Capitolo 22

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Nei due giorni seguenti, Adam era rimasto chiuso con Valentine per mettere a punto i dettagli del piano per eliminare Vernon.
Sulla carta funzionava, bastava avere a proprio favore l'effetto sorpresa e la rapidità di esecuzione del tutto: Todd avrebbe pensato a Dimitri e ad Axel mentre Adam avrebbe fatto da esca per Vernon.
Una volta attirato l'Anziano fuori di casa, Todd gli avrebbe dato fuoco, ed insieme si sarebbero assicurati che non ricevesse alcun aiuto finchè non si fosse trasformato in una pila di cenere.
Semplice e preciso, ma c'erano comunque molte incognite da considerare.
"Se sbagliamo a calcolare anche il minimo fattore di rischio, siamo fottuti."
"Eri sempre così paranoico prima di una partita?" Lo aveva preso in giro Adam, aprendosi la seconda birra della serata.
"Anche peggio." Todd gli aveva fatto un mezzo sorriso, prima di tornare a fissare la pianta della casa che Adam aveva disegnato per lui: i fantasmi erano forse il problema più ostico della vicenda, a parte Vernon; imprevedibili e pericolosi, avrebbero potuto essere determinanti nel mandare all'aria il loro schema.
"Siamo proprio sicuri di volerlo fare lì?" Il ragazzo aveva espresso il suo stesso dubbio, anche se amplificato.
"Non abbiamo scelta, purtroppo. Non piace nemmeno a me, Adam... è già abbastanza difficile affrontare Vernon da solo, non mi alletta affatto l'idea di farlo con tavoli e mobili che si schiantano attorno, tuttavia, come abbiamo detto, conviene agire e prendere quel bastardo in contropiede. Se aspettiamo che sia lui a trovarci, partiremo svantaggiati."
"Lo so." Il biondo aveva scosso la testa, esausto: si sentiva svuotato, era solo la determinazione di farla finita a tenerlo in piedi. "E' che... hai visto com'è quando sono solo, là dentro."
"Sì, ma credimi, gli spettri saranno l'ultimo dei nostri problemi."
"Se lo dici tu..." il telefono di Adam era tornato a squillare. "...Ottimo, ci mancava solo il lavoro... ma cosa?!" Aveva notato il numero ed era scattato in piedi, correndo nella sua stanza.
Todd era rimasto interdetto sul divano, con in mano ancora i fogli pieni dei loro appunti. Aveva teso le orecchie per captare qualche frammento di conversazione, ma i piani di pietra e vecchio cemento armato non aiutavano.
Con un sospiro di frustrazione, si era alzato per andare a versarsi da bere dello Scotch, erano giorni che non si nutriva, ed iniziava ad accusarne i sintomi.
Adam era ridisceso alle sue spalle, con il volto stravolto e gli occhi arrossati.
"Cos'è successo?"
"Niente... era... erano le mie figlie." Gli aveva risposto senza guardarlo in faccia, versandosi un bicchiere a sua volta.
"Oh." Adesso era tutto più chiaro. "Aspetta, ma come...?"
"Già, io... non gli avevo più parlato da quando... a quanto pare, mia moglie è venuta a sapere dell'aggressione, e ha tampinato tutti in ufficio finchè non le hanno dato questo numero. L'ho convinta a rimanere dov'è, ma... è stata piuttosto dura."
"Cazzo. Mi dispiace..." Todd si era morso la lingua, sentendosi un bugiardo: in realtà gli dispiaceva per ADAM, non per sua moglie. "Senti, presto sarà finita..." gli aveva posato una mano sul braccio, tentando di ignorare sia il profumo che la vicinanza dell'altro.
"Sì, lo so, è solo che... non ero mai stato così lontano da loro così a lungo. E se penso che magari potrei non... cazzo..."
"Non dirlo. Non pensarlo neanche, hai capito?" Todd lo aveva preso per le spalle, rifiutandosi anche solo di immaginare quel genere di finale.
Adam aveva annuito appena, poi lo aveva guardato con quella dannatissima faccia e quei dannatissimi occhi, e i suoi canini erano spuntati da soli.
"Cazzo, scusami." Si era coperto con una mano la bocca, facendo un passo indietro. Non se ne era accorto prima perchè la tensione lo nascondeva, ma stava letteralmente morendo di fame.
"Todd... da quanto è che non ti nutri?" Ovviamente Adam era molto più intuitivo di lui.
"Da troppo." Aveva ammesso, maledicendo il bisogno letale del suo corpo in un momento come quello. "Sono stato troppo preso per..."
"Va bene." L'avvocato gli aveva avvicinato il polso senza obiezioni.
"No. Vernon ti aveva quasi ammazzato, non posso..."
"Todd, ci sono solo io nel raggio di chilometri, e non penso tu voglia andare a caccia in città."
"Avrei dovuto pensarci prima. Dannazione! Come ho fatto a...?"
"Todd! Non importa. Starò bene. Ma" lo aveva fermato mentre l'altro iniziava a chinarsi su di lui "solo dal polso." L' ultima volta che erano rimasti soli gli aveva strappato i pantaloni, Dio solo sapeva cosa sarebbe successo se gli avesse offerto il collo.
Valentine aveva annuito, posando le labbra sulla parte tenera del braccio dove scorrono i vasi sanguigni, quindi aveva affondato i denti con decisione ma poca violenza, facendolo solo in parte sussultare dal dolore. Adam lo aveva osservato bere trasognato, la mente che correva come un flipper impazzito dagli avvenimenti degli ultimi giorni alla sua famiglia, a Vernon, alla vecchia casa, e così daccapo, in un flusso continuo.
Quando Todd si era finalmente staccato, sazio, era stato solo perchè, come sempre gli capitava con Adam, una volta messa a tacere un' esigenza, subito ne nasceva spontanea un'altra, più umana e primitiva. Lo aveva guardato inequivocabile, ma quella volta non aveva agito, se non solo per sfiorargli la linea forte del mento, con delicatezza.
Adam aveva avvertito come una scarica elettrica in tutto il corpo, e si era separato da lui, fissando il pavimento.
Todd aveva emesso tutta la sua frustrazione in un lungo espiro, passandosi una mano sul volto. "Vado a farmi una doccia." Aveva quindi detto, scuotendo la testa, avviandosi su per le scale.
Il biondo era rimasto aggrappato in silenzio al suo bicchiere di liquore, mentre con la mano ripercorreva in modo assente il punto in cui l'altro lo aveva toccato.

Il sangue immortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora