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Eppure era una giornata come tutte le altre, fatta di risate, abbracci. Gli amici che la mattina si riuniscono per chiacchierare e per parlare dei compiti assegnati a casa. Le pacche sulla schiena tra amici, e bacetti dati dalle ragazze appena si vedono e i loro sorrisetti finti. Insomma, tutto era lo stesso in quella scuola e la mia vita quotidiana non era cambiata affatto. Gente che entrava, che usciva, che mi passava davanti, ed alcuni che si scontravano la spalla, senza preoccuparsene tanto. Ognuno proseguiva per le proprie direzioni, come io e Brittany e con la tracolla che continuava a scivolarmi dalle spalle, cercando ripetutamente di sistemarlo ma senza successo. Sentivo sempre un casino, un sacco di casino. La scuola era confusione nel 90% del tempo.

Mi faceva strano pensarlo ma non vedevo l'ora che iniziassero le lezioni, senza nessuno che urlava, ridacchiava, con quella voce stridula e assillante. Almeno i professori ti insegnavano qualcosa e nel mentre lo facevano era come se ti raccontassero una storia, con molta calma e chiarezza, quasi romanzata.

I corridoi erano creati soprattutto per raccontare nuove storie, assistere più che altro; ogni passo che facevi assistevi ad una scena diversa.

C'era sempre qualcuno che ridacchiando o parlando con tono alto, ti interessava nella conversazione. Gli sguardi erano tutti incrociati. Non bastava nemmeno un secondo per cambiare lo sguardo verso un'altra direzione, che già ti compariva il volto di un'altra persona. Continui a camminare lungo il corridoio, all'inizio senza meta, perché sai dove si trova la tua classe, e quindi ad un certo punto ti fermi in un punto del corridoio a caso e continui a parlare, ma il tuo sguardo è perennemente costante ad incrociare il volto di chi ti passa davanti.

Ed ecco dunque che dalla mia posizione potetti vedere anche Bill. Era con il suo solito gruppo, ridacchiava e scherzava. Certe volte provavo sensazioni molto strane e diverse tra loro. In quel momento per esempio, sentivo che tutto era lo stesso, nel senso che tra me e Bill non c'era mai stato nulla.

Era come se eravamo due estranei, che non ci parlassimo mai. Vederlo parlare con i suoi amici o con una ragazza avvicinarsi a lui, scaturiva in me una gelosia incessante. Lui invece era calmo e in quelle circostanze lo vedevo disinvolto nei miei confronti, come se non esistessi. Non mi cercava con lo sguardo come avrei voluto e come a volte faceva. Forse non mi accorgevo quando lo faceva o forse ero troppo presa da questa situazione che per me divenne un'ossessione. A volte superavo i limiti e questo ne fu un chiaro esempio.

Ad ogni modo non stetti troppo a pensarci: lui aveva comunque la sua vita come io la mia e dovevamo entrambi essere i più noi stessi possibile. Il problema è che per me era davvero difficile, per Bill invece no. Con la sua estrema sicurezza riusciva sempre a fare tutto, mentre io per farlo, dovevo contare fino a dieci. Ero troppo presa dalle forti emozioni, incollate una sopra l'altra senza più capire quale emozione provassi in quel momento. Rimasi ferma appoggiata sul mio armadietto scolastico a guardare la gente attorno a me e poi vedevo Bill da lontano ridere e scherzare con i suoi amici. Io non so perché sbuffai.

La campanella suonò e tutti entrammo nelle nostre rispettive classi.

"Andiamo Brittany".

Ci dirigemmo dunque verso l'aula quando d'un tratto sentii la mia mano destra essere toccata da un'altra. Mi girai di colpo, e sì... era lui. Mi venne un caloroso colpo al cuore. Me la lasciò quasi all'istante per timore che qualcuno potesse vederci e con quel suo sguardo mi fece capire tutto. Voleva abbracciarmi e ci riuscì con gli occhi.

"Buona lezione ragazze" disse Bill andandosene. Io non accennai una parola e nemmeno Brittany. Rimasi ferma nel mentre si allontanava, poi girai lo sguardo verso Brittany e mi accorsi che rimase molto sorpresa da quel suo gesto. "Ma sta bene?""Si perché non dovrebbe"."Mai una volta è venuto a salutarci e augurarci buona lezione".

HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora