Capitolo 13

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Avevano viaggiato di notte, le poche cose che si erano salvate dall'incendio infilate nell'auto di Todd o prelevate da un magazzino con un piccolo camion a noleggio. Non ci era voluto molto: in due viaggi avevano trasportato tutto e sistemato i mobili nelle varie stanze della casa.
Senza Adam, la villa era rimasta quieta e praticamente immobile, le manifestazioni ridotte a qualche crepitio lontano nei muri o in soffitta.
"Era quel ragazzo il catalizzatore..." Vernon lo aveva guardato con aria accusatoria mentre si gustavano un Bourbon prima di ritirarsi per riposare.
Axel e Dimitri stavano chiacchierando in giardino bevendo birra, in apparenza sereni e rilassati come non lo erano stati da mesi.
"Loro lo hanno accettato, Vernon." Gli aveva risposto Todd, accigliato. Non era dell'umore adatto per quel tipo di conversazione, e sperava che il vampiro più anziano lo avrebbe lasciato perdere almeno per un paio di giorni. "Perché non puoi accontentarti anche tu?"
"Hm, sei sempre stato un manipolatore, Todd... ma non hai mai brillato per la tua intelligenza..."
A quelle parole, Valentine aveva faticato a non fracassargli il bicchiere sulla faccia. "Wow, non lesinare sulle lusinghe, Vernon, potrei montarmi la testa..."
"Sei un idiota, Todd. Il ragazzo non è tuo. Puoi averlo notato per primo, ma questo non ti dà il diritto di accampare pretese su di lui."
"Invece sì!" Aveva ruggito, controllando a stento il tono di voce. "Lo so cosa vuoi fare, Vernon. Ti ho già visto comportarti così... una volta. Sappiamo tutti com'è andata a finire..."
"Tua sorella non è certo come lui. E l'avevo fatto per te, Todd. Per renderti felice..."
"FELICE." Todd aveva sputato il termine come se gli desse la nausea. "Mi hai chiamato manipolatore, ma è stata lei a fregare tutti noi. Te incluso."
"Lo so, credi che non mi senta responsabile? Avrei dovuto capirlo... ma questo non cambia comunque le cose. Il ragazzo..."
"Si chiama Adam."
"... Non puoi tenerlo solo per te, Todd. Il suo sangue deve essere a disposizione di noi tutti, non solo quando lo decidi tu."
"Certo, così potrete farlo tranquillamente a pezzi..."
"Naturalmente, dovremo porci dei limiti. Nessuno vuole il suo male, Todd, lui è prezioso per noi."
"No."
Vernon lo aveva scrutato torvo, chiaramente infuriato.
"Vi farò avere il suo sangue quando sarà necessario. Ciò che è stato detto ad Alex e Dimitri, vale anche per te."
"Sei un maledetto bastardo, Todd!"
"Sì, me l'hanno già detto." Aveva scrollato le spalle, noncurante, versandosi altro alcool nel bicchiere.
"Non puoi pretendere di trattarci in questo modo. Vuoi il suo sangue tutto per te? Da prendere quando più ti piace?"
"Non è per il suo sangue che lo faccio!" Aveva ammesso, alterandosi a sua volta.
Vernon lo aveva fissato confuso, per qualche secondo, prima di capire: "Lui ti piace? E' per QUESTO?" Aveva riso, scuotendo la testa. "Sei più stupido di quanto credessi..."
"Lo sono?"
"Certo! Credi forse che il ragazzo ti ricambierà? E' sposato... ho visto la fede. Stai inseguendo un'illusione."
Todd aveva sentito l'amaro della bile in bocca. "Lui mi ricambia già, Vernon. Tu non sai niente..." gli aveva mentito, con un sorriso di scherno.
"Stai perdendo la testa per una buona scopata, Todd..."
"Sarà sempre una scopata migliore di TE." Lo aveva guardato con malizia e malcelato rancore. "Fattene una ragione, Vernon. E' mio. Mettigli anche solo un dito addosso, a lui o alla sua famiglia, e per te sarà la fine."
Il vampiro più anziano aveva scosso la testa con apparente delusione, ma i suoi occhi scuri tradivano la rabbia dell'essere stato contrariato. Todd avrebbe dovuto fare molta attenzione, in futuro.
"Me ne vado a dormire. Buonanotte, Vernon." Gli aveva dato le spalle, finendo il suo ultimo sorso, irritato. L'altro non aveva risposto, limitandosi a guardarlo andare via. Stava chiaramente tramando qualcosa.
Aveva preso il cellulare dalla tasca e mandato un messaggio ad Adam: dovevano parlarne, e anche di corsa, perché qualunque piano Vernon avesse tirato fuori, non sarebbe stato niente di buono.

Adam aveva ripensato al messaggio di Todd Valentine per buona parte della notte e del mattino successivo.
Non erano state tanto le parole, quanto il tono minatorio generale. Il pomeriggio il vampiro era sembrato quasi scherzoso, poi l'improvviso cambio di umore... Doveva essere successo qualcosa di grave. Forse gli altri avevano preso posizione nei suoi confronti?
Avendo ancora un giorno di malattia, aveva mandato all'aria i suoi piani di riposo ed aveva accettato di vedere Valentine allo stesso pub del giorno prima, per pranzo. Sperando di non essere la portata principale, ma in fin dei conti avevano stretto un patto, e se voleva vederlo rispettato non poteva violarne i termini per primo.
Si era vestito per uscire, non da casa, quella volta, anche se sempre in maniera comoda, ed aveva camminato i tre isolati di distanza dal locale, guardandosi le spalle. Si sentiva nervoso e stanco, sbattuto dalla continua perdita di sangue e sonno.
Quando era giunto a destinazione, Valentine era già lì, seduto nello stesso separè con aria corrucciata. Si era lasciato cadere sul sedile di fronte a lui, interrogativo.
"Ciao Adam." Gli aveva detto, senza guardarlo in faccia, ordinando un giro per entrambi di quello che stava già bevendo. Dall'aspetto, sembrava Scotch, o Whiskey.
"Per me solo birra." Aveva scosso la testa, ma quando lo sguardo di Todd aveva incrociato il suo, si era zittito.
"Credimi, ne avrai bisogno."
Il cameriere era arrivato coi bicchieri, e lui aveva tenuto il suo fra le mani, ascoltando il racconto del vampiro con ansia crescente.
"Ti ha già attaccato un bersaglio sulla schiena, quello stronzo."
"Cazzo. Credevo che..." aveva sollevato il drink e bevuto un sorso. Scotch, ovviamente.
"Sì, credevamo male. Vernon ti ha messo gli occhi addosso più di me: se lo conosco, ha già elaborato uno schema su come meglio sfruttarti a suo vantaggio..."
"Magnifico... e noi come lo fermiamo?"
Todd aveva alzato un sopracciglio, guardandolo per la prima volta quel giorno con l'ombra di un sorriso. "Non sei spaventato, Adam?"
"Spaventato? Sono TERRORIZZATO, Todd, per questo penso che dobbiamo agire prima che lui arrivi a noi!"
"Hm, hai più palle tu di tutti noi vampiri messi assieme..."
"Perché sto rischiando il collo, Todd. Io e le mie figlie e mia moglie. E' facile agire da temerari, così..."
"Già... il punto è che non so cosa fare. Vernon è molto furbo. E spietato, quando vuole qualcosa... o qualcuno."
"Parlami di lui..."
"Di Vernon?" Valentine pareva aver inghiottito un limone. "Non qui. Andiamo da qualche altra parte." Si era guardato attorno, a disagio.
"No. Non vengo in macchina con te." Adam si era immediatamente opposto, abbandonando del tutto il liquore di fronte a lui. Era già stato fregato una volta, in quel modo.
"Adam, non ho intenzione di violentarti, d'accordo, ma se devo parlarti del mio passato con Vernon mi rifiuto di farlo dove possono sentirci tutti. Inoltre..." aveva fatto leva sul loro accordo, mettendolo con le spalle al muro "...hai promesso di darmi il tuo sangue dove e quando volevo, no?"
Merda. "Che bastardo..."
"Sì, me lo dicono spesso ultimamente..." si era schermito Todd, senza la sua consueta allegria. "Seguimi." Si era alzato ed era uscito dal pub, dirigendosi verso la Porsche, parcheggiata all'ombra di un larice.
Adam aveva fissato l'auto, nauseato. E se il vampiro gli avesse mentito? Eppure non lo aveva mai fatto, neppure quando avrebbe potuto... si era messo seduto, preferendo il male noto a quello ignoto.
"Dove andiamo?"
"Non lo so, fuori..." Todd aveva scrollato le spalle, teso. Non aveva mai parlato a nessuno del suo passato, al di fuori del suo gruppo. "Ti piace nuotare?" Aveva chiesto, per rompere il ghiaccio mentre metteva in moto.
"Sì, mi ci sono pagato il college... borsa di studio." Aveva annuito Adam, fissando la strada davanti a sé. Era nervoso quanto lui, si stava torcendo le mani in grembo. "Avrei potuto anche fare gare serie, ma non mi interessavano. Preferivo studiare."
'Secchione' aveva pensato Todd con un mezzo sorriso. Certo, ecco il motivo per cui Adam aveva un fisico magro, ma scolpito... lo aveva guardato di sottecchi, avvertendo un timido ritorno delle sue voglie.
"Tu, invece? Rugby?" Il ragazzo lo aveva guardato indietro, interrogativo.
Il vampiro quasi si era messo a ridere. "Ci hai quasi preso. Football. Come ci sei arrivato?"
"Conosco il tipo..." 'stronzi arroganti' aveva lasciato in sospeso la frase Adam, ricordandosi dei suoi ex compagni di scuola.
"Hm, e te ne sei anche fatto qualcuno?" Lo aveva stuzzicato Todd, sapendo che non era vero, ma immaginandosi con un certo gusto la scena.
"No."
"Naturalmente..."
"Football, quindi. Quanti anni fa?"
"Cinquanta." Aveva fatto una pausa, studiando la faccia sorpresa dell'altro. "Beh, quasi sessanta, in verità..."
"Sess... a volte dimentico con chi sto parlando... quindi hai...?"
"Novantatrè anni."
"Cazzo! Sei... nato negli anni venti. Pazzesco..."
"Nel venticinque, per l'esattezza."
"Hm, avevo un nonno nato nel ventitrè...!" Adam si era messo a ridere, sfogando in parte lo stress di quei giorni. "Che cosa perversa..."
"Sì, ma le differenze d'età non sono mai state un problema, comunque..." Todd aveva passato un'occhiata di apprezzamento lungo il corpo dell'altro, prima di concentrarsi e svoltare ad un semaforo.
"Ti son sempre piaciuti gli uomini? Negli anni cinquanta...?"
"Sì, non era una vita facile, allora. Cioè, si faceva, ma non se ne parlava in giro. Soprattutto nel mondo del football."
"Quello neanche adesso..."
"Hm, si forse hai ragione. Comunque, non era male. A me non importava granchè... giocavo, bevevo, mi divertivo... non ero ad altissimi livelli, ma me la passavo bene."
"E poi cos'è successo?"
"E' successo Vernon." La sua espressione si era indurita. Ricordava come ieri il party a cui si erano incontrati. "Il giorno di Capodanno del '57."
Adam era rimasto in silenzio ad ascoltarlo raccontare. Dopo un po', le parole gli erano fluite a ruota libera: "Era una festa organizzata da un giornale locale, piena di atleti, attricette, giornalisti, e così via. Vernon allora era più che benestante e si faceva passare per mecenate di giovani giocatori..."
"Mecenate..."
"Sì, proprio nel senso che intendi tu. Te lo scopavi, e ti si aprivano tutte le porte. Non il mio genere, ma era un uomo affascinante, a suo modo. O forse mi era sembrato, perché in fondo ero ancora giovane e stupido... comunque, uno dei miei compagni di squadra ci ha presentati. Io avevo qualche debito di gioco, così un po' di aiuto mi avrebbe fatto comodo... non avrei mai immaginato in cosa sarei andato a ficcarmi!" Aveva riso ironico, scuotendo la testa. "Vernon mi ha preso subito in simpatia. Gli piacevo parecchio, trovava la mia spavalderia interessante, così mi ha preso sotto la sua ala e per qualche mese è andata alla grande. Poi ho iniziato a conoscerlo meglio, e mi sono trovato spesso a svegliarmi dopo una sbornia con addosso segni che non riuscivo a capire, o ricordare. Il mio rendimento ha iniziato a calare, ero sempre più debole, distrutto, certi giorni non riuscivo a reggermi in piedi per arrivare al bagno, figurarsi sul campo..." aveva stretto le mani attorno al volante, le nocche sbiancate per lo sforzo. "Non me l'ha mai chiesto... mi ha trasformato senza dirmelo."
"Cosa?"
"Sì, proprio così. Una volta, durante un litigio l'ha ammesso: mi aveva ammazzato, senza nemmeno rendersene conto. Era caduto nel panico, non voleva perdermi, anche se penso che in realtà avesse più paura di essere scoperto nel suo gioco... e così mi ha reso ciò che sono adesso. E' stato... strano all'inizio, io non capivo cosa fosse successo, e lui si rifiutava di spiegarmi. Alla fine, ha dovuto."
"Hai ammazzato qualcuno?" Adam l'aveva chiesto con un filo di voce, ma non in modo aggressivo.
"Più di uno. Quello è stato quando ho toccato il fondo." Aveva omesso diverse altre cose, per ragioni personali. "Ti ho già detto di avere una sorella, vero?"
"Sì."
