Si era ritrovato steso sul divano del soggiorno, con solo la camicia addosso e un inizio di mal di testa dietro le orbite.
"...Cosa...?"
"Adam, tutto bene?" La voce di Todd Valentine gli era arrivata da lontanissimo.
"Io non... sono svenuto?" Aveva chiesto, confuso.
"Sei andato a terra come un sasso, bello! Ti capita spesso?"
"Ah... non direi..." non era esattamente vero, non da quando aveva iniziato a vivere in quella casa, se non altro.
"Vuoi che chiami qualcuno?"
"No, non serve." Aveva tentato di alzarsi, sbandando leggermente verso destra.
"Ehi, attenzione!" Todd lo aveva sorretto con un braccio solo, come se pesasse cinque chili. Pareva scolpito nel marmo.
"Oh, mi dispiace. Sto bene." Adam si era staccato da lui, pur sentendosi ancora scosso.
"Sicuro? Non vorrei svenissi al volante..." Valentine gli aveva rivolto un altro dei suoi sorrisi da pubblicità del dentifricio, e quello in qualche modo lo aveva fatto rapidamente rinsavire.
"Tutto a posto. Davvero." Aveva raccolto le carte e si era rimesso giacca e cravatta, che erano state appoggiate su uno dei braccioli del divano. "Ci vediamo per la consegna delle chiavi. Se ha bisogno, mi chiami."
"Certo. Lascia che ti accompagni fuori."
A quello Adam aveva acconsentito più che volentieri: per uscire si doveva entrare nel corridoio che dava dritto sulla camera da letto, e andare da solo non gli sarebbe affatto piaciuto.
Una volta arrivato alla macchina, Todd lo aveva salutato con una pacca sulla spalla un po' troppo lunga, almeno per i suoi gusti, prima di infilarsi in una Porsche grigia ultimo modello e sfrecciare via rombando.
Adam era rimasto qualche istante a fissare il vuoto, sentendosi sollevato ma al tempo stesso spaventato da un qualcosa di inspiegabile. Finalmente era riuscito a vendere quella maledetta casa, adesso lui e Cleo avrebbero potuto ricominciare a vivere una vita normale... allora perché non si sentiva affatto tranquillo?Todd Valentine aveva sorriso inforcando un paio di occhiali da sole Paul Harris, guardando nello specchietto il riflesso di Adam che si allontanava sempre di più da lui.
Aveva un'aria confusa, ed era più che naturale: quando era svenuto, mezz'ora prima, aveva colto alla sprovvista perfino lui, poi gli era arrivato alle narici quel suo odore inconfondibilmente unico, e non aveva saputo resistere.
Lo aveva in parte svestito e sistemato sul divano, mentre i canini già iniziavano a pungergli il labbro superiore.
Era un bel ragazzo, biondo, occhi celesti, ma niente che non avesse già visto prima. E allora cos'era? C'era qualcosa di lui... si era chinato sul suo collo, aspirando profondamente. Sì, era certamente l'odore... il sangue che gli scorreva nelle vene... aveva ascoltato attentamente il battito cardiaco prima di appoggiare la bocca sulla parte tenera tra la spalla e la gola e affondare le zanne.
Il sangue lo aveva conquistato, ed era stato quasi impossibile smettere. Si era staccato, ansante, guardando quell'uomo, sorpreso: sì, era diverso e da quanto poteva percepire lo stava anche cambiando.
Adam non aveva dato segni di ripresa, così si era piegato ancora su di lui, bevendo ad ampie sorsate, finchè non aveva dovuto imporsi di smettere, prima di ammazzarlo, o di farselo venire troppo duro, come già stava succedendo. Non poteva mica scoparselo così sul divano, non ancora almeno.
Fermo ad un semaforo, Todd si era passato una mano sui denti, il sapore di Adam che insisteva a invadergli la bocca peggio di un afrodisiaco.
"Cosa diavolo sei?" Si era chiesto, determinato a scoprirlo.
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Il sangue immortale
HorrorAdam Walsh non vedeva l'ora di disfarsi di quella maledetta casa infestata... certo non poteva sapere che il compratore sarebbe stato un affascinante vampiro di nome Todd Valentine.