Capitolo 20

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Il mattino seguente, Adam si era svegliato mezzo indolenzito ma riposato in un letto che aveva faticato a riconoscere: fortunatamente non aveva avuto molti incubi, e a quanto pareva, Todd aveva cavallerescamente riposato sul divano, invece di molestarlo.
"Sei sveglio!" Gli aveva detto, mentre si stirava pigramente sotto alle lenzuola.
"Credo di sì..."
"Hai fame? C'è una tavola calda e un Mini Market qua di fronte, possiamo fare un po' di scorta prima di metterci in viaggio."
"Dove andiamo?" Aveva raggiunto Todd al tavolo dove stava seduto con aria interrogativa.
"Ho trovato un posto." Gli aveva sorriso l'altro, soddisfatto. "Preparati, tra poco partiamo. Come ti senti?"
"Ah, meglio..." si era diretto verso il bagno minuscolo, studiando la ferita nello specchio: aveva la spalla tumefatta, ma se non altro il taglio aveva smesso di pulsare dal dolore.
"Bene..." Todd lo aveva guardato sfilarsi la maglietta, facendolo arrossire.
Adam aveva chiuso la porta, per evitare situazioni imbarazzanti, lavandosi a pezzi non osando toccare la doccia, grigia di calcare. Una volta pulito, avevano raccolto le poche cose con cui erano fuggiti il giorno prima e avevano acquistato alcuni vestiti, del cibo e delle medicine per le sue ferite.
I cellulari erano finiti entrambi nel cestino per essere rimpiazzati con dei numeri usa e getta: il biondo avrebbe usato il suo per contattare i colleghi più stretti e tenersi aggiornato sulla situazione, mentre avrebbe ricontattato la moglie solo a storia conclusa, per non mettere lei e le bambine ulteriormente in pericolo.
Todd contava di non dover usare il proprio, se non per emergenza.
Alla tavola calda, Adam aveva mangiato con più appetito, ma sempre con una certa angoscia che gli stringeva la bocca dello stomaco: non era semplice, si sentiva braccato, in fuga da un mostro che non era certo di poter distruggere.
Una volta rimessi in viaggio, Todd era rimasto in silenzio, ma aveva l'aria evidentemente soddisfatta.
Ci avevano impiegato quasi due ore, ma alla fine avevano parcheggiato davanti ad un casolare dall'aspetto fatiscente in aperta campagna.
"Non farti ingannare dall'esterno. Vieni." Il vampiro aveva aperto la strada, spaccando un grosso catenaccio appeso alla maniglia d'ingresso come se fosse stato fatto di burro. L'interno effettivamente sembrava fare parte di un altro mondo, pulito ed evidentemente restaurato di fresco, arredato in modo spartano ma sobrio.
"Va bene, spiegami."
"E' stato un vero colpo di fortuna! Ero venuto a dare un'occhiata tempo fa, quando stavamo ancora cercando casa, ma non mi aveva particolarmente colpito, volevamo rimanere più vicini alla città... ad ogni modo, ho scoperto che al momento è stata tolta dal mercato per una causa pendente sul vecchio proprietario."
"Ah, capisco..."
"Dovrebbe rimanere sfitta e nessuno venire a importunarci per un po'. Almeno finchè non saremo riusciti ad organizzare un piano per togliere di mezzo Vernon."
"Ok." Adam lo aveva aiutato a controllare che acqua e luce fossero ancora attaccati, quindi aveva sistemato nella dispensa gli alimenti, familiarizzando con il nuovo ambiente: c'erano addirittura tre camere padronali, quindi non avrebbero avuto problemi di privacy, anche se l'unico che sembrava porseli era lui, non certo Todd...
I bagni erano nuovi e dagli impianti moderni, tutto sommato il vampiro pareva aver avuto una buona idea.
Adam aveva trascorso il resto del pomeriggio lavandosi a fondo sotto il piacevole getto bollente della doccia, dormendo e preparandosi un pasto veloce la sera. Era strano mangiare da soli, in particolar modo quando era chiaro che Todd non mangiasse affatto.
"E' un po'... non so come dire..."
"Hm, già. Anche io non sono più abituato, sai? E' parecchio tempo che non frequento un... non-vampiro..."
"Eppure ti ho visto bere... più di una volta."
"L'alcool e le bevande in generale non sono un problema. Certo, non sono l'ideale... abbiamo una dieta piuttosto monotona." Aveva sorriso, sorseggiando una birra.
Adam aveva sentito svanire l'appetito. "Come hai fatto... ad abituarti a..."
"Bere sangue? Fisicamente, il cambiamento è stato istantaneo, per quanto riguarda il resto..." aveva sospirato, oscurandosi in volto. "...Te l'ho detto, non ricordo molto. Il primo periodo è stato... complicato."
"Todd..."
"Sai, è facile scaricare tutta la colpa su Vernon. E' stato un grandissimo stronzo, ma la verità è che non sono più innocente di lui. Non ho... non ho scusanti per quello che ho fatto. Mi porterò questo peso dentro per sempre, ma... va bene così." Aveva voltato lo sguardo di lato, corrucciato.
"Lo sai, proprio non riesco a capirti." Adam aveva provato a stemperare l'atmosfera cupa che si era creata attorno a loro. "Quando parli del tuo passato... sembri così diverso! Poi ricominci a comportarti da porco, e allora..."
"Hm!" Todd era scoppiato a ridere, suo malgrado. "E' colpa tua..."
"Ma piantala! Non sono io, è il mio sangue."
Il vampiro lo aveva osservato qualche secondo, in silenzio: "No" aveva detto infine" Non è solo quello."
Adam era avvampato, preso in contropiede. "Meglio sgomberare, sono stanco."
"Ci penso io, tu vai a riposarti."
"Va bene. Grazie."
Era salito in una delle camere che aveva scelto da prima come sua: un letto singolo di poche pretese che però sperava avrebbe tenuto Todd lontano da lui.
Non aveva tenuto conto di una cosa fondamentale seguendolo fin lì: sarebbero stati soli, a stretto contatto, per Dio solo sapeva quanto... Adam si era morso il labbro inferiore, incerto. Quanto poteva durare prima che l'equilibrio che avevano raggiunto si spezzasse?

Il sangue immortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora