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Quella sera Sara chiese a Bill se voleva rimanere a dormire da lui, ma per Bill sembrò inopportuno e così anche Sara tornò a casa sua, sembrava non l'avesse presa tanto bene. Io e Bill potevamo finalmente stare da soli e condividere il resto della giornata. Ero sollevata per il fatto che finalmente e io la mia famiglia potevamo tirare un respiro di sollievo senza la presenza di altre persone, solo io e loro. 

Quel giorno io scoprì di avere quattro genitori mentre Bill scoprì di avere una sorella e un fratello gemello che purtroppo non avrebbe mai potuto conoscere. Altre domande invadevano ancora la mia testa, ma sapevo che adesso avrei potuto prendere tutto il tempo del mondo, oramai non avevo più nulla su cui temere, mi sentivo libera come un uccello, leggera come una piuma, sollevata che tutto fosse finito. Stetti fino a tarda sera seduta a parlare con la mia famiglia.

Bill aveva come l'impressione di aver deluso mamma e papà. Restammo a parlare per ore, alla fine confessò di essere andato semplicemente a fare un giro in macchina. Non sapevamo se diceva o no la verità, ma sorvolammo su tutto, era a casa e stava parlando con noi, questa era la sola vera cosa importante. Conclusasi la serata, ci dirigemmo nelle nostre rispettive camere. D'un tratto mi fermai davanti alla porta appena aperta. Indietreggiai di colpo e mi piegai per controllare dove fosse Bill. Si trovava in fondo al corridoio verso il bagno. Lo fermai di colpo:
«Bill!», si girò verso di me e io gli andai incontro. Mi avvicinai lentamente a lui e gli dissi: «Ti prego, non fare mai più una cosa del genere, mai più!».

Bill mi sorrise: «Te lo prometto Eve, non succederà mai più, ma volevo andarmene il più lontano possibile..». Una lacrima scese lentamente sulla mia guancia, Bill me l'asciugò col palmo della mano, mi prese per le spalle e subito dopo mi avvolse intorno a lui. Tutto in quell'attimo fu dimenticato d'un colpo: la agghiacciante scoperta, i litigi, la fuga di Bill, il dolore nel vedere i nostri genitori straziati da tutto l'accaduto. 

Tutto in quel piccolo arco di tempo svanì nel nulla, come una polvere che si solleva da terra e il vento che la porta via, lontano da tutto ciò che poco prima gli circondava: «Non farò più niente che possa far nuocere a te o... a quei due. Come hanno osato mentirti???». «Shhh è andata ormai, l'importante è che tu sia tornato». «L'ho fatto solo per non creare altri problemi».

Sapevo che le cose sarebbero rimaste le stesse, la mia famiglia, i miei amici, tutto come prima. Sentivo anche dentro di me che il rapporto con i miei genitori sarebbe cambiato positivamente. Non avevo idea di come, ma lo sentivo dentro il mio cuore.

Una giornata ci ha cambiato la vita, penso, migliorata in un certo senso, perché ci ha resi tutti più forti e uniti. Ci ha fatto capire quanto la vita fosse preziosa e importante, ogni attimo che viviamo. Anche se ero stata adottata, non sapendo nei particolari ma questo l'avrei saputo nei giorni a venire, avevo comunque l'impressione di avere di più di quanto non avessi prima. I miei genitori seppur adottivi mi amavano, Bill era il fratello protettivo di sempre. Non sempre le persone che non mostrano affetto significa che non ci amino. Bill cambiò il tipo di rapporto nei miei confronti, e lui quel rapporto lo rafforzava sempre di più con me senza darlo a vedere.

Questo potetti constatarlo solamente quella sera, di quanto nonostante tutti fossero preoccupati per lui, continuasse a badare a me in un certo senso. Mi sentivo protetta. Assicurarsi che stessi bene solamente guardandomi fece scaturire in me un amore incolmabile, forse fuori dal comune. In quel momento giurai a me stessa che tra me e Bill nascesse un amore fraterno inestimabile. Lui non accennò mai sul fatto che ora siamo "quasi" fratelli. Per lui ero la stessa Evelyn, pronta a mettersi nei guai e lui a difendermi con spada e armatura. La presenza del fratello protettivo si fece più forte. Con lui mi sentivo sicura e protetta da tutto e tutti; quando prima era un bodyguard per me, adesso era diventato il mio cavaliere, pronto con la spada sguainata e l'armatura di ferro.

Salutai Bill e ci demmo entrambi la buonanotte. Finalmente mi rintanai a letto. Quella giornata non l'avrei mai più dimenticata. Ci volle un po' di tempo prima che mi addormentassi, distesa sul letto a rimuginare ogni cosa. E' strano quanto i pensieri siano così vividi e ti possano far ripensare e ripercorrere tutto quanto, quasi fosse vero. Cercai in tutti i modi di non pensarci, fino a prendere sonno. Ma ad un certo punto sentì la porta aprirsi. Mi alzai di colpo spaventata, non vedendo chi fosse, accesi l'abat-jour: era la mamma. Era ferma davanti alla porta con lo sguardo che parlava da sé.

Si sedette sul mio letto e mi prese la mano sussurrandomi affannosamente: «Tesoro». Il silenzio ancora una volta prese il sopravvento, ma le parole in quegli attimi servivano a ben poco. Lei riusciva a trasmettere tutto quello che pensava solamente con il suo sguardo.

«Voglio che tu sappia Evelyn che papà e io non smetteremo mai, mai di amarti. Sei il nostro più grande tesoro, so che sei arrabbiata, ma tu sei parte di noi. Avrei dovuto dirti tutto. So che hai ancora tante domande da porti, dei tuoi veri genitori. Ogni cosa ha suo tempo e avrai tutte le risposte del mondo. Non ti chiedo di dimenticare e fare finta che non sia successo nulla. E' come se chiedessi alla luna di sparire dalla terra. Voglio solo che ci passi sopra, perché tu hai una famiglia che ti ama. Tuo padre ti adora più di quanto tu possa immaginare. Sei la sua principessa. Hai un fratello che ti venera e ammira in tutto e darebbe la vita per te. Sei felice, stiamo tutti bene e questo è il giorno più bello della mia vita».

Non dissi nulla. Ascoltai con tanto amore solo quello che la mamma aveva da dire. Tutto quello che diceva mi entrò nel profondo del cuore. Ringraziai più e più volte dentro di me di avere una famiglia che mi amasse così tanto. All'inizio ce l'avevo a morte con lei ma ora vedendola lì, seduta e tutta raggrinzita, quasi fosse l'unica causa di tutto il "male" che ci aveva afflitto da quando eravamo piccoli, dimostrò grande coraggio e forza d'animo nello scaturire con tanta difficoltà tutto quel dolore che aveva dentro di sé. Si sentiva la sola responsabile di tutto. Pensava che la quasi sparizione di Bill fosse dovuto a lei.

Non lo ammise mai ma lei in tutti questi anni si sentiva anche responsabile per la morte del suo bambino. Fui razionale d'un tratto e come figlia feci la cosa più  grande che un genitore potesse desiderare. Mi alzai dal letto e andrai dritta da lei e le baciai il viso, la strinsi tutta intorno a me e le dissi: «Ti voglio bene, sei la mamma più fantastica del mondo. Non cambierei nulla di te, nulla». Scoppiò a piangere: «Oddio Eve... perdonami». Quel pianto implorante e allo stesso tempo sollevato, pose fine anche ai tormenti di mia madre quella sera: «Ti perdono».

HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora