Capitolo 55

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Sono passate due settimane dal rito di estrazione del bicoda. Ora finalmente mi sento meglio, anche se la vista non si è sistemata per niente. Probabilmente a questo punto non riuscirò più a distinguere le sagome come facevo una volta. Itachi non lo sa, non gliel'ho detto e non ho intenzione di farlo. Non voglio che si preoccupi per me. Ha già tanto a cui pensare.

Deidara invece se n'è accorto subito. Quando andiamo in missione tengo lo sharingan costantemente attivo per evitare gli attacchi a sorpresa, dato che non posso più contare sulla mia normale capacità visiva. L'unica cosa che mi fa sperare è che non ho più perso sangue. Sembra... Che il mio corpo si sia finalmente abituato a reggere il potere di un paio di occhi che una volta non mi appartenevano.

«Ne, Yumi. Ci fermiamo qui?» mi domanda il biondo indicandomi una grotta naturale lungo il pendio.

Annuisco e lo seguo all'interno. Ci sistemiamo su due sporgenze rocciose e ci sediamo a guardare il tramonto. Siamo a qualche chilometro da Konoha, pronti ad andare in soccorso a Hidan e a Kakuzu. La missione di recupero della volpe a nove code sembra essere sul punto del fallimento.

«Come va la vista?» aggiunge poi.

«Sai come va.» rispondo sbuffando. «Non migliora. Di questo passo... Diverrò come Itachi.»

Il biondo calcia via una pietra con rabbia. È strano come ultimamente si sia avvicinato a me. Si può dire che Deidara sia il mio primo vero amico dopo Itachi. E pensare che all'inizio non mi sopportava proprio.

«Ho portato dadi e carte, se vuoi.» gli dico posandomi lo zaino tra le ginocchia.

Il suo volto si illumina.

«Hai detto carte? Intendi... Le carte dei cinque Paesi?» chiede entusiasta.

Annuisco e gli mostro il piccolo plico di carte rettangolari.

«Ti va una partita a poker? Mi sembra che tu sia diventato bravo a bluffare ultimamente.» chiedo posandole a terra davanti a me.

Il biondo si sistema di fronte a me e ammicca.

«Riesco a ingannare anche Itachi.» dice fiero.

«Beh, con me non funzionerà.» dico alzando le spalle. «Sono stata io a insegnare a Itachi.»

«Uuuh. Forte.» commenta.

Estraggo un dado dalla tasca e lo faccio roteare tra le mie dita.

«Allora, Dei, pari o dispari?»

Deidara si posa una mano sotto il mento. «Dispari.»

Annuisco e lancio finalmente il piccolo cubo, che dopo aver vorticato in aria rimbalza al suolo un paio di volte e si ferma sul quattro. Sorrido soddisfatta.

«Inizio io a fare le carte.» replico prendendendo il mazzo.

«La solita sfortuna.» commenta.

«Ehi, non ti lamentare. Ti ricordo che nelle tre settimane appena trascorse non hai perso neanche una partita. Mi pare il minimo che sia io ad iniziare a fare le carte.»

«Tch.»

La mattina successiva arriviamo finalmente al canyon dove ci attendono Hidan e Kakuzu. Uso lo sharingan per ispezionare la zona mentre Deidara mi segue fischiettando con le mani dietro alla nuca e gli occhi chiusi.

«Manca molto?» chiede gioioso iniziando a sospirare.

«No, non molto.» lo rassicuro. «Sento una sorgente di chakra molto potente a poca distanza. Deve trattarsi della volpe.»

Momenti ‣ Itachi UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora