Quel giorno decidemmo di passarlo a chiacchierare. Tornammo a parlare come facevamo un tempo. Lui mi disse che era emozionato all'idea di iniziare il college e che mancava poco anche al campionato di Football. Ogni anno si teneva al liceo e Bill si preparava duramente assieme ai suoi compagni.
Mi rammentò quel giorno in cui lo vidi al campo allenarsi con la squadra e io ferma a fissarlo. E quando avvenne la "magia", togliendosi il casco e facendomi provare mille emozioni. Quella scena non gliela raccontai e decisi di tenermela per me, anche se sul diario qualcosa avevo accennato. Ma le emozioni che provai quel giorno erano talmente uniche e stupende che nemmeno un diario potè riuscire a preservarle.
Era tutto dentro il mio cuore e la mia mente nascosti in un cassetto. Ridemmo e scherzammo fino a che non si fece sera con la televisione accesa da sottofondo. Eravamo così spontanei che mi veniva da ridere ogni secondo. Dimenticai quanto mi faceva ridere. A volte sapeva anche essere molto divertente, facendo battute o riferimenti su alcune vicende. Gesticolava e faceva delle facce che era impossibile trattenersi dalle risate. Maria ci venne incontro e noi eravamo ancora seduti sul divano:
-"Bene cari io torno a casa".
-"Va bene ciao Maria passa una bella serata". Mi alzai per andare ad abbracciarla. Bill rimase sul divano con il sorriso stampato in faccia. Maria lo guardò come lo sguardo di una madre che saluta il proprio figlio:"Ciao niño".
-"Ciao hermosa".
Era passato non so quanto tempo da quando non sentivo Bill e Maria salutarsi in spagnolo. Bill lo faceva sempre da piccolo e aveva imparato tante parole in spagnolo grazie a Maria. In quell'attimo tornai indietro di almeno 10 anni.
Ogni sera salutavo Maria accompagnandola verso la porta, anche se in quegli ultimi tempi, fui presa troppo da tutte quelle vicende, che mi dimenticai quasi della sua presenza. Un pò mi sentivo incolpa e una vera stronza.
Ma purtroppo in certe situazioni è normale dimenticarsi delle buone maniere se siamo tristi o abbiamo pensieri in altri posti. Non avevo comunque smesso di volerle bene. Era sempre stata una seconda madre sia per me che per Bill, ma notai che col passare del tempo anche lei stava invecchiando e iniziai a chiedermi per quanto ancora potesse farcela e rimanere con noi. Tornai poi a sedermi sul divano, a pochi centimetri da Bill.
Poco dopo rientrarono anche i nostri genitori. Bill aspettò che si sistemassero. Era nervoso ma non lo dava tanto a vedere.
Poi quando papà scese le scale Bill si avvicinò a lui. Infondo era lui l'uomo di casa. Anche se la mamma avesse approvato, se papà diceva di no, quel no sarebbe stata la risposta definitiva. Bill andò in contro a papà, teso:
-"Papà devo parlarti".
-"Si dimmi".
Cominciò a toccarsi i capelli. Era evidentemente agitato anche se non aveva uno sguardo impaurito. Si vedeva chiaramente che non lo temeva, almeno non più come in passato.
-"Io... volevo chiederti un favore e spero che tu possa comprendere".
Lo guardò senza dire nulla in attesa che Bill si decidesse a chiedergli il favore, sedendosi sul tavolo da cucina. A volte Bill girava troppo intorno alle cose.
-"Vorrei dare una festa".
-"Dove?""Beh qui".
-"In questa casa?"
-"Si esatto in questa casa"
-"Assolutamente no!"
-"Perché scusami? Non inviterò tante persone".
-"L'abbiamo appena comprata e bisogna ancora sistemare qualcosa".
-"Papà. È il momento giusto. Dopo il nuovo anno mi avvicinerò sempre di più al diploma e poi andrò al College".
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HAPPENED 1 - (Così lontani, così vicini)
Romance[STORIA COMPLETATA] TRILOGIA della saga PRIMO CAPITOLO DELLA STORIA: HAPPENED così lontani, così vicini Evelyn è una semplice e spensierata ragazza di diciassette anni che vive una vita piena e felice: i suoi amici, il suo liceo, la sua famiglia. E'...