Capitolo 21

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Il giorno seguente, Todd aveva preparato ad Adam una sostanziosa colazione, guardandolo mangiare dall'altro lato del tavolo mentre sorseggiava un caffè scuro.
Il ragazzo sembrava in ripresa: c'era più colore sulle sue guance, e anche il morso sul collo stava iniziando lentamente a sbiadire, conferendogli un'aria più sana.
"Hai qualche idea su come potremmo affrontare Vernon?" Adam era andato dritto al punto, facendolo sorridere dietro il bordo della tazza.
"Stai guarendo, vedo."
"Todd... so di aver ferito Vernon, ma..."
"Quanto potremo stare tranquilli? Non ne ho idea. Certo, lo hai apparentemente messo fuori gioco, ma con le sue capacità..."
"Appunto. Dobbiamo agire finchè siamo in vantaggio."
"Lo so. C'è un problema però..."
"Quale?"
"Per quanto ne so, esiste solo un modo sicuro per ucciderlo, il fuoco. L'argento non ha effetti permanenti, quindi come possiamo toglierlo di mezzo? Voglio dire, non è semplice controllare..."
"No, capisco." Adam aveva giocherellato con gli avanzi di cibo nel piatto. "L'ultima volta, però, ci era andato piuttosto vicino. Potremmo in qualche modo bloccarlo nella casa infestata e darla alle fiamme?"
"Questo è l'altro problema: Axel e Dimitri. Vivono con lui, non lo lasceranno, nemmeno se tentassi di minacciarli, o peggio ancora, avvertirli."
"Come fanno a essergli leali?" Il biondo lo aveva guardato, contrariato. "E' assurdo."
"Purtroppo no. Vernon è stato più attento, con loro. Certo, li ha trasformati per divertimento, per non rimanere solo, ma con il tempo e l'esperienza, è diventato più scaltro." Todd aveva posato la tazza mezza vuota, disgustato. "Ho cercato di impedirglielo, ma non c'è stato nulla da fare."
"Quindi Axel e Dimitri VOLEVANO essere trasformati? E' questo che stai cercando di dire?"
"In parte. Vernon glielo ha fatto pensare."
Adam aveva abbandonato del tutto la pretesa di essere interessato dagli avanzi di cibo, mettendosi a braccia conserte. "Li ha manipolati? Come?! Non è possibile, Todd, non convinci certo le persone a lanciarsi dai ponti!"
"Vernon può farlo."
"Todd..."
"Ascolta, per te sembrerà assurdo, perchè tu hai carattere, Adam. Cazzo, hai ficcato un coltello nel collo di quel bastardo quando avrebbe potuto frantumarti con una mano! Ma non tutti sono come te... e Vernon ha un ottimo istinto nel trovare gente come noi."
"In che senso?" Adam lo aveva scrutato con attenzione, rendendo ancora più difficile quanto Todd stava per ammettere ad alta voce.
"Gente vulnerabile... suscettibile."
"Vulnerabile! Tu!" L'avvocato si era messo a ridere, scuotendo la testa.
"Te l'ho detto, ero giovane quando l'ho incontrato, e dannatamente stupido. Lo stesso vale per Axel e Dimitri, ognuno di noi aveva un punto debole: Vernon l'ha trovato, e usato per i suoi scopi."
"Ed è per questo che... ha trasformato tua sorella?"
Todd aveva fissato per un lungo momento Adam negli occhi chiari: naturalmente l'aveva capito subito, anche se si conoscevano da quasi due minuti.
"... Quello è stato il piano di riserva, quando non è più riuscito a controllarmi."
"Già, ci ha provato anche con me, solo adesso me ne rendo conto. Stava facendo leva sulla mia insicurezza, e quando non ha funzionato, è passato alle minacce."
"Le minacce sono la sua ultima spiaggia." Todd aveva annuito, passandosi stancamente una mano sugli occhi.
"Dunque Vernon mi vuole uccidere per arrivare a TE...?" Il tono era stato interrogativo, ma dal viso di Adam, Todd aveva intuito non fosse affatto una domanda.
"A quanto pare."
"Ma non ha senso! A meno che..." si era interrotto, spostando lo sguardo di lato.
Todd aveva notato il panico nei lineamenti tesi dell'altro, ed aveva dirottato la conversazione prima di farlo sentire ancora più a disagio. "Insicurezza... tu non sei affatto insicuro, Adam."
Il biondo aveva smesso di tormentarsi quelle labbra che sempre gli facevano venire pensieri sporchi ed era tornato a focalizzarsi su di lui:
"Tu mi vedi in modo strano, Todd. Non sono coraggioso come credi, anzi, me la faccio sotto quasi tutto il tempo." Aveva riso, amareggiato "E sono insicuro, eccome. Non conosco la metà delle cose che mi stanno succedendo, non ne ho il minimo controllo! Le uniche certezze della mia vita erano la mia famiglia e il mio lavoro, e guardami adesso! Non sono un supereroe, Todd. Non sono proprio nessuno..."
"Beh, sarà anche vero, ma sei un nessuno che ha quasi eliminato un vampiro di qualche centinaio d'anni.-
"Centin...? Ok, questo forse preferivo non saperlo."
Valentine aveva sorriso, sollevato nel notare come il momento di imbarazzo fosse stato rapidamente dimenticato.
"A quanto pare ci siamo entrambi fatti un'idea sbagliata l'uno dell'altro..." aveva detto al ragazzo, sinceramente divertito.
"Hm, eppure non riesco proprio ad immaginarti fragile e indifeso!"
"Ho avuto anni per maturare..." il telefono di Adam era squillato nella stanza accanto, e si era interrotto.
"Scusami." Il biondo si era alzato per andare a rispondere, lasciando Todd immerso nei propri ricordi per qualche minuto. Solo quando il tono della sua voce era cambiato in maniera allarmante, si era riscosso ed era andato a controllare cosa stesse succedendo.
"Tutto bene?" Gli aveva domandato dallo stipite.
Adam stava tenendo il cellulare stretto in mano come se avesse voluto spezzarlo in due: "...No. Era... il mio capo. Al lavoro è scoppiato un casino, a quanto pare qualcuno ha assistito all'aggressione di Vernon ed ha sporto denuncia. Tutto lo studio è venuto a saperlo, mi hanno sospeso le ferie per darmi un congedo temporaneo, finchè la faccenda non si sarà risolta."
"Per risolta intendono quando avranno arrestato Vernon?" Todd si sarebbe quasi messo a ridere, se non fosse stato più drammatico che comico.
"Sì, vogliono che rilasci una dichiarazione e che collabori con la polizia per trovarlo. Figurati! Mi faranno un sacco di domande... non abbiamo molto tempo, Todd. Posso decidere di non presentarmi, ma lo studio mi farà pressioni. L'hanno presa molto sul personale, se non mi muoverò io, lo faranno loro. Dobbiamo sbrigarci."
Il vampiro si era passato una mano sulla barba, pensieroso: non aveva proprio considerato che la faccenda potesse complicarsi tanto in fretta.
"D'accordo. Mettiamoci al lavoro." Aveva annuito, tornando in cucina.

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