Perché si era comportato così? Non era da lui. E' sempre stato conscio e calmo nell'agire, mentre stavolta si era comportato come un bambino, anzi peggio. Non avrei mai pensato una reazione del genere.
Ma poi tornai a pensare a quando Bill scappò di casa e improvvisamente capii che lui era fatto così. Di fronte a situazioni che per lui risultavano "troppo", arrivando al culmine di tutto, la sola cosa che sapeva fare, era quella di prendere e andarsene.
Iniziai a pensare alle peggio cose. Non volevo che facesse una pazzia, oramai mi aspettavo di tutto. In fondo lo feci pure io ben due volte, quella volta in cui scappai dalla scuola, e stamani, che scappai senza pensare sempre dalla scuola, vedendo le labbra di Sara appoggiarsi su quelle di Bill.
Presi il telefono dalla tasca e lo chiamai. Nessuna risposta.
Cominciai a preoccuparmi tantissimo e il cuore a battere forte. Rientrai in casa e mi sedetti sul divano. Lanciai un urlo fortissimo per scaricare la rabbia. Poi, tornai calma e riprovai a chiamarlo. Ancora nulla. Mi distesi sul divano con il telefono impugnato. Aspettavo solo che vibrasse. Improvvisamente accadde. Mi alzai dal divano e vidi subito la chiamata: era Bill.
"Bill, dove sei! Ti supplico torna a casa ti prego!""No. Io non ci torno a casa e non voglio più vederti.""Ti prego non farmi questo. Non fare questo ai nostri genitori"."Ah ora sono i nostri genitori? Prima volevi risolvere il problema con loro e ora tutto a un tratto sono tornati ad essere tuoi. Penso che quella realmente confusa sia tu Evelyn non io!".
"Si ci sta. Il fatto è che non voglio far soffrire nessuno, ma finisco sempre per ferire chi amo..."."Beh si! Con me ci sei riuscita. Complimenti!"."Hai ragione. Ma la sola cosa che voglio ora è che tu torni a casa. Ti voglio vedere negli occhi. Ti supplico".
"Sto tornando a scuola Evelyn... ti ricordo che tu sei scappata. E sono dovuto uscire per venire a cercarti. Devo dire che stai bene altrimenti cominceranno a rompere e farmi un sacco di domande". "Se tu stai andando a scuola per questo allora va bene. Ti chiedo solo di tornare a casa appena fatto. Ti scongiuro"."Non ti prometto nulla"."Va bene". Scoppiai a piangere al telefono."Ora... ora devo andare Evelyn, ciao".
Mi chiuse il telefono. Io dalla rabbia lo scaraventai a terra. Perché non riusciva a capire? Pensavo che non fosse pronto. Volevo fare tutte le esperienze con lui ma il passato tornava in mente ad entrambi. Lui era troppo orgoglioso per ammetterlo, e anche io.
Seppur fossi la prima a provare a farmi avanti nei momenti intimi, in cuor mio sentivo sempre una grande fitta allo stomaco. E se fosse stato un segno? Mi dovevo fermare?
Poi... cominciarono ad apparire le persone davanti a me, primi tra questi i miei genitori adottivi. Loro alla fine erano i miei reali genitori, quelli che mi avevano cresciuta, amata e voluta. Non i miei veri genitori, loro non esistevano. Mi avevano abbandonata, non voluta. Perché dovevo conoscerli? Io avevo già una famiglia. Avevo tutto, ma allo stesso tempo, aver perso Bill era come se avessi perso tutto. Non ero mai stata tanto confusa in vita mia.
Tante cose mi entravano e uscivano in testa in quel momento: vedevo Sara, poi mamma e papà, poi Brittany... Logan... la scuola... le persone che mi fissano, che ci deridevano. I ragazzi che mi chiamano "sgualdrina", e usavano quella parola: "incesto", "ti fai tuo fratello"... i miei genitori che mi urlano "sei un mostro. Ci fai schifo. Vattene dalla nostra vita. Tu non sei più nostra figlia, anzi, non lo sei mai stata". Brittany che mi guarda piangendo: "Tu... eri... la mia migliore amica e hai fatto questo. Sei una vergogna. Mi fa schifo anche a guardarti".
Tutti che ridono di me, che mi spingono. Perché sono a scuola? Improvvisamente non c'è nessuno. Ho la cartella sulle spalle. Mi guardo intorno e vedo le porte tutte chiuse. È tutto buio.
Faccio un passo stringendo i pugni e vedo qualcuno da lontano. Una sagoma buia. Mi avvicino sempre di più... è Bill.
Mi fermo e inizio a tremare. "Bill. Perché mi guardi in quel modo?" . lui non risponde. Faccio un passo avanti per avvicinarmi a lui... "Bill". Quanto è strano, mi fa paura. Mi avvicino e lo vedo sempre più lontano. Io corro, corro e lui è sempre più lontano. "BILL!! Ti prego fermati voglio parlarti!". Sembra che ce l'abbia fatta. Adesso vado da lui e lo abbraccio, voglio dirgli quanto lo amo. "Bill, finalmente!". Sorrido, sono felice. Ma quando lo abbraccio, svanisce nel nulla. Vedo una nube nera e lui non c'è più.
Inizio a tremare e ad avere paura. "BILL DOVE SEI, BILL!?!?". Mi guardo intorno e non lo vedo più. E' sparito. Sento solo la mia voce e il mio eco.
Poi sento qualcuno darmi un colpetto sulla spalla. Mi giro di sobbalzo. E' Sara. Ha uno sguardo serio e mi guarda senza espressione. "Tu sei un mostro. Sei malata. Bill ha lasciato me per sua sorella. Adesso capisco tutto. Sei malata. Devi farti ricoverare, puttana".
NO SMETTILA, TI PREGO!". Grido a squarciagola.
Vedo tutti d'un tratto davanti a me e in coro mi dicono: "Vergognati. Vergognati. Malata. Vergognati... nessuno ti vuole bene, rimarrai sola. Bill ti odierà per sempre...".
"Smettetela. Basta, vi prego... basta vi prego basta". Soffoco, mi manca il respiro. Mi tappo le orecchie per non sentire ma li sento comunque. Urlo per la disperazione: "BILL!!!!". Inizio a correre verso la porta d'uscita, ma la porta si allontana sempre di più. "No vi prego lasciatemi stare!!!" urlo, ma loro in coro continuano a dirmi quelle frasi. Io vedo di nuovo Bill davanti a me. Allungo la mano verso di lui, ma non si muove. Resta lì a fissarmi. Lo scuoto per farlo parlare ma lui non reagisce. E poi, sento da dietro che iniziano a toccarmi, per poi trascinarmi all'indietro. Cado a terra sul pavimento, battendo la fronte. Mi sento risucchiare. E nel mentre vengo risucchiata continuo ad urlare il suo nome: "BILL NON LASCIARMI, BILL... BILL!!!!".
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HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)
Romance[STORIA COMPLETATA] TRILOGIA della saga PRIMO CAPITOLO DELLA STORIA: HAPPENED così lontani, così vicini Evelyn è una semplice e spensierata ragazza di diciassette anni che vive una vita piena e felice: i suoi amici, il suo liceo, la sua famiglia. E'...