Adam era in un qualche modo riuscito a nascondere il suo pessimo stato di salute alla moglie fingendo una forte infreddatura.
Si era avvolto due strati di sciarpe attorno alla gola e messo in malattia per un paio di giorni: aveva bisogno di tempo per pensare a come ideare un piano d'azione.
Dopo un'intera mattinata passata su internet e alcuni tomi, si era ritrovato il cervello pieno di nozioni ma con zero idee su come usarle contro il proprio nemico, così aveva ordinato una pizza e sonnecchiato sul divano.
Un incubo raccapricciante si era fatto strada nella sua mente tormentata, dove Todd lo scopava come una furia mentre Vernon, dopo aver ammazzato la sua famiglia, si insinuava tra loro per fargli domande insistenti in latino.
Al risveglio tremava come una foglia, incapace per qualche minuto di distinguere la realtà dalla finzione. Gli pareva di avere ancora addosso il peso di Valentine, le sue mani enormi strette a bloccargli i fianchi mentre lo apriva in due, di sentire ancora il suo respiro roco e ansante nelle orecchie... si era tirato le ginocchia al petto, impotente.
Un giorno sarebbe potuto succedere veramente, e lui cos'avrebbe potuto farci? Non era in grado di proteggere se stesso, meno che mai le sue bambine o Cleo...
Aveva preso in mano il cellulare, incerto. Era stupido, soprattutto dopo quanto era successo il giorno prima, ma non vedeva altre soluzioni.
Aveva scritto rapido un testo e lo aveva inviato, prima di potersene pentire, tornando a infilarsi nella doccia per lavarsi il sudore freddo di dosso.Todd aveva trascorso parte della mattinata immobile nel letto. Nessuno degli altri era venuto a cercarlo, probabilmente stavano ancora smaltendo i postumi della serata, tranne Vernon, che si era ritirato presto con la scusa di essere ormai troppo vecchio per certi sollazzi.
Si era stirato con pigrizia, voltandosi sulla schiena con una mano sotto la nuca per supporto, scoprendo il peso di un'erezione mattutina contro la parte bassa del ventre.
Aveva abbassato il bordo dei boxer con un sopracciglio alzato: ce l'aveva parecchio in tiro, colpa certamente dell'alcol e della pessima performance della sera prima. Con un lieve sospiro, l'aveva preso in mano, chiudendo gli occhi: i lineamenti regolari di Adam e il suo pallido corpo nudo avevano preso forma dietro le sue palpebre, facendogli raggiungere l'orgasmo a tempo di record. Si era ripulito soddisfatto, oziando ancora per qualche minuto prima che il suono di un messaggio lo costringesse ad alzarsi.
Aveva letto il testo incredulo per ben due volte prima di essersi convinto di aver visto bene, quindi era corso nel bagno per farsi una doccia e vestirsi.
Lungo il corridoio aveva incrociato Axel, che pareva stare rincasando solo in quel momento.
"Ehi amico. Pensavo stessi ancora dormendo..."
"Mi sono appena svegliato. Faccio un salto in centro, ci vediamo più tardi."
"D'accordo. Vernon vuole iniziare il trasloco stanotte."
"Va bene. Nessun problema."
Aveva preso la porta ed era uscito, controllando più volte di non essere seguito, quindi si era diretto a passo deciso verso un pub in periferia.Adam era giunto per primo, quella volta, infilandosi in un separè di legno logorato da decenni di usura.
Aveva ordinato da bere, ma quella volta si era limitato alla birra, accompagnandola con un cestino di patatine fritte, visto che stava ancora morendo di fame.
La sagoma da giocatore di rugby di Todd Valentine era apparsa un quarto d'ora dopo, facendolo contorcere e toccare istintivamente sul lato offeso del collo. Il vampiro aveva scannerizzato la sala e si era diretto nella sua direzione, con un sorriso impertinente stampato sulla faccia.
"Mi hai colto di sorpresa..." gli aveva detto, sedendosi non di fronte, ma sulla poltrona accanto a lui.
"Perché?" Adam lo aveva fissato con freddezza, spostandosi verso il muro, a disagio. A quanto pareva, nemmeno il più frequentato dei locali riusciva a smorzare l'aggressività dell'altro...
"Beh, sapevo che ci saremmo rivisti, ma di sicuro non così presto..." lo aveva occhieggiato, malizioso. "... Stai cercando di dirmi qualcosa?"
"Sì, ma non quello che credi tu." A quel punto era stato diretto anche lui, dato che Todd sembrava afferrare solo argomentazioni esplicite.
"Ah, ma che peccato." Aveva fatto cenno alla cameriera per ordinarsi uno Scotch. "Vedo che stavolta ti sei tenuto leggero... come va il collo?"
Adam era arrossito di rabbia, ma non aveva raccolto la provocazione: "Bene."
"E' per quello che lo tieni coperto come se fosse Dicembre? A proposito, questo look più trasandato ti dona parecchio..."
Il biondo si era guardato la maglietta sportiva della squadra di nuoto e i jeans che usava solo le domeniche in casa. "Quanto sei stronzo..."
"Oh, ma non ti sto prendendo in giro..." Todd si era appoggiato allo schienale intagliato, mostrandogli il rigonfiamento nel cavallo dei pantaloni. Quella maglietta definiva alla perfezione il torace asciutto del ragazzo ed aveva scatenato una risposta immediata da parte del suo pene.
"Che schifo... sei disgustoso!"
"Mm, e tu mi avresti chiamato per quale motivo?"
Adam aveva deglutito un groppo di saliva grande quando un pugno. "... Ho pensato a quello che hai detto... non le cose oscene, il resto..."
Todd si era messo a braccia conserte, aspettando di capire dove volesse andare a parare. "Continua."
"Quello che mi hai fatto ieri ha chiarito una cosa: sono debole. Sono solo un essere umano, mentre voi... beh, mi hai messo fuori gioco facilmente. Per farla breve, nonostante i miei sforzi, non potrò mai proteggere me, o la mia famiglia."
"Direi di no." aveva risposto onestamente Todd, fissandolo.
"Quando ti ho picchiato... ho colpito forte, sai. Molto forte. Eppure tu... che diavolo... non te ne sei quasi accorto!"
"Beh, non direi di non aver sentito proprio nulla, ma... è normale. Siamo esseri sovrannaturali, Adam."
"Esattamente. Per questo sono qui. Non è facile... da chiedere..."
Todd si era improvvisamente illuminato: "Vuoi il mio aiuto!" Aveva sbattuto una mano sul tavolo umido e appiccicoso.
Adam era rimasto zitto, osservandolo semplicemente indietro. "Credo di non avere altra scelta..."
Valentine si era portato una mano alla bocca, ammirato: quel ragazzo era sveglio e, come aveva intuito, aveva palle da vendere.
"Hai detto che Vernon conosce la verità su di me. Presto o tardi lo sapranno anche gli altri, e vorranno farmi a pezzi."
"E io sono il male minore..."
"Minore..." Adam aveva grugnito, bevendo un lungo sorso dalla bottiglia di birra.
Todd aveva studiato le sue labbra morbide chiuse attorno al collo di vetro, pensando a quanto sarebbero state meglio addosso al suo uccello.
"Di sicuro vale un altro punto che avevi menzionato ieri: sarai un porco, ma esisteranno vampiri peggiori di te..."
"Sei preoccupato per tua moglie e le tue figlie. Lo capisco e lo rispetto." Todd lo aveva guardato di sottecchi. "Ma io cosa ci guadagnerei in tutto questo?"
Adam aveva smesso di praticare la fellazio alla birra ed era passato a mangiare qualche patatina. "Naturalmente non mi aspettavo che accettassi per bontà di cuore..."
Il vampiro si era subito fatto tutto orecchie. "Davvero! E cosa offriresti?" Aveva studiato con molto interesse l'uomo attraente di fronte a lui, domandandosi se Adam fosse avvocato fin nel midollo e pronto a vendere il proprio culo per quel genere di accordo.
"Non QUELLO." Il ragazzo aveva tentennato un secondo, in evidente imbarazzo prima di continuare: "Potrai avere il mio sangue... quando lo vorrai."
"Quello posso già prendermelo, Adam..."
"Non spesso. Non senza dare nell'occhio... senza il mio consenso."
Todd aveva aggrottato le sopracciglia, incapace di negare la logicità di quella argomentazione.
Certo, avrebbe potuto aggredire Adam in ogni momento, anche ora, ma l'idea di vedersi offrire il sangue da lui... un brivido di anticipazione gli era sceso in mezzo alle gambe. "Quindi, secondo questo "contratto", io mi impegnerei a proteggervi... e tu mi daresti il tuo sangue."
"Sì."
"Dove, come e quando voglio?" Todd aveva tirato la corda, ma aveva bisogno di sentirglielo dire.
