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Non c'è semaforo rosso che mi ferma.
Non c'è cartello stradale che io ascolti.
Non c'è clacson che mi tocchi.
Non c'è strada scivolosa che mi faccia sbandare.
Non c'è motivazione che mi faccia fermare e tornare indietro.

Quando ho afferrato il casco, ho cercato una qualsiasi motivazione per restare. E non l'ho trovata.

Io continuo ad andare dritto per la mia strada fino ad arrivare al riformatorio.

Continuo ad andare dritto, come nella vita.

Anche se c'è un muro, io non cerco un'altra strada, non mi arrampico. Io ci sbatto la testa finché non lo butto giù e passo lo stesso.

E non si tratta solo di essere testardi. Non si tratta di non volersi piegare agli avvenimenti esterni. Se un ostacolo non lo abbatti, si ripresenterà sempre nella tua vita.

Con i graffi, i tagli e i lividi io continuo ad andare dritto.

Fin da piccola ho sempre pensato che gli affetti ti rendono debole, ti fanno apparire fragile. E oggi ne ho avuto l'ennesima conferma.

Gli affetti ti fanno comportare come ha fatto Alan con me. Vuoi a provare a capire anche quello che non dovrebbe interessarti. Ti fai andare bene anche quello che dovrebbe mandarti su tutte le furie.

In pratica inizi a fare l'idiota senza un vero motivo apparente. Perché Alan non aveva un buon motivo, come non ce l'avevo io per restare.

In questo momento mi tornano in mente anche le parole di Axel quando parlava della sua ragazza. Ne parlava come se fosse tutto per lui. Come se anche solo provare a sostituirla fosse un crimine che non voleva commettere.

Ha sempre detto che era la sua vita, che avrebbe fatto di tutto per lei.

E invece poi l'ha delusa.

Ma io mi chiedo, come puoi dipendere così tanto da qualcuno? Come scatta questo folle meccanismo dentro le persone?

Io non lo so, non riesco a provare qualcosa del genere.

E mi sto iniziando seriamente a chiedere se il mio sia un limite o la mia fortuna.

Dopo aver parcheggiato la moto, entro  da dietro come al solito e mi dirigo verso il tetto.

Non ho voglia di dormire, voglio solo bere qualcosa. Voglio svuotare la mente e non pensare a niente.

Mi introduco dentro la struttura senza fare rumore. Non passo nemmeno dalla, ormai, mia nuova stanza.

Percorro la scaletta e apro la botola. Il vento mi fa provare un brivido di freddo all'istante. Sì il giubbotto mi sarebbe stato utile anche adesso.

Mi avvicino ad una delle tre casse di birra che abbiamo portato qui io e Brad l'altro giorno e prendo un lattina.

<<Una anche a me>>Proprio la voce del mio amico rompe il silenzio.

Non mi ero accorta fosse qui.

Ne prendo due e una gliela lancio. <<Sei tornato prima di me>> Sibilo mentre apro la mia lattina.

<<Sono qui da dieci minuti. Pensavo stessi fuori tutta la notte>>Replica lui.

Sta indossando una berretta nera e una felpa pesante. Molto meglio del mio maglioncino che non tiene per niente caldo.

<<Diciamo che ho finito prima>>Sibilo io.

E non so nemmeno io se voglio parlarne o meno. Se voglio dargli in un certo senso importanza o no.

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