Capitolo 34

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Mi lascio cadere a terra e inizio a correre verso il cuore della foresta con tutta la forza che possiedo. Per quanto le mie illusioni a prima vista non presentino punti deboli hanno il difetto di non durare molto, quindi non posso fare altro che scappare finché ne ho la possibilità.

Mentre i miei passi si susseguono rapidi tra le fronde sento le spine dei rovi graffiarmi le braccia e le gambe. In lontananza riesco odo un sibilo seguito da un altro verso graffiante.

Deglutisco. Orochimaru dev'essere riuscito a liberarsi in qualche modo e deve aver evocato il suo fedele serpente per rincorrermi.

Accelero ancora. Ormai ho il fiatone e sento il sengue correre sulla mia pelle a partire dalle ferite più profonde. Anche gli occhi iniziano a farmi male per via dello sforzo prolungato. Devo disattivare subito lo sharingan e fermarmi a riposare dietro il tronco di un albero.

«Cazzo...» sussurro preoccupata portandomi le mani alla bocca.

Provo a rimarginare i tagli con una tecnica curativa di base, ma al momento sono troppo debole per richiuderli del tutto. Sospiro e stringo i pugni per darmi la carica e ripartire.

Sfreccio in avanti, giungendo infine su un sentiero battuto di recente che dovrebbe condurre al villaggio qui vicino. Alle mie spalle sento ancora degli stridii e dei rumori di trascinamento, ma ora sembrano molto più distanti.

Forse sono riuscita a seminarli.

Dopo qualche minuto intravedo le prime case. Sento le lacrime sul punto di cadere per la felicità.

Ormai sono al sicuro. Ancora qualche passo e poi...

Inciampo su una radice scoperta e crollo a terra sfregando le mani fino a farle sanguinare. Lancio un grido di dolore e avvicino le gambe al petto, ma non sono capace di rialzarmi.

Striscio in avanti facendo forza sulle braccia. Non posso mollare proprio adesso.

Davanti a me compare un uomo anziano accompagnato da una ragazza più giovane. I due si affrettano a raggiungermi e mi aiutano a reggermi di nuovo in piedi. Li guardo confusa, incapace di distinguere chiaramente i loro volti. La vista si è fatta densa e sfocata e il respiro mi viene a mancare.

Afferro la maniglia con il palmo della mano ancora dolorante e la spingo in avanti. Mi copro istintivamente gli occhi con il braccio libero per via della troppa luce e avanzo lentamente.

«Sei sveglia.» osserva una voce roca.

Batto le palpebre per mettere a fuoco le sagome e poi sorrido. Sono i due che mi hanno aiutata prima che svenissi. Sono seduti su due poltroncine sgualcite poste a qualche metro l'una dall'altra e sono intenti a pelare le patate con dei coltelli sbeccati.

Sposto lo sguardo sulle bende che mi hanno avvolto intorno alle mani e alle gambe e mi piego in un lungo inchino di rispetto.

«Non so come ringraziarvi, io...» commento in imbarazzo pettinandomi una ciocca dietro all'orecchio.

La giovane dai capelli neri mi fa cenno di avvicinarmi. Non riesco a distogliere gli occhi dai suoi.

Sembra così felice...

«Tu sei la ragazza che vive nella villa sulla montagna, non è vero? Ti ho vista al villaggio, qualche volta.» chiede con un tono dolce.

Annuisco colpita.

«Sì, sono io.» mormoro arrossendo.

«Oh, povera piccola! Ci vuole un bel coraggio nella tua situazione! Quel ragazzo che vive con te... Ti fa del male, non è vero? Stavi scappando da lui?» mi domanda il signore dall'altra parte della stanza.

Sento le guance scottare ancor più e poi scuoto la testa con energia.

«No! Le giuro che non è così, signore! Itachi è la persona più dolce del mondo, non mi torcerebbe mai un capello!» rispondo congiungendo le mani. «Sono stata rapita da un gruppo di ninja molto pericolosi. Quando mi avete trovata stavo fuggendo da loro.»

La corvina si mette a ridere sotto i baffi.

«Cosa ti avevo detto, nonno? Sapevo che non poteva essere colpa di quell'uomo.»

Il signore si passa una mano sulla fronte e sospira riprendendo a pelare la dua patata.

«Mmh, capisco. Beh, per fortuna.»

«Il tuo fidanzato lavora molto, vero? Non lo vedo quasi mai. Mi è capitato di trovarlo al porto giusto un paio di volte in tutti questi anni.» aggiunge poi la giovane.

«Sì, lui lavora sempre e io non posso fare nulla per aiutarlo, purtroppo. Ho dei problemi di salute molto gravi e l'unica cosa che posso fare è occuparmi dell'orto e venire al villaggio di tanto in tanto.» spiego stringendomi nelle spalle.

«Povera piccola.» ribadisce l'anziano. «Sei davvero una ragazzina sfortunata.»

«Già.» commento sottovoce.

Anche se lui non può sapere il mio passato, le sue parole sono terribilmente veritiere. Sono una ragazza sfortunata. A otto anni ho perso la mia prima famiglia, a tredici ho detto addio anche alla seconda... Spero solamente che questa terza e ultima famiglia rimanga per sempre.

I miei occhi si riempiono di lacrime.

Itachi... Non mi abbandonare anche tu.

Spazio autrice

Oggi ho scritto il primo capitolo di "Perle di rugiada" e devo dire che ne vado davvero fiera :3

Spero che il capitolo vi piaccia!

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Momenti ‣ Itachi UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora