Capitolo 22

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«Ripetilo. Devi convincerti di ciò che ti sto dicendo.»

«No.» insisto prendendo un respiro profondo.

«Ancora.»

«Non mi devo sentire in colpa. Ho capito.»

«No, Yumi, non è così che devi ragionare.»

Mi stringo nelle spalle. «Non ce la faccio, Itachi.»

A quel punto lui si avvicina di nuovo e mi posa una mano sotto il mento, costringendomi ad alzare il viso e a guardarlo. Si abbassa verso di me e mi lascia un bacio a stampo sulle labbra. Sento la carne pulsare al suo tocco.

«Ti senti in colpa quando lo faccio?» chiede con le palpebre abbassate in maniera seducente.

«No...» rispondo arrossendo.

«Allora lasciamelo fare ancora.» mi dice catturandomi di nuovo con le sue labbra.

Questa volta lo sento muoversi e giocare con la mia lingua come farebbe un gatto con un tiragraffi. Mi ritrovo a sussultare quando mi solletica il palato con un movimento circolare. Sorride nel bacio e continua a provocarmi con passione.

Interrompe di colpo il contatto e mi lascia con le labbra ancora dischiuse e il volto coronato da un alone rossastro d'imbarazzo.

«Ti sei sentita in colpa?»

Scuoto la testa ed evito il suo sguardo indagatore.

«Allora non devi sentirti in colpa nemmeno quando ti cerco, va bene? Perché dovresti preoccuparti di una persona che non può più farti niente? Non è che in fondo... Hai paura di me?»

Sussulto e lo fisso con le parole bloccate in gola. Riesco solo a fare un breve cenno di diniego con il capo.

«Se le cose stanno davvero così... Dimostramelo.» mi provoca prendendomi per il polso e conducendo la mia mano verso il suo addome.

Mi divincolo con il volto imporporato. «Itachi, aspetta!»

Solleva un sopracciglio.

«N-Non qui, ti prego.» spiego.

«D'accordo. Rientriamo.»

«Ma Kisame...»

«Rientriamo, ho detto.»

«Sì.» rispondo sconfitta camminando al suo fianco.

«Come ti senti?» domanda Itachi abbassandosi al fianco dell'amico per controllare la sua salute.

Kisame si alza a sedere e si passa una mano sul torace ormai completamente guarito. Lo vedo guardarsi intorno in maniera frenetica e poi sospirare.

«Dove sono i miei vestiti? E la mia... Spada...» chiede grattandosi nervosamente i capelli.

«Vado a prenderli, d'accordo?» dico con un breve inchino.

«No, vado io.» risponde Itachi. «È meglio che non tocchi quella spada. È in grado di ferire chiunque.»

«E allora tu come...?»

«Io so come fare.» replica Itachi con voce calma.

Kisame batte gli occhi e poi si mette a fissarmi.

«Posso sapere il tuo nome?»

«Si chiama Yoko.» esclama Itachi rientrando con la casacca dell'altro tra le mani.

Lo fisso confusa. Non vuole... Rivelargli il mio vero nome?

«Yoko, allora. Lo terrò a mente. Itachi aveva ragione, sei un medico molto potente. Ti ringrazio.»

Annuisco e gli rivolgo un sorriso timido.

«Partiremo domattina, d'accordo?» chiede Itachi con un tono autoritario. «Diremo che ci siamo semplicemente persi.»

Kisame prende la maglietta e la casacca che gli porge l'amico e si riveste continuando a tenere lo sguardo fisso su di me.

«Non sapevo... Che avessi una famiglia, Itachi.»

«Infatti questa non si può definire "famiglia".» risponde lui. «C'è solo lei.»

«Capisco.»

«Ti sarei grato se non lo dicessi a nessun altro. Yoko deve rimanere fuori dalle questioni dell'Organizzazione.»

Kisame annuisce senza chiedere altro. Sembra che tra i due ci sia un'intesa molto profonda.

«Sì, capisco.»

Quando scende la sera io e Itachi ci sediamo sotto la veranda a guardare il tramonto. Le ultime luci del sole creano disegni rossastri nel cielo e si riflettono in giochi di ombre sulle nuvole. La brezza del nord ci accarezza i capelli e ci fa rabbrividire.

«Credi... Che Sasuke odi anche me?» sussurro intrecciando le dita alle sue.

Itachi chiude gli occhi e mantiene il silenzio per qualche minuto. In sottofondo si sente solamente il frinire delle cicale e dei grilli.

«No, Yumi.» sussurra infine. «Lui non ti odia affatto. Al contrario, credo che ti consideri una delle mie tante vittime. Mi incolpa di averti portata via.»

Abbasso il capo e mi avvicino a lui. Itachi mi avvolge le spalle con un braccio e mi spinge a posare la testa sulla sua spalla.

«Non avere paura di me.» ripete accarezzandomi i capelli con la mano libera. «Sai che non ti farei mai del male.»

Annuisco e faccio scorrere una mano sulla sua gamba, percorrendo la sua pelle coperta dai pantaloni dal ginocchio all'attaccatura con il bacino. Lui sussulta ogni volta che lo sfioro in corrispondenza dell'inguine. Il suo respiro diviene erratico e spasmodico e sulle sue guance si diffonde un leggero rossore.

«Andiamo dentro.» propone.

«Va bene.» confermo alzandomi in piedi e aspettando che mi raggiunga.

Attraversiamo in silenzio il corridoio che ci separa da quella che dovrebbe essere la sua stanza, soffermandoci un momento a guardare Kisame. Lo ritroviamo steso di lato intento a russare placidamente.

Ci mettiamo a ridacchiare e poi ci infiliamo nella stanza in cui dormiremo, assicurandoci di chiudere la porta a chiave alle nostre spalle.

Itachi fa scorrere una delle sue mani sulle mie spalle mi libera della giacca leggera che avevo infilato prima di uscire. Si sporge da dietro verso di me e mi solletica il collo con la punta del naso. Rabbrividisco quando sento le sue labbra attaccare la mia pelle e cospargerla di baci bagnati e sensuali. Un'onda di calore mi attaversa il corpo.

«Continuiamo sul letto.» mi sussurra in modo seducente mentre le sue dita si infilano sotto il bordo della mia gonna.

«V-Va bene.» balbetto accaldata.

Spazio autrice

Heyo, pubblico adesso perché probabilmente nel pomeriggio dovrò mettermi a studiare.

Il prossimo capitolo sarà... Piccante. Metterò le avvertenze.

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