Mi sveglio quando le prime luci dell'alba invadono la stanza. Mi libero dalla presa costrittiva di Itachi senza alcuna difficoltà e vado a farmi una doccia, facendo attenzione a limitare i piegamenti. Sento le gambe ancora molli come gelatina.
Una volta uscita mi fermo a fissare il mio riflesso nello specchio e tiro finalmente un sospiro di sollievo. È la prima notte dopo otto lunghissimi anni che non faccio incubi, al contrario, la mia mente era persa in luoghi fatati e universi di luce.
Sono libera.
Mi vesto distrattamente e poi vado a controllare come sta Kisame. Lo trovo ancora nel mondo dei sogni. Ha un braccio piegato sotto il cuscino e l'altro che gli cade giù dal materasso.
Sospiro e mi avvicino in punta di piedi per non fare rumore.
«Svegliati, Kisame.» esclama una voce decisa da dietro.
Mi volto sorpresa e noto che Itachi si è già preparato per andarsene. La casacca nera a nuvole rosse gli dona un aspetto austero e minaccioso.
L'uomo più grande si agita e si tira a sedere con uno sbadiglio.
«Ngh.» mormora stiracchiandosi.
«Sei in ritardo.» aggiunge Itachi.
«Dammi solo un momento.» replica finalmente, fermandosi a guardarmi.
La sua mano possente si avvicina al comodino dove giace il suo mantello e lo vedo infilarlo con un colpo secco. Si abbassa a raccogliere la propria spada e poi mi rivolge un veloce cenno del capo.
«È stato un onore, Yoko.»
«Lo è stato anche per me.» mi limito a rispondere.
«Se posso fare qualcosa per ripagarti.» propone alzando le spalle.
«No, non ti preoccupare. Basta solamente che non riveli all'Organizzazione dove mi trovo.» chiedo con un sorriso spiacente.
«D'accordo.»
«Avanti.» lo incita l'altro. «Non voglio aspettare un altro minuto. Andiamo, Kisame.»
Kisame grunisce con disappunto e poi segue Itachi verso la zona giorno.
«A presto.» mi saluta accarezzandomi il viso.
«A presto, Itachi.» lo saluto a mia volta.
Sto per inchinarmi per rispetto nei confronti di Kisame quando sento qualcosa di caldo e appiccicoso bagnarmi le guance e gocciolare sul pavimento. Mi mordo le labbra mentre mi appresto ad asciugare il sangue con la manica della maglietta.
Itachi spalanca gli occhi e si volta nuovamente verso di me.
«Mentivi.» mormora preoccupato aiutandomi a tamponare il flusso che sembra non fermarsi più.
Chiudo le palpebre e prendo un respiro profondo. Devo cercare di non sforzare la vista per un po' di tempo.
«Non è niente, davvero.» dico cercando di non gridare per la sensazione di bruciore che avverto in tutta la parte alta della testa.
«Riposati.» mi supplica portandomi verso il divano. «Tornerò stasera.» mi promette.
Sollevo appena le ciglia per scorgere la sua sagoma offuscata che sparisce dietro alla porta d'ingresso seguita da quella di Kisame.
Pensavo di stare meglio.
Sbagliavo.
⋆
Trascorro la maggior parte della giornata a riposare sul divano. Di tanto in tanto apro gli occhi per controllare l'ora, ma li richiudo sempre dopo qualche secondo. Il dolore che avverto non sembra diminuire affatto, anzi, credo che si stia intensificando.
Mi poso una mano sulla fronte e provo a darmi un po' di sollievo con una tecnica curativa elementare. Anche se non resisterà a lungo posso finalmente alzarmi e preparare qualcosa per cena.
Socchiudo gli occhi e cammino con la manica impregnata di sangue arrotolata intorno al gomito fino a raggiungere il banco dove tengo le verdure fresche che ho staccato dall'orto ieri pomeriggio. Afferro un grappolo di pomodori ancora acerbi e li taglio in anelli sottili con un flusso di chakra concentrato. In questo momento non ho intenzione di mettermi a cercare un coltello. Andrà benissimo così.
Un colpo di nocche sulla porta d'ingresso mi fa sobbalzare. Non sto ancora bene a sufficienza per usare lo sharingan. Sarà meglio preparare un'eventuale difesa con ciò che ho tra le mani.
Afferro una melagrana e la stringo al petto, pronta a scagliarla a un eventuale nemico come distrazione.
«Sono io, Yumi.»
Poso nuovamente il frutto e torno a preparare i pomodori.
«Itachi.» lo saluto sottovoce.
«Sono venuto a vedere come stavi, come promesso.»
«Sto meglio.» mento con un tono di voce leggermente incrinato.
E ovviamente la mia recita non passa inosservata. «Siediti. Faccio io.» mi impartisce afferrandomi per il polso.
Sollevo lentamente gli occhi nei suoi. Il sangue continua a colare senza freni.
«Mi dispiace.» mormoro.
«Non è colpa tua, Yumi. Sono stato io ad obbligarti, quel giorno.» mi risponde con lo sguardo assente.
«Non è vero, Itachi... Sono stata io a...»
Vengo interrotta da un paio di labbra umide che si appropriano delle mie. Mi agito leggermente quando il suo corpo si scontra con il mio.
«Va' a sederti.» ripete allontanandosi.
Rimango interdetta per un momento e poi faccio come mi chiede, abbandonandomi sulla sedia più vicina.
«Domani... Vorrei scendere al villaggio per comprare qualche scorta di cibo. Il raccolto è abbondante ma i nostri vicini non ci portano pesce da un po'.» commento rivolgendo la testa all'indietro.
Itachi sospira. «Solo se ti senti bene a sufficienza.» sottolinea.
«Starò bene. Non avere paura.»
⋆
Spazio autrice
E con questo capitolo iniziamo a capire qualcosa del segreto di Yumi. Spero che vi piaccia, forse il prossimo lo pubblico domani :3
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Momenti ‣ Itachi Uchiha
FanfictionQuando la sua famiglia viene brutalmente sterminata, Yumi Mikai si ritrova senza un posto dove stare. Fugaku Uchiha, seguendo le ultime volontà di sua madre, decide di prenderla con sé e istruirla affinché completi la sua formazione da ninja medico...