure io non volevo tutto questo, anche se l'ho accettato...Scommetto che tutte le riveste questo non lo sanno. Inventano storie su di me così tanto lontane da chi sono veramente..."

"Questo lo so" gli dissi, lui scosse la testa.

"Tutto questo mi ha rovinato, gli affari, le feste, le donne..." i suoi occhi saettarono sui miei in cerca di una mia reazione. Sapevo che aveva avuto molte ragazze, non avevo bisogno di una conferma. Chinai il capo portandolo ad arrabbiarsi ancora di più. Tirò un pugno sulla parete vicina. "Tutto questo" ripeté alzando al voce, quasi disperazione.

"Scusami Harry" gli dissi alzandomi ed appoggiando una mano sulla sua spalla, sentii un piccolo sussulto, l'avevo sorpreso.

Mi sentivo malissimo, non avevo idea si sentisse così male a parlare del suo passato. Non mi aveva detto tutto, non ce n'era bisogno; lo avrebbe fatto più avanti se era ciò che desiderava.

"Erin mi ha allontanato da tutti e da tutto, dalla mia famiglia, dagli amici, dalla scuola...e io come uno stupido ho lasciato che lo facesse" si voltò guardandomi negli occhi, abbassai lo sguardo.

"Chi?"

"Il denaro" si morse il labbro. "Se potessi cambierei tutto. Rifiuterei tutti i suoi soldi e me ne starei a casa mia e non abbandonerei tutti"

"Harry non è tardi per rimediare" gli sorrisi, lui ricambiò quasi per darmi ragione, ma in fondo sapevo che non pensava come me.

"Non è mai troppo tardi" aggiunsi.

"E se lo fosse? E se loro non volessero più parlarmi né vedermi?" Chiese quasi balbettando.

"Sono la tua famiglia Harry, ci saranno sempre" lo confortai prendendogli la mano.

"Ho paura che non sia così"

THIRTY DAYS- trenta giorni per farlo innamorare di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora