=47= Parte 2

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Non potevo aspettarmi nulla ma allo stesso tempo non dovevo pensare a niente. Bill prima di aprire la porta mi guardò, rassicurandomi nuovamente con quel suo magnifico sguardo.

E finalmente quel momento arrivò. Aprì la porta e Sara non era affacciata. Bill uscì fuori e io rimasi ferma, immobile.

"Vieni".

Improvvisamente vidi entrare Sara scattante e mi si gelò il cuore. I suoi occhi erano tristi ma arrabbiati allo stesso tempo. Aveva lo sguardo di chi ha subìto la delusione più grande. Le sue labbra erano assottigliate, perchè dalla rabbia le stringeva nervosamente, come le sue mani, rigide e ferme.

Non mi guardò nemmeno per un secondo, il suo sguardo era fisso solo su di lui.

Appena Bill chiuse la porta, non ebbe nemmeno il tempo di girarsi:

"Allora che storia è questa?" Domandò nervosa, agitata e non smettendo di battere il piede sinistro sul pavimento.

Bill non rispose, chiuse la porta e si girò verso Sara.

"Allora mi rispondi o no?"

Bill guardò il soffitto per un momento e si toccò i capelli cambiando subito lo sguardo verso il pavimento. Iniziò ripetutamente a toccarsi le labbra con la lingua; era un chiaro segno che fosse nervoso e irritato.

Sara cominciò a singhiozzare:

"Non mi ami più, cosa c'è sono troppo poco per te? Che ti sta succedendo...? Ho notato in te qualche cambiamento ma non pensavo che fosse così grave".

Bill improvvisamente si girò verso di me:

-"Evelyn per favore... lasciaci soli". Deglutì.

Mi venne la pelle d'oca, ma ascoltai le sue parole e con la testa bassi mi diressi verso le scale. Non volevo andarmene per nessuna ragione al mondo, ma allo stesso tempo non volevo deludere Bill e così feci quello che mi chiese. Quelle scale mi sembrarono così pesanti e vicine al piano superiore ma lontane dal piano terra. Bill si assicurò di non vedermi più dalla loro prospettiva, ma io allo stesso tempo rimasi in piedi nascosta dietro una parete in attesa della loro conversazione. Per nessuna ragione al mondo avrei perso la loro discussione.

"Bene ora possiamo parlare!"

"Era ora che ti decidessi a farlo..." sbuffò Sara.

"Già, non sai dire altro vero?"

"Oh andiamo Bill!!! Perché tu hai detto tanto siccome? Non farti sentire per l'intera giornata. Cosa sono io? Un giocattolo, cosa???"

"No Sara, semplicemente... io..."

"Cosa? Non hai nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi...!"

"Sono solo stanco."

"Stanco?" Riuscii per strana fortuna vederla avvicinarsi lentamente a lui.

"Sì. Mi sono... stancato". balbettò Bill non sapendo cosa dirle.

"Stancato di cosa? Dei miei atteggiamenti? Se è per questo possiamo risolverla".

"No Sara, questa volta no...".

Ci fu un attimo di silenzio. Avevo le mani aperte che toccavano la parete come appoggio per la mia testa. Gli occhi aperti e fissi a guardare il pavimento. Non ero mai stata così attenta in una conversazione in tutta la mia vita. Sapevo che il mio gesto non era educato, origliare non è mai stato bello, ma dovevo assolutamente ascoltare. In fondo mi sentivo anche io partecipe e sentita in causa: lui la stava lasciando per me.

Ma dovevo essere trasparente e fingere di non sapere nulla. L'unica cosa che potevo fare in quel momento era restare in silenzio.

Avrei tanto voluto vedere le loro facce ma dal tono delle loro voci potevo comunque immaginarmelo e la mia mente iniziò a fare dei filmini mentali in tempo reale. Avevo l'immagine di loro due davanti a me nel mentre conversavano.

HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora