Aveva oscillato a lungo fra la coscienza e un sonno inquieto, in mezzo al via vai di camici bianchi e suoni di strumentazioni mediche.
Era stato torturato da una lunga infinità di arnesi, mani, voci indistinte, finchè, finalmente, un tardo pomeriggio, non aveva aperto gli occhi e visto in maniera indistinta un soffitto modulare dai colori neutri.
Sua moglie dormiva scomposta su una sedia, accanto al suo letto, mentre lui aveva una gamba immobilizzata da un tutore, le dita di una mano pesantemente fasciate, e il braccio sinistro perforato da un lungo ago attaccato a una flebo per metà ormai svuotata.
Non si era mai sentito tanto confuso e inerme in vita sua: le palpebre gli risultavano tanto pesanti da riuscire a malapena a tenerle socchiuse, mentre tentava di assorbire le informazioni che gli arrivavano dal mondo circostante.
Pensare pareva un compito insormontabile, i pensieri gli si accavallavano in un moto accartocciato nel cervello, rendendogli le idee ancora meno chiare.
'Dove... cosa...' parole che ritornavano in un continuo mantra, nomi che improvvisamente comparivano per poi riperdersi in un infinito maremoto di citazioni a lui sconosciute, e gli ci era voluto uno sforzo sovrumano per riuscire a sillabare, prima silenziosamente, poi in modo discernibile, una sorta di affermazione in direzione di Cleo.
Sua moglie si era svegliata di soprassalto, la sua attenzione immediatamente su di lui, un'espressione di puro sollievo che si irradiava rapida su tutto il suo viso, speculare alla sua, che non poteva essere più sconcertata.
"Tesoro" gli aveva detto, mettendogli una mano sull'unico braccio illeso. "Mi riconosci? Sai dove ti trovi?"
"Mh" era riuscito ad annuire, con un vago cenno del capo. "Ospedale?" Aveva quindi aggiunto dopo una lunga pausa, spezzando la parola in un numero eccessivo di sillabe.
"Sì! Si... ti hanno trovato... come ti senti?" Cleo lo aveva osservato quasi trepidante, mantenendo un tono di voce premurosamente basso.
"Io..." Adam aveva tornato a studiare il proprio corpo, abbandonato nel letto, come se fosse quello di un estraneo.
"Hai una brutta distorsione e le dita della mano fratturate... riesci a respirare?"
Lui l'aveva guardata come se parlasse in una lingua sconosciuta: non riusciva ad afferrare il motivo della domanda, finchè non aveva provato a schiarirsi la voce e tutto il suo torace si era contratto in uno spasmo di dolore lancinante.
Era rimasto immobile, tentando di incanalare aria nei polmoni che sembravano essere diventati di cemento, ma i suoi muscoli facevano di tutto fuorchè collaborare, come se avessero sviluppato un proprio flusso di coscienza.
"Hai le costole incrinate, tesoro. Prendi fiato un po' per volta. Il dottore ha dovuto intubarti per due giorni, hai rischiato di perforarti i polmoni."
"GIORNI?" Adam aveva ripetuto inebetito, sotto shock, singhiozzando mentre finalmente riusciva a inghiottire qualche sorso di aria. La gola gli bruciava come se avesse deglutito frammenti di vetro.
"Sei qui da quasi una settimana, ormai. Ti hanno dato molte medicine per farti dormire... hai avuto una forte concussione. Siamo stati tanto preoccupati, ma da ieri hai iniziato a migliorare." Cleo lo aveva fissato con le lacrime agli occhi e il labbro inferiore che tremava come quando rischiava di scoppiare a piangere.
Adam le aveva stretto le dita fredde fra le sue, in un gesto automatico di conforto. Lei le aveva guardate e aveva sorriso.
"Ti ricordi cos'è successo?" Gli aveva quindi chiesto, incerta.
Adam l'aveva osservata indietro con uno sguardo vuoto, interrogativo. 'Cos'era successo?' Il suo cervello era riuscito a formulare in maniera coerente, anche se non aveva idea della risposta.
Qualcosa di oscuro e sgradevole si era smosso, nel fondo della sua coscienza: delle sensazioni di terrore, ansia e collera, poi erano arrivate delle immagini strane e contorte, di facce, corpi, una pala e un accendino, e alla fine il ricordo di un odore disgustoso, rivoltante, ben distinto di carne bruciata, che lo aveva scosso in un forte tremito dalla testa ai piedi.
"Va tutto bene, resta con me." Lo aveva rassicurato sua moglie, ma lui era come bloccato in un'altra realtà, una fatta di erba, laghi di sangue e puzzo di carburante incendiato.
"Tesoro, calmati!"
Ma il tremito era solo cresciuto a livello esponenziale, rischiando di farlo cadere dal letto, mentre due occhi malevoli lo fissavano dal centro una palla di fuoco, come tizzoni ardenti.
Degli infermieri erano entrati di corsa nella stanza per intervenire, ma tutto quello che era stato in grado di vedere erano state delle mani adunche protratte verso di lui, che lo placcavano saldo al terreno, poi l'odore pungente del sangue lo aveva nauseato a tal punto che doveva aver rimesso.
Cleo aveva parlato concitata, a mille miglia da lui, e gli infermieri dovevano avergli aumentato la dose di sedativo, perchè immediatamente si era sentito sollevare verso l'alto, lontano dalla scena infernale che lo circondava, verso un'altra voce, più maschile e stentorea, che gli chiedeva come preferiva le uova.
'Strapazzate' aveva risposto, prima di perdere del tutto i sensi, tornando a cadere in un sonno privo di sogni.Aveva continuato in quella maniera per tutta la settimana successiva, la memoria che andava e veniva a sprazzi, sovrapponendosi sporadicamente agli stati di veglia e sonno che venivano scanditi dalle medicine che gli venivano somministrate.
Con il passare dei giorni, aveva ricominciato a parlare e ad essere in grado di sostenere una buona conversazione, ma gli ci sarebbe voluto ancora del tempo per ristabilirsi completamente.
"E' sicuro?" Gli aveva chiesto il responsabile del reparto, corrucciato, quando gli aveva domandato di provare a riconsiderare il dosaggio degli antidolorifici. "Le costole..."
"Fanno male, ma per la maggior parte del tempo, non faccio altro che dormire. Vorrei solo... riuscire a pensare." Aveva spiegato, frustrato: anche se aveva ormai recuperato quasi tutti i ricordi dello scontro con Vernon, c'erano ancora tanti punti oscuri che non si riusciva a spiegare.
"Faremo un tentativo, in fin dei conti, lei è giovane e in ottima forma, nonostante quello che le è successo." Aveva sospirato il medico, scuotendo la testa. "Ma se dovesse avere problemi, deve contattare immediatamente un infermiere."
"D'accordo." Aveva annuito Adam, osservandolo scribacchiare qualcosa sulla sua cartella, prima che si volatilizzasse nel dedalo di corridoi al di fuori della sua stanza. Lo aspettava ancora una lunga strada in salita.

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Il sangue immortale
TerrorAdam Walsh non vedeva l'ora di disfarsi di quella maledetta casa infestata... certo non poteva sapere che il compratore sarebbe stato un affascinante vampiro di nome Todd Valentine.