Adam era rimasto in silenzio per qualche lungo secondo, prima di acconsentire: "...Sì."
Il vampiro aveva faticato per non rivelare troppo le sue emozioni: certo il ragazzo pensava di aver messo dei chiari paletti, delle condizioni, ma il punto era che la situazione non era affatto così razionale, e se ne sarebbe presto reso conto. Poteva non avergli venduto il culo, ma indirettamente ci era andato molto vicino...
"Bene. Ci sto." Gli aveva teso la mano, notando quanto fosse più piccola ma salda nella presa quella dell'altro. "Cominciamo subito..." lo aveva guardato, famelico. "Non sei l'unico bisognoso di nutrimento, Adam..."
"Qui? No. Troppe persone... potrebbe esserci qualche collega..."
"Alle quattro del pomeriggio? Ne dubito fortemente... possiamo sempre andare sul retro, se preferisci." Aveva fatto spallucce, iniziando a pregustarsi il momento.
Adam si era morsicato il labbro inferiore, incerto. Non aveva la minima intenzione di rimanere ancora da solo con quel maniaco, ma anche farsi tastare in pubblico non era un'alternativa allettante... aveva studiato la sala, notando con sollievo che gli avventori a quell'ora mediana erano perlopiù turisti o alcolizzati, troppo presi dai loro affari per badare a loro.
"E va bene." Aveva cambiato posizione sulla poltrona, sentendosi nervoso.
"Togliti la sciarpa..." gli aveva comandato Todd, con un sorrisetto irritante,
Il biondo si era scostato le falde dal collo, e il vampiro aveva faticato a contenere la propria eccitazione: Adam portava il contorno delle sue dita come se gliele avessero marchiate a fuoco sulla tenera pelle della gola. "Ti fa male?" Gli aveva chiesto con voce roca.
"Certo che me ne fa, stronzo." Aveva replicato il ragazzo, secco.
"Tua moglie cosa ha detto?"
"Non li ha visti." Ancora quel tono, e lo sguardo ceruleo di sfida. Il pene di Todd aveva prontamente risposto alla chiamata, anche se sarebbe stato inutile.
"Che bugiardo... avvocato." Gli si era fatto più vicino, con la bocca contro il suo orecchio, prima di discendere a mordergli il lato ancora sano del collo.
Adam aveva trattenuto il respiro per il dolore, ma non lo aveva riempito di calci quella volta, lo aveva lasciato fare come promesso e lui aveva cercato di non approfittarsene, anche se non era stato affatto facile, non con l'odore fragrante della sua pelle nelle narici, solo in parte coperto dallo shampoo.
Si era staccato con riluttanza, la sua erezione pulsante tra le gambe. Aveva accarezzato la nuca di Adam prima di ritirare la mano, il suo sangue che iniziava a fargli effetto in corpo.
"Non è possibile...!" Aveva commentato il ragazzo osservandolo. "Il dente che ti avevo spaccato..."
"Già." Todd Valentine aveva sorriso, ritirando le zanne nelle gengive. "Ci vediamo." Lo aveva congedato rapidamente per dirigersi nel bagno in fondo al pub.
Aveva necessità urgente di farsi una sega, e non potendo quella volta imporla su Adam, avrebbe dovuto accontentarsi di un ripiego.
Chiuso nello stallo, si era sbottonato i pantaloni, lavorandolo con vigore per qualche minuto con in testa l'immagine di Adam che gli faceva il pompino più spettacolare della storia. Aveva schizzato con eccessivo entusiasmo, sporcando anche l'alzata e parte del muro retrostante, sentendosi finalmente, almeno in parte, appagato.
Quando era uscito, il ragazzo era sparito, ma aveva lasciato il conto pagato anche per lui.
Todd si era infilato gli occhiali da sole ed aveva raggiunto la sua Porsche, apprezzando la luce di metà pomeriggio mentre si dirigeva rombando di nuovo all'hotel. Non poteva mancare al trasloco, o Vernon ce l'avrebbe avuta ancora di più con lui. Avrebbero comunque dovuto riaffrontare l'argomento Adam, prima o poi, ed era abbastanza certo che non gli sarebbe piaciuto...
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Il sangue immortale
TerrorAdam Walsh non vedeva l'ora di disfarsi di quella maledetta casa infestata... certo non poteva sapere che il compratore sarebbe stato un affascinante vampiro di nome Todd Valentine.