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Mi sentivo vivere due vite separate lontane anni luce l'una dall'altra. Io al centro di esse e incapace allo stesso tempo di decidere. Non volevo fare un solo passo. Farlo significava una sola cosa: prendere una decisione definitiva, e questo mi spaventava a morte. Sgattaiolai letteralmente fuori dalla mensa.

Volevo uscire dal quel posto che divenne improvvisamente piccolo e cominciai a respirare male, come se soffrissi d'asma. Quella mensa mi dava sempre quella sensazione. Era una mensa molto grande ma mi parve di stare dentro ad uno stanzino, chiusa con le catene senza via di uscita. Mi sentivo gli occhi puntati addosso e soprattutto in quella stessa mensa c'era anche Bill.

E per un altro strano e misterioso motivo non mi rivolse la parola. Per quale motivo? Perché quella mattina mi evitò totalmente e egoisticamente in quel modo? Cosa gli avevo fatto? Dovetti per forza evitarlo quel giorno. Mi rattristai come non mai. Mi sembrava di averlo perso un'altra volta. Volevo sfidarlo ma la paura di doverlo affrontare faccia a faccia mi spaventava ancora di più. Finita la giornata a scuola uscii di corsa dall'aula per cercare Logan. Era tutto affollato come succedeva sempre ogni volta che uscivamo da scuola.

Non potevo nemmeno girarmi perché l'ammasso di persone che si formava nell'uscire da scuola, continuava a venirmi addosso costringendomi a seguirli e andare verso l'uscita. Lo aspettai quindi fuori accanto all'entrata. Brittany mi seguì e mi venne incontro. Le dissi che saremmo andate via assieme a Logan. Infatti, i miei occhi mi costrinsero a guardare verso il parcheggio dove Bill lasciava la macchina. Non riuscivo a vedere bene perché c'era un via vai di gente. Feci alcuni passi per avere una visuale migliore. Ma a sorpresa vidi che il parcheggio era vuoto.

Caddi in una profondissima catatonia. I miei occhi cominciarono a tremare dalla tristezza e poco dopo fuoriuscirono delle lacrime. E come in una goccia d'acqua cadere sull'asfalto rovente nel bel mezzo di una giornata torrida, evaporandola in meno di un secondo, cominciai a piangere indicibilmente e implacabilmente, seguito da delle urla di disperazione senza preoccuparmi di nessuno attorno a me.

Il mio stato d'animo era ormai arrivato al capolinea. Ero divorata dalla tristezza. Non vedere la sua macchina per me fu davvero troppo. Era la goccia che fece traboccare il vaso. Guardai il cielo. Dovevo prendermela con qualcuno in qualche modo e lo feci proprio con Dio, come l'uomo ha sempre fatto rivolgendo la propria anima dei propri dolori, speranze, angosce, felicità... per poter essere ascoltati quando nella vita terrena non c'era più speranza. Speravo davvero che qualcuno esistesse lassù e potesse ascoltarmi.

Non ero stata mai credente. La mia famiglia non lo era. Ma da quando le cose cambiarono in famiglia e soprattutto con Bill iniziai a credere a qualcuno che ci vegliasse incessantemente e ci proteggesse in qualche modo da lassù. Maledivo il giorno in cui i miei mi adottarono. Maledivo ogni cosa della mia vita. Iniziai a maledire perfino me stessa.

Non avevo recato del male a nessuno e mi sono sempre comportata bene con tutti. Forse i miei pensieri erano estremamente esagerati, ma quel gesto egoistico di Bill mi condusse a una forte emozione incontrollabile.

Mi sentivo persa, abbandonata, inutile...

«Evelyn!» si rivolse a me pronunciando solo il mio nome.

Mi calmò quasi subito. Era incredibile quanta forza potesse trasmettermi Brittany. Logan ci vide in mezzo alla folla e ci venne incontro.

«Mi riaccompagneresti a casa?». Domandai singhiozzando. «Certo e me lo chiedi...». «Ti ringrazio».

Dal loro sguardo vedevo solo preoccupazione e tanta tristezza. Non mi chiesero nulla. Aspettammo l'arrivo della madre di Logan e tornammo a casa.

«Vuoi che resti un pò con te?» Mi domandò Brittany. «No, sul serio sto bene, sono solo momenti tristi in famiglia». «Ce ne sono troppi ultimamente...». «E' passeggero. Presto tutto andrà meglio».

Dal suo sguardo si vedeva quanto fosse amareggiata e impossibilitata nel fare qualcosa. Sono sempre stata così in fondo. Non riuscivo a nascondere bene i miei sentimenti, eppure, riuscivo sempre a rialzarmi da sola, seppur avessi un intenso e profondo conforto da parte di Brittany e Logan. Senza di loro probabilmente non so cosa avrei fatto. La sola idea mi spaventava.

Mi asciugai le lacrime. In quei mesi avevo gettato più lacrime che in tutta la mia vita. Abbracciai forte Brittany. Logan scese dalla macchina, venne verso di me e fece lo stesso.

«Sicura che non vuoi restare con noi?». «No davvero, domani forse si. Adesso va meglio comunque».

Fece un profondo respiro. «Va bene».

Se ne andarono e rimasi sola. Potevo solo sentire il fruscio del vento e gli uccellini cinguettare. Sentivo freddo sul mio volto perché era coperto dalle mie lacrime. Mi strusciai il viso per assicurarmi di essere del tutto asciutta. Entrai dal cancello dell'entrata e guardai la casa senza smettere di fissarla. Il suono del vento e il cinguettio degli uccellini mi seguirono dall'entrata al cancello fino alla ghiaia davanti all'entrata di casa. Non c'era nessuna macchina. Presi il telefono. Nessuna chiamata persa.

Entrai in casa ormai rassegnata di tutto. Avevo una nausea costante da dopo aver smesso di piangere. L'unica persona presente in casa era Maria. Entrai in casa chiudendo la porta delicatamente. Quasi senza rumore. La casa era asettica. Sembrava non ci vivesse nessuno da anni. Quel silenzio mi avvolse intorno.

Era l'unico suono che c'era; il suono del silenzio. Riuscivo a sentire il battito del mio cuore. A passi lenti andai verso il soggiorno. Il divano era freddo. Pareva appena comprato per quanto fosse pulito e senza nessuna piega. Poi, qualcuno entrò dalla porta finestra in cucina. Era Maria. Non andai subito da lei. Rimasi ferma a fissare il soggiorno. Mi sentivo più sola che mai. Lasciai lo zaino a terra in soggiorno e andai in contro a Maria. Stava preparando il pranzo: «Ciao bellissima allora com'è andata oggi?».

Come sempre mi accoglieva calorosamente, con il suo bellissimo sorriso e quell'accento messicano piacevolmente orecchiabile.

HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora