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Era come se fosse passata un'eternità. Come poteva una semplice festa sembrare così eternamente lunga? Forse per tutto quello che era successo, il trambusto e le continue situazioni createsi durante tutta la serata. Troppe cose insieme, troppe caotiche situazioni. Andai a dormire prima ancora che la festa potesse finire. Chiesi a Brittany di venire in camera con me e passammo circa un'ora assieme, sedute con le gambe incrociate sul letto a chiacchierare del più e del meno. Non ci eravamo nemmeno tolte il vestito che ci addormentammo sul letto, esauste.

La mattina seguente mi svegliai con un fortissimo mal di testa. Le mie orecchie fischiavano per i forti rumori dovuti alla festa. Il silenzio tornò come un regalo appena ricevuto e fui sollevata che tutto fosse finalmente finito.

Mi toccai il viso e la testa. Brittany era accanto a me e dormiva serenamente. Non appena mi alzai dal letto mi venne una nausea tremenda e un capogiro assurdo. Dovetti appoggiarmi al muro per non collassare. Mi ripresi piano piano e andai verso il bagno. Per fortuna poche persone erano salite al primo piano e dunque tutto era al suo posto. Mi struccai e sciacquai il viso, sempre più felice che tutto fosse finito. Mi sembrava di aver vissuto un brutto incubo.

Tornai in camera e Brittany dormiva ancora profondamente. Non volevo svegliarla e feci piano nell'aprire l'armadio e cambiarmi. Lasciai quel bel vestito per terra, pieno di grinze. Non me ne preoccupai più come il giorno prima, attenta che fossi impeccabile. Tornai ad essere la ragazza diciassettenne acqua e sapone.

Mi accorsi che certe feste non erano per me. Da questo punto di vista io e Bill eravamo completamente diversi. No, non ero sfigata, semplicemente non mi piaceva andare in discoteca o nelle feste private e vedere gente ubriacarsi e sbraitare come degli animali selvatici.

Quel silenzio fu rassicurante per me: era una sorta di conferma che quella schifosa festa fosse finita. Sicuramente mamma e papà non glielo avrebbero più permesso di dare una festa in casa. Non volevo vedere cosa c'era al pian terreno, ma mi feci forza e scesi le scale.

Mi meravigliai che nessuno dormisse per terra o in posti occasionali. La piscina potei vederla dalle scale; non era messa male ma nemmeno benissimo. Bicchieri e altre cianfrusaglie che galleggiavano in acqua. Il salotto era un caos ma pensavo peggio. Andai verso la cucina e c'era ancora il resto di cibo sui piani e sui cassetti. Mi sedetti sulla penisola e mi toccai la fronte.

Mi fischiavano ancora le orecchie. indossava una t-shirt grigia chiara che attillava il suo busto. Aveva la pelle d'oca, probabilmente perchè aveva freddo. Infatti indossava dei pantaloncini a strisce verticali rosse e verdi. Se lo avesse indossato un altro ragazzo sicuramente avrei riso, ma a lui stava benissimo, come dal resto ogni cosa.

"Ei buongiorno".

Mi spaventò così tanto che feci un balzo dalla sedia. Vidi un sorriso raggiante e occhi grandi e celesti guardami negli occhi.

"Dormito bene?"

Si avvicinò verso di me per controllare se stessi bene veramente.

"Si ho solo un gran mal di testa".

"Mi dispiace, vuoi che ti prenda qualcosa?"

"No passerà vedrai".

Andò verso il frigorifero e prese due uova:"Preparo la colazione". "Grazie!".

"Mamma e papà dovrebbero tornare a momenti. Mi ha chiamato la mamma. E' felice che non le abbiamo distrutto la casa".

"E' già tanto che non se la siano ancora presa, soprattutto papà". Risposi sorridendo. "Lui è... beh lo sai. E' fatto così". Mi rispose Bill prendendo dal cassetto una padella. "E' già tanto invece che ieri le cose non siano peggiorate tra Madison e Sara". "Già. Sono stato uno stupido. Ma a volte anche io sbaglio no?"

HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora