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Mentre servivo martini alle prime coppie che arrivavano al locale per fare l'aperitivo, non ho potuto fare di meno di ascoltare una di loro.

La ragazza confidava un problema familiare che aveva affrontato da poco e il ragazzo l'ascoltava.

Lei si chiedeva in cosa aveva sbagliato e lui gli assicurava che non aveva sbagliato nulla.

Tipico, è la prima cosa che ho pensato.

Ipocrisia allo stato puro, però ho cercato di trattenermi dal dirle cosa ne pensavo.

Ultimamente mi sto trattenendo anche troppo.

Anche se mi sembra scontato, è normale avere le proprie colpe quando succede qualcosa. 

Però solitamente le persone si chiedono cosa abbiano sbagliato nella loro vita, mentre io sono arrivata al punto in cui mi chiedo cosa abbia fatto giusto.

Giusto, secondo i loro canoni per intenderci.

E la cosa più bella di tutto ciò, è che non ho sensi di colpa o rimorsi.

Perché non mi sono mai trattenuta e ho sempre fatto quello che in quel momento mi andava di fare.

Una volta, quando ero ancora una ragazzina, ho provato a spiegare questo mio concetto alla psicologa da cui ero costretta andare. Dopo dieci sedute passate in silenzio, l'undicesima ho provato a darle una possibilità.

Le ho detto che non mi fa paura il riformatorio, che non mi interessa degli altri e del dolore. Soprattutto se sono stata io a provocarlo. Le ho detto che non provo sentimenti che non sono rabbia o adrenalina.

Vedere le altre persone impotenti, che si sentono spacciate mentre io so per perfettamente cosa, è una bella sensazione.

Le ho detto che non so amare e non mi interessa imparare.

Le ho detto che per me, la parola famiglia non ha valore.

La sua risposta? La prossima visita sarà con uno psichiatra.

Non so nemmeno io perché ho provato a spiegargli questo concetto che tanto nessuno può capire.

Nessuno tranne chi lo condivide con te.

In sostanza, se anche un giorno volessi smettere di commettere crimini e in un certo senso "mettere la testa a posto", non vorrei vivere comunque a contatto chi si commuove per un messaggio e che è felice se le viene regalato un fiore.

Non è il mio modo di vedere le cose sorridere per un buongiorno digitato sulla tastiera di un cellulare.

Adesso che ci penso, forse avere un cellulare è una delle cose che mi manca avere da quando sono tornata qui.

Anche se, pensandoci bene, il cellulare per chiamare chi?

Stanno cercando in tutti modi di farci sentire sbagliati per farci cambiare, ma non hanno ancora capito che non posso trasformare una rosa nera in una rossa.

Le persone non possono perdere i loro istinti, la loro vera natura solamente perché un branco di persone vogliono costringerli a farlo.

Le persone non cambiano veramente dal nulla. Semplicemente alcuni hanno cercato di reprimere la loro vera essenza, per troppo tempo.

Ma come ho già detto, reprimere non fa bene perché ti porta a fare cose peggiori anche per tutte le volte che hai detto a te stessa "questo no".

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