Capitolo 18

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«Non avere paura.» aggiunge Fugaku. «Questa è la strada che hai scelto. Anche se la pensiamo in due modi diversi...»

Il kunai che reggevo in mano cade a terra provocando un rimbombo sordo.

«Yumi, tesoro, non temere per noi.» interviene Mikoto percependo il mio stato d'animo. «Il nostro dolore finirà in un solo istante.»

«Sono... Fiero di te. Fiero di voi. Siete... Due ragazzi davvero speciali.»

Le mie mani non vogliono smettere di tremare mentre Itachi sembra essere in preda a un conflitto interno con se stesso. Allungo le dita fino a sovrapporle alle sue per risvegliarlo dalla sorta di trance in cui si era rinchiuso.

Ci scambiamo un ultimo sguardo prima che la katana compia il suo percorso letale.

Sono passati ben quaranta minuti da quella terribile serie di colpi di spada, eppure né io né Itachi riusciamo ad andarcene.

I corpi senza vita di Mikoto e Fugaku sono stesi supini, il sangue che è fuoriuscito dalle loro innumerevoli ferite ha inondato tutto il pavimento e ha impregnato le nostre armature con il suo colore oscuro e mortale.

Mi stringo le braccia intorno alla vita e inizio a cullarmi sul posto. Le mie gambe stanno per cedere e la vista si è fatta debole e sfocata come la fiammella di una candela giunta ormai alla fine dello stoppino.

«Dolci stelle del nord,
dolce battito d'ali,
tenera brezza del sud,
il mondo ti guarda,
mio piccolo bocciolo.» inizio a canticchiare sottovoce nella speranza di non sprofondare nell'oblio più totale.

Itachi mi stringe in un lungo abbraccio consolatorio e mi accompagna a sedermi accanto al colpo esanime di suo padre.

«Te l'ha insegnata mia madre, non è vero? La cantava sempre anche a me quando ero piccolo.» dice con un breve guizzo degli occhi in direzione di Mikoto.

«Scambia i tuoi occhi con i suoi.» mi impartisce con un tono piano.

Annuisco e ripenso ai due lunghissimi pomeriggi di allenamenti che hanno preceduto questo momento. Voleva che lo imparassi proprio per questo. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare e aspettava solamente che io perfezionassi la mia tecnica.

Poso una mano sulla fronte ormai fredda di Fugaku e l'altra sulla mia. Chiudo le palpebre con uno scatto e ripeto i passaggi che ho provato tanto a lungo. Un dolore acuto si propaga nella mia testa a partire dalla nuca.

È come se mi avessero appena spaccato in due il cranio con un colpo di accetta.

Trattengo un gemito di dolore quando rilascio il chakra per la seconda volta. Prendo coraggio e lo faccio per la terza e ultima volta, imponendomi di rimanere immobile il più possibile.

Mi auguro con tutto il mio cuore di esserci riuscita. Sono ancora molto debole e non ho energie a sufficienza per riprovare.

«I-Itachi...» singhiozzo con la voce rotta per la paura.

«Aspetta un po'. Non aprirli subito. Sul rotolo c'è scritto di aspettare per qualche minuto, no?» chiede con un tono più dolce.

«E se io... Non ci fossi riuscita?» chiedo con le labbra tremanti.

«Sono certo che ci sei riuscita.» insiste prendendomi sotto le ascelle e tirandomi in piedi tra le sue braccia.

«C'è scritto anche che per i primi giorni potresti perdere un po' di sangue, ma non temere. Sono certo che tutto andrà per il meglio.» aggiunge.

Annuisco stringendomi nel suo abbraccio. È l'unico che mi è rimasto.

«Perché non hai ucciso anche me? Perché?» singhiozzo passando le mani sulla sua schiena.

«Te l'ho già detto, Yumi. Ti voglio al mio fianco. Sei la persona più importante che ho al mondo.»

«Mi dispiace, Itachi. Mi dispiace così tanto che tu abbia dovuto farlo.»

«È per il bene del villaggio.» ripete cercando di nascondere il suo dolore.

«L'hai fatto per il villaggio...» commento con voce flebile.

«Sì.» conferma accarezzandomi i capelli. «Ora usciamo. Dobbiamo tornare all'ingresso del quartiere Uchiha. È lì che troveremo Sasuke.»

Annuisco continuando a tenere gli occhi serrati per la paura di aver sbagliato qualcosa durante lo scambio.

«Non voglio che sappia il vero motivo di tutta questa disgrazia.» aggiunge poi. «Non voglio che provi compassione nei miei confronti. Voglio solamente che diventi più forte. Anche se questo significa farmi odiare da lui.»

«Perché vorresti farti odiare, Itachi?»

«Perché solo così saprà sfruttare la sua rabbia.» risponde stringendomi più forte.

In sottofondo si odono solamente i miei respiri affannosi e irregolari che si mescolano a quelli di Itachi. L'attesa dell'arrivo di Sasuke si sta rivelando straziante.

«Vuoi aspettarlo per aprire gli occhi, non è così?» mi chiede d'un tratto Itachi.

Abbasso il capo e annuisco. «Voglio che sia la prima persona che vedrò.»

«Capisco.»

Poco dopo avverto lo scricchiolio del terriccio sotto un paio di sandali. Il mio cuore palpita.

«Ciao, Sasuke.» esclama Itachi con voce calma.

«Itachi, che significa tutto questo?» risponde l'altro con un tono preoccupato.

«Va' a vedere tu stesso, forza.» lo incita.

«E tu, sorellona Yumi, perché tu–»

«Ho detto vai, Sasuke. Torna indietro solamente se ti senti abbastanza forte da fronteggiarmi.» lo interrompe nuovamente Itachi.

Sento Sasuke correre via e allontanarsi sempre più.

«Come ti senti? Ti fanno molto male?» mi chiede Itachi passandomi le dita appena sotto agli occhi.

«Non più.»

«Perdi ancora molto sangue.» ammette cercando di ripulirmi con i pollici.

«Non è niente. Sto bene.» lo rassicuro mimando un sorriso.

Il silenzio viene poi interrotto da un grido straziante. Riconosco la voce di Sasuke. E così deve aver visto i suoi genitori.

«Non credere nemmeno a una parola di ciò che sto per dire.» mi sussurra Itachi all'orecchio.

Annuisco.

Spazio autrice

Inutile dirvi che piango quando scrivo questi capitoli... Davvero, mi viene su l'angoscia di vivere.

Spero che vi piaccia!

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