Capitolo 35

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Il giorno dopo posso finalmente tornare a casa. Percorro l'ultimo tratto di sentiero in salita e inspiro l'aria pura della collina. Mi è mancata così tanto.

Mi volto a guardarmi indietro. Il cuore mi martella nel petto come un bongo da cerimonia. Ho ancora paura che qualcuno possa avermi seguita.

Quando sono certa di essere sola procedo a passo spedito fino a raggiungere la porta d'ingresso. Mi libero dei sandali sgualciti ed entro in punta di piedi. Quello che vedo mi lascia completamente spiazzata. Il pavimento è inondato di sangue e i muri sono stati imbrattati con schizzi ad alta velocità.

Deglutisco e lascio cadere a terra il cestino di verdura fresca che ho preso in paese prima di tornare. Cosa diamine è successo qui? Corro subito verso la mia stanza e spalanco la porta, ritrovando davanti a me un letto sfatto e coperto di piume. Qualcuno deve aver trafitto il materasso con una lama tagliente.

Mi gelo sul posto quando sento dei passi provenire dalla stanza alla fine del corridoio.

«Yumi...» esclama una voce roca.

Spalanco gli occhi e mi getto contro quella sagoma barcollante. Gli occhi mi si riempiono di lacrime.

«Itachi! Itachi, cos'è successo?» gli domando scuotendolo per le spalle.

Lui tossisce e un getto di sangue caldo mi colpisce il collo. Le sue braccia si stringono tremanti attorno alla mia vita.

«Sono stati qui... Erano troppo forti anche per me... Mi hanno preso alla sprovvista e non ho saputo reagire in tempo.» mormora con voce flebile.

Lo allontano appena e lo guardo negli occhi. Inizio a infonderlo del mio chakra per rimarginare la grande ferita che gli percorre il petto da parte a parte.

«Non affaticarti per me.» mi chiede stringendo una mano sul mio fianco. «Non oso nemmeno immaginare quello che ti hanno fatto.»

Scuoto la testa e intensifico la capacità curativa della mia tecnica.

«Non mi hanno fatto niente. Gli servivo solamente... Per curare Sasuke.»

A sentire quel nome Itachi abbassa gli occhi.

«Si è ripreso bene, allora.» commenta con un velo di amarezza. «Quello che vedi... È anche merito suo.»

«Cosa!?» grido.

Mentre lavo via il sangue dalla sua pelle ormai cicatrizzata Itachi non distoglie gli occhi dai miei neanche per un secondo, nemmeno quando il panno umido che sto usando mi cade a terra. Arrossisco e mi appresto a sciacquarlo nella baccinella per poi riprendere da dove mi sono interrotta.

«Da quanto se ne sono andati?» chiedo seria.

«Sono andati via poco prima che arrivassi.» risponde serrando le mani a pugno. «Non ho saputo fare niente. Le mie difese erano basse, per non dire nulle. Mi aspettavo di trovare solo te a casa. E invece... Loro erano qui ad attendermi. Mi hanno detto di te. Ti hanno usata come ricatto. Non potevo ferirli.»

Abbasso lo sguardo e poi gli pulisco il collo ancora arrossato.

«Mi dispiace. Hai ragione, Itachi. Avrei dovuto esserci io qui. Mi dispiace così tanto, se solo io...» mormoro tristemente.

«Dove sei stata dopo essere scappata?»

«Mi hanno trovata un signore e una ragazza del villaggio. Mi hanno accolta nella loro casa finché non sono riuscita a curarmi da sola.» spiego.

«Sono felice che tu sia sana e salva.» commenta. «Purtroppo, però... Dovremo andarcene. Lo sai anche tu, vero?»

Annuisco lentamente mentre gli accarezzo le guance pallide. «Dove andremo?»

Lui serra la mandibola e chiude gli occhi.

«Purtroppo...» sussurra posandomi una mano tra i capelli. «...Dovrò infrangere la promessa che ti ho fatto.»

Il mio cuore inizia a martellare con più forza.

«Come?»

Ma nel momento in cui il suono lascia la mia bocca lui ha già perso i sensi.

La sera raccogliamo gli oggetti più importanti in due zaini da viaggio. Ce li leghiamo alla schiena e usciamo dalla nostra casa per l'ultima volta.

Camminiamo fino a non distinguerla più tra gli alberi e poi ci fermiamo a riposare per la notte in corrispondenza di una formazione rocciosa simile a una grotta a soffitto aperto. Ci stendiamo l'uno accanto all'altra, completamente sfiniti per il lungo viaggio senza interruzioni. Ci stringiamo sotto la sua casacca nera e rimaniamo a fissarci finché il sonno non ci avvolge con le sue mani calde e materne.

«Dove andremo?» chiedo con uno sbadiglio.

«Via di qui.» risponde accarezzandomi i capelli. «Farò in modo che niente e nessuno possa più separarci.»

«Me lo prometti?»

«Te lo giuro con tutto me stesso, Yumi, fosse l'ultima cosa che faccio.»

Sorrido debolmente e poso la testa accanto alla sua.

«Non lasciarmi.» lo prego con le lacrime sul punto di cadere.

«Non ti lascerò mai.»

Spazio autrice

Ehilà, se avete letto la nota in fondo all'ultimo capitolo di "Rimpianti" saprete che mi è venuta un'idea davvero interessante.

Nel frattempo continuerò a lavorare a "Perle di rugiada" e scriverò la one-shot su Gaara che vi ho promesso.

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