Subito dopo aver riattaccato e lasciato perdere, ripensai immediatamente a Bill. Il suo strano comportamento di oggi mi confuse parecchio... da dopo quella chiamata non ebbi più sue notizie. Non volevo pensare oltre. Imboccai il corridoio fuori dalla stanza. Scesi le scale e andai da mio padre. Aveva dei giorni di riposo e potei usufruire della sua presenza.
«Papà ti prego ho fatto una stupidaggine. Brittany non vuole parlami. Puoi accompagnarmi da lei?»
«Che succede?»
«Te lo spiegherò strada facendo».
« D'accordo tesoro, vado a prendere le chiavi». Si voltò di scatto, comprendendo che non avevo voglia di parlare.Prese le chiavi, il giubbotto e aprì la porta. Io mi attrezzai di un berretto, guanti e giacchetto. Non mi dette il tempo di prendere fiato che mi domandò prima di entrare in macchina cosa fosse successo.
- «Qualcosa di non grave spero».
- «No, ma diciamo che l'ho tralasciata ultimamente».
- «E se l'è presa così tanto?»
-«Sembra di si».Poi come ogni domanda ci si aspetterebbe dal proprio padre, mi domandò:
«C'è altro che vuoi dirmi?»
Risposi quasi all'istante:
-«Io? No! Va tutto bene».
-«Lo spero... lo sai quanto bene ti voglio».
-«Si lo so».
-«E so di non essere stato un padre presente, ma Evelyn, ti voglio tanto bene. Sei la mia principessa».
-«Anche io papà, te ne voglio tanto».Arrivati davanti alla casa di Brittany, papà mi dette un bacio:
-«Ok aspetto che tu entri».
-«D'accordo».Gli detti un bacio sulla guancia e dopo di che andai dritta verso il cancello, citofonai ma nulla. Aspettai qualche secondo e citofonai di nuovo. Mi rispose sua madre: «Chi è?»
-«Signora Johnson sono io Evelyn!»
-«Oh Evelyn, vieni pure!»Prima di entrare papà mi disse testuali parole:
- «Stai pure quanto vuoi e appena fatto chiamami che vengo a prenderti».
- «Certo papà ti ringrazio!»Gli mandai un bacio da lontano.
Entrai in casa con le braccia tese come quando sei sotto interrogazione e ti alzi verso la cattedra per essere ascoltato dal professore. Io ero così, tesa e spaventata. La signora Johnson madre di Brittany mi guardò sorridendo. Era abituata a ricevere le mie visite in casa loro, per questo motivo non sembrò turbata della mia presenza.
Mi chiese se volevo qualcosa da bere. Le risposi di no. Allora mi dette il consenso di salire e andare in camera di Brittany.
La ringraziai calorosamente e mi diressi verso la stanza al piano di sopra. Camminai lentamente sempre con le braccia tese. Arrivata davanti alla porta iniziai a sgranchirmi mani e piedi. Bussai alla porta con la manica della felpa avvolta sul palmo della mia mano. Brittany aprì la porta bruscamente. Era talmente forte quel movimento che i suoi capelli svolazzarono in aria, finendo alcuni attaccati sul suo viso. La guardai ma non dissi nulla. Potetti capire dal suo sguardo che aveva pianto.
«Che ci fai qui?»
Mi domandò.
«Volevo parlarti a proposito di oggi, anche se non mi hai dato tanta scelta».
Mi guardò con aria stupita, come se le mie parole non avessero senso. O forse non voleva nemmeno ascoltarmi. Eravamo ancora in piedi faccia a faccia sul ciglio della porta. Continuava a scuotere la testa come per dire "ma come ti sei permessa, non posso credere che la mia migliore amica si sia comportata così". E nulla. Rimase ferma a guardarmi sorpresa e quasi con aria schifata.
Mi fece innervosire.
«Avanti Brittany lasciami spiegare!» Le dissi alzando il tono di voce.
Iniziò a muovere le labbra come se stesse pensando. Poi indietreggiò e allungò il braccio in segno di accomodamento. Entrai e mi guardai attorno alla sua stanza. Sembrava disordinata. Di solito lei aveva sempre una stanza impeccabile, ben curata e le cose al loro posto. Lo stereo era acceso, non col volume al massimo ma il genere non era il suo.
Era una musica assordante e scombussolata, come quando qualcuno è arrabbiato e mette canzoni chiassose per cercare di "non pensare a niente". Brittany rimase alla porta con la mano sulla maniglia e le gambe accavallate.Mi sembrava davvero di essere sotto esame. Dovevo scegliere le parole con cura per poter fare pace con lei. Sapevo di essermi comportata davvero male nei suoi confronti, ma la stessa frase che mi ripetevo sul Bill quella sera era rivolto anche a lei: «Oh se sapesse...». Di certo non avrei potuto dirglielo ma comunque come ho fatto con Bill, avrei dovuto trovare le giuste parole, davvero giuste. Cominciai a picchiettare sul pavimento coi piedi, come se sotto la suola della scarpa bruciasse qualcosa.
-«Oookkk...» dissi con un respiro profondo. «So che sei arrabbiata ma posso spiegare. Prima di tutto hai tutte le ragioni del mondo di avercela con me. Ti chiedo scusa. Ultimamente non ragiono più su nulla sai? Sono persa nei miei pensieri». «Ah». «Te la sei presa tanto vero?».
«Tu che dici?» Mi rispose tristemente. «Ti prego perdonami...»
Mi sedetti sul suo letto unendo le ginocchia e le mani stese su di loro. Guardai in basso e poi alzai lo sguardo verso di lei:
«Quello che ho fatto nei tuoi confronti è stato ingiusto e davvero ignobile. Mi hai aiutato tanto in questi mesi. Mi sei sempre stata accanto e non so ancora come ringraziarti. Lo so che non sono brava a scusarmi ma sono qui, davanti a te, e tutto quello che voglio fare e rimediare. So di farlo perché tu sei la mia migliore amica e sono stata una stronza egoista. Ti prometto che non succederà mai più. Sei la mia migliore amica, il mio appoggio e io sono stata davvero... egoista . Ti prego perdonami».
Iniziò a dondolare con le spalle e le sue labbra cominciarono a sorridere. Poi alzò gli occhi in alto per poi ricadere su di me e mi abbracciò. Io ricambiai subito e sorrisi anche io.
-«Io non ce l'ho con te in quel senso, e anche io ti voglio bene stupida. Ti perdono».
-«Davvero?"
-«Si, però è l'ultima volta".
-«Mi stai dando un ultimatum? Hai ragione non succederà più credimi e adesso dovrò farmi perdonare, ma non pensavo che te la prendessi così tanto!».
-«Mmm rimani a dormire da me e siamo pari». Mi disse sorridendo.
-«Ah ma questo non significa farsi perdonare».
-«Per me si!» mi rispose venendo da me abbracciandomi affettuosamente.«Ok ma non dirmi mai più che è l'ultima volta... mi sono scusata e vorrei che capissi...». «Eve hai ragione ho esagerato con le parole, ma ho solo paura di perderti tutto qui. Lo sai quanto ti voglio bene e non oso immaginare non averti come amica, non averti presente nella mia vita». «Non succederà mai Brittany, tu sei come una sorella per me. Stasera pensiamo solo a divertirci». Le promisi senza esitazione.
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HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)
Romansa[STORIA COMPLETATA] TRILOGIA della saga PRIMO CAPITOLO DELLA STORIA: HAPPENED così lontani, così vicini Evelyn è una semplice e spensierata ragazza di diciassette anni che vive una vita piena e felice: i suoi amici, il suo liceo, la sua famiglia. E'...