"Vernon l'ha trasformata per me. Pensava che ne sarei stato felice!" Aveva scosso la testa, passandosi una mano sulla faccia, tremante. Doveva fermarsi. Aveva intravisto uno spiazzo, erano ormai in aperta campagna, e si era parcheggiato, spegnendo il motore. "FELICE..." aveva ripetuto la parola della sera prima, con un ghigno sardonico. "Si è reso presto conto del suo errore. Alexandra è... dire problematica è un eufemismo...! Fuori controllo rende meglio l'idea... alla fine, gli ha bruciato la casa."
"Allora è per... per questo che stavate comprando la mia?"
"Sì. Vernon ha perso praticamente tutto. Avrei potuto abbandonarlo a quel punto, ma sono rimasto, e gli ho dato una mano. Mi sentivo..."
"... in colpa?"
"Responsabile, in qualche modo. Fanculo, avrebbe dovuto bruciare, quello stronzo, con tutta la sua schifosissima magione!" Aveva colpito il volante, aprendo la portiera per sbollire la rabbia camminando per il campo. "Cazzo, non l'ho mai detto ad alta voce..." si era seduto. Adam, esitante, lo aveva raggiunto.
"Lo sai, quando mi hai presentato Vernon, non mi era piaciuto... senza un particolare motivo."
"Hm, ho visto che te ne eri accorto. Non sei affatto stupido, Adam... forse un po' troppo scopa-in-culo, ma non stupido."
"Grazie. E tu sei sempre stronzo, invece..." si era sistemato accanto a lui, pur se mantenendo una certa distanza. Todd aveva percepito il suo fantastico odore e il bisogno del sangue aveva preso il sopravvento su di lui.
"Adam..." lo aveva guardato inequivocabile e il ragazzo gli aveva porto un polso, senza replicare. Aveva dato un lieve morso, apprezzando il sapore ricco e pieno, ma in quel modo non gli piaceva.
"Non così." Gli aveva detto, roco. "Sdraiati."
Aveva visto l'espressione dell'altro, ma Adam lo aveva comunque accontentato, mettendosi supino sull'erba.
Todd lo aveva fissato per un secondo, poi si era sfilato la maglietta e abbassato i pantaloni, restando nudo.
"Che cosa...?" Adam si era spostato di lato, in tensione, un braccio sollevato a respingerlo. Todd glielo aveva afferrato, mettendosi sopra di lui.
"Stai tranquillo, non ti farò niente..." gli aveva sussurrato, strappandogli la sciarpa e chinandosi sul suo collo. Aveva un bisogno viscerale di coprirlo, per stare meglio, dimenticare. Lo aveva morsicato, bevendo a piccoli sorsi per non prosciugarlo all'eccesso. Tre giorni vicini erano troppi anche per un uomo giovane e in forze, lo sapeva perfettamente.
Adam era rimasto inerme, schiacciato sotto il suo peso, gli occhi rivolti al cielo azzurro estivo in un misto di paura e indecisione. Valentine era stato meno aggressivo e sembrava più in cerca di conforto fisico invece della solita dominanza... il problema era che non era sicuro di volergliene offrire.
"Todd..." aveva la sua erezione premuta contro un fianco e il suo peso massiccio stava iniziando a creargli problemi.
Il vampiro aveva allentato la presa, guardandolo a lungo con i suoi occhi color nocciola, prima di spostarsi accanto a lui, lasciandolo libero di respirare. Aveva cominciato a toccarsi per alleviare i suoi bisogni, Adam non aveva detto niente ma si era girato dall'altra parte, per non vedere, anche se non poteva evitare di sentire. Una mano umida lo aveva afferrato per il mento verso la fine, costringendolo a guardare Todd in faccia mentre veniva sull'erba. Quando lo aveva liberato, Adam si era passato il dorso della mano sul viso, allontanandosi da lui.
"Riportami a casa." Gli aveva intimato, tornando verso la macchina.
Valentine non aveva replicato, si era rivestito ed aveva girato la Porsche verso la città, ancora teso, seppur meno di prima.
Aveva scaricato il biondo davanti al pub, nel caso fossero stati seguiti, ma si era ripromesso di controllare da una distanza sicura che arrivasse a casa tutto intero.
"Devo pensare." Aveva detto Adam, distratto, la stanchezza evidente sul suo volto pallido.
"Ci vediamo tra un paio di giorni." Aveva annuito il vampiro, anche lui con la mente focalizzata su Vernon.
Il ragazzo aveva appena accennato il suo assenso, dandogli le spalle e incamminandosi sulla via di casa.
Todd lo aveva osservato serio, il suo sapore ancora chiaro sulle labbra. Doveva trovare un modo, fosse anche costata la vita di Vernon, lo avrebbe trovato.

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