Il resto della mattinata si svolge tranquillamente. Mi metto a letto per un paio d'ore e stranamente sono riuscita a dormire almeno un po'.
C'era un bel silenzio, tranquillità, si percepiva che la maggioranza di noi non era al riformatorio. Quando sono scesa per pranzare ho trovato solamente Emily con il suo cerchietto rosso a pois e Nicholas.
Clark.
Ho preso il mio piatto di stufato e sono rimasta in disparte. Nessuna battuta, nessuno sguardo provocante.
Oggi non gli ho rivolto la parola, di proposito. Nulla di personale, anche se forse una motivazione personale potevo trovarla. Non ne avevo voglia.
Questa è la verità.
Due mesi fa, avrei fatto di tutto per farlo impazzire, stuzzicarlo, tenerlo sulle spine. Per poi accontentarlo, perché era quello che volevo anche io. Perché so che piace a Violet e le avrei fatto un dispetto.
Oggi, la mia testa era ancorata a ieri sera. Non mi pento di essere andata via. Non mi pento di quella scelta.
Però ho pensato molto a quello che mi ha detto Brandon e penso che in parte abbia ragione.
Per quanto io possa essere stata brava a mentire ad Alan, non lo sono stata altrettanto con me stessa.
Io non mi sento una debole ad ammettere che ci ho pensato, ad Alan e alla situazione che abbiamo creato. Che ho creato, in realtà.
Non mi sento una debole per averlo pensato. Anche perché mi sono limitata a questo alla fine, nessuna follia. Molte volte passiamo il nostro tempo a pensare i nostri nemici, figuriamoci se io mi devo sentire in colpa perché ho rivolto qualche mio pensiero a lui.
Lui non è un mio nemico, ma nemmeno un mio amico.
Sono abituata a vivere qualsiasi cosa sul momento, senza riflettere troppo. Quello semmai, lo faccio dopo.
Io ora sono proprio in questo dopo. Ci sono dentro, con tutte le scarpe. Ho riflettuto ma anche dopo questo step non so cosa fare.
E qual è la cosa migliore da fare quando non si sa proprio da che parte iniziare? Aspettare che gli altri facciano qualcosa. Anche non volendo, se tu non muovi nessuna pedina, qualcun altro muoverà le sue così da cambiare le carte in tavola. E allora magari sarà tutto più chiaro e tu potrai fare la tua mossa.
Mentre continuavo a girarmi e a rigirarmi nel letto, cercavo di elencare tutti i motivi per cui Alan avrebbe dovuto presentarsi al locale oggi dopo quello che era successo in quel capannone, che ho scoperto essere il suo rifugio personale.
Quando mi sono alzata per andare in bagno e a lavare i denti, mi sono resa conto che ne avevo trovata solo una. Sono stata ad occhi chiusi con la testa che viaggiava per quattro ore e ne ho trovata solamente una.
Alan teneva a Sarah.
Uso il passato perché sinceramente non so quanto possa essere attuale questa frase.
L'unico motivo, l'unica ragione, che potrebbe avere è che teneva davvero a lei. Questa era l'impressione che dava, con i suoi gesti.
Per tutta la notte, anche quando ero sul tetto con Brad nonostante io abbia deciso di non pronunciarla ad alta voce, mi sono anche posta un'altra domanda, a cui però non sono riuscita a trovare una risposta: Sarah teneva ad Alan?
La risposta, quella vera, spero di trovarla vedendolo entrare dall'ingresso.
Il turno è già iniziato da un'ora e non si è ancora visto nessuno. Ci sta, ci sta che non sia corso qui come al solito.
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Flames
Romance> dico tra i singhiozzi. Non vedo più la sua figura chiaramente. Solo una macchia confusa. > mi urla contro. > Dice abbassando la voce. Cerca di avvicinarsi ma io lo allontano. > scandisco piano mentre le mani mi tremano. > >sibilo. >ribatte...