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La mia vita tornò ad essere quella di sempre, normale e felice. Niente più pensieri, niente più frustrazioni. La cosa più bella era che tutto era rimasto come prima: avevo la mia famiglia, i miei amici, andavo a scuola, stavo bene... era tutto tornato alla normalità.

Per un momento provai una sensazione di conforto ma anche di dubbi. Sembrava che tutto quanto non fosse mai successo. Mi sembrava di essere stata per tutto quel tempo a guardare un grande schermo e io sola sulla poltroncina rossa in una sala desolata. Quel film era finalmente finito. Finalmente tornai alla mia normalità, una normalità che mi fece venire una torbida nostalgia del mio passato. Ritornai a tutto, tutto quello che facevo. Io e Jessica diventammo più unite e iniziai a invitarla più spesso a casa mia.

Ogni giornata era una "pretesa" per passarla con i miei amici. Io e Bill non parlammo più come facevamo prima. Mi staccai molto da lui ed era meglio così. Aveva i suoi amici, la sua ragazza, la sua vita... io ero di troppo e poi volevo far scorrere le acque. Era difficile perché vivevamo sotto lo stesso tetto ma notai anche che lui era davvero poco presente a casa e ci allontanammo reciprocamente. Le serate le passava quasi sempre da Sara.

Quando prima andava a passare la notte da lei, adesso le passava quasi tutte le sere. Forse nei fine settimana tornava a casa ma si rintanava subito in camera e io cercai ogni scusa per non incrociarmi con lui.

Oramai quella divenne la nostra nuova routine. Per me fu meglio così. Una sera i nostri genitori ci chiamarono dalle nostre rispettive camere e ci chiesero di raggiungerli in soggiorno. Eravamo ormai a metà Novembre e l'inverno era entrato nelle case di tutti. Mi preoccupai quando ci chiamarono entrambi. Potevo aspettarmi di tutto ormai, ma senza pormi troppe domande scesi al piano terreno.

Bill era già sceso in piedi davanti ai miei seduti sul divano e con due bicchieri di vino rosso. Indossava dei calzini bianchi, una felpa e dei pantaloni da tuta grigi. Appena scesa dalle scale e imboccando l'entrata del soggiorno, mia madre con la mano mi fece cenno di raggiungerli. Mi misi accanto a Bill e ci scambiammo uno sguardo di curiosità.

"Beh ragazzi dobbiamo darvi una bellissima notizia.""Si? Di cosa si tratta?" Domandai"Vostro padre ha un convegno molto importante che ne determinerà la sua carriera e io lo accompagnerò"."Ah perfetto papà siamo orgogliosi di te" ribadì."Si, perfetto, grande papà" rispose Bill indifferente."Perché non sei entusiasta?" Domandò papà a Bill."Si, come tutte le volte quando non ci siete"."Tesoro stavolta è diverso. Tuo padre è stato chiamato per un importante convegno dove si riuniranno i dottori più prestigiosi di tutto il paese. Dovresti essere felice.""Lo sono, certo, è mio padre d'altronde".

Iniziò a crearsi una forte tensione. Papà cominciò ad essere nervoso cominciando a muoversi, cambiando posizione delle gambe ripetutamente e mettersi la mano sulla bocca, facendo quel tipico verso alla gola, infastidito.

"Coraggio papà lo sai bene che non si tratta solo di questo. Non facciamola troppo per le lunghe." Esclamò Bill con le braccia aperte."D'accordo." Rispose papà. "Staremo via per una settimana. Ma ovviamente non assumeremo Baby Sitter o altro. Siete grandi ormai. L'unica cosa è quella di prendervi cura della casa"."Certo papà, è tutto?""Cosa vuoi dire Bill?""Se è tutto..."

La mamma si alzò per andare ad abbracciare Bill.

"Tesoro...""No mamma"."Ti prego non fare così"."Hai ragione... sono felice per voi. Congratulazioni. Adesso posso tornare in camera mia?""Si". Rispose papà con sguardo spento.

Bill si ritirò e tornò in camera sua con lo sguardo arrabbiato. Io lo seguii con gli occhi, triste e dispiaciuta. Volevo consolarlo ma non avevo parole per confortarlo. Non sapevo che dire o fare. In fondo eravamo abituati a queste situazioni ma per qualche altro strano motivo Bill non la prese affatto bene. A differenza di Bill io fui davvero felice per mio padre. Mi preoccupò il fatto di restare sola in casa, ma ero abituata. I miei genitori erano sempre stati così, poco presenti.

"Mi dispiace" risposi con tono triste."Non è niente amore. E' chiaro che le cose non vadino proprio come noi avremmo voluto. Dobbiamo dargli più tempo".

Feci un cenno di approvazione con lo sguardo. Guardai papà con un caloroso sorriso e andai ad abbracciarlo. Papà era davvero felice e io lo ero per lui.

"Buona fortuna". "Grazie amore".

Prima di ritirarmi anche io mi ricordai di una cosa:

"Quando partite?""Domani!" Rispose la mamma emozionata. "Ah, bene allora. Quindi ci vedremo tra una settimana?""Temo di si tesoro ma tranquilla ci sentiremo ogni giorno.""Lo so, non preoccupatevi".

Ci salutammo e gli detti un ultimo abbraccio in segno di buon auspicio e saluto amorevole. "Buonanotte mamma, buonanotte papà. Vi voglio bene". "Anche noi amore mio, tanto". Tornai quindi in camera mia. Nel mentre mi dirigevo sorpassai la camera di Bill.

Sentii la sua voce e questo mi incuriosì particolarmente. Mi avvicinai alla porta attenta a non fare baccano. Guardavo letteralmente i passi sperando che il pavimento non cigolasse, seppur fosse di cedro pregiato, la paura di farmi scoprire era incredibilmente forte. Volevo a tutti i costi ascoltare. La voce era talmente alta che anche con la porta chiusa riuscì a sentire.

"No ascolta tu Sara. Adesso parlo io. Mi sono stufato dei tuoi modi di fare, io ho bisogno di spazio..." "No non mi interessa cosa pensi, d'ora in avanti tieni quella bocca chiusa e lontana da faccende che non ti riguardano". "Non mi interessa se ti senti offesa. Ho bisogno di una pausa." "Sei troppo oppressiva e dittatrice". O forse è altro. Me lo chiedi anche? Sicura che vuoi saperlo? Forse quello che provo per te sta svanendo". "Si ne parliamo domani, non dirmi che sono un codardo perché te lo sto dicendo al telefono, posso dirtelo anche domani senza problemi...". Continuò a rispondere in quel modo a Sara per tutto il tempo della conversazione. Mi sentì grossomodo sollevata. Non potevo credere che quelle parole fuoriuscissero proprio da Bill. E invece era davvero successo. Continuò per le lingue finché non sentii una cosa che mi fece drizzare le orecchie e sentire una fortissima scossa al cuore per poi divamparsi su tutto tutto il mio corpo:

"Non parlare più male di Evelyn perché se dovesse succedere un'altra volta, se solo osassi anche pensarlo, con me hai chiuso per sempre. Evelyn non c'entra niente ma tu non devi nemmeno nominarla...". Non era vero. Non potevo crederci. Disse davvero quelle parole di me. Rientrai in camera completamente frastornata. Tutto intorno a me cominciò a girare.

HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora