Capitolo 18

209 8 0
                                    

Adam si era passato una mano sul viso controllando l'ora, esausto: erano le due del pomeriggio, e ancora non aveva mangiato.
Aveva speso la mattina a lavoro, cercando di combinare qualcosa di utile nell'attesa che arrivasse la sera, quando Todd sarebbe passato a prenderlo.
Da quando Cloe e le bambine se ne erano andate, la casa era diventata di un silenzio inquietante, creandogli non pochi problemi a prendere sonno, senza contare gli incubi su Vernon, che lo svegliavano di continuo con accessi di sudore freddo.
Aveva sbadigliato, scendendo le scale dello studio per andare a mangiare un panino al bar all'angolo.
"Adam" lo aveva chiamato una voce alle sue spalle, facendolo istintivamente voltare.
Vernon Foley era lì, fermo sul marciapiede che lo fissava.
"Cazzo!" Aveva esclamato, svegliato di soprassalto da una scarica di adrenalina. Era indietreggiato verso la porta ma Vernon era stato più veloce, arrivando come un treno su di lui: non aveva detto nulla, l'aveva solo afferrato per il collo, sbattendolo contro un'auto parcheggiata.
Una passante aveva gridato terrorizzata, chiedendo aiuto, ma il vampiro non aveva comunque mollato la presa. Adam lo aveva aggredito con tutta la forza che aveva in corpo, colpendogli il braccio, ma era stato come centrare del marmo.
Vernon si era piegato su di lui, girandogli la testa di lato per scoprire la gola. Lo aveva azzannato con una brutalità spaventosa, mandando uno sprazzo di sangue a finire sulla carrozzeria e il marciapiede sotto di lui.
Adam aveva liberato una mano, tastandosi frenetico la cintura dei pantaloni dove teneva sempre nascosto uno dei coltelli d'argento. Lo aveva stretto nel pugno e lo aveva conficcato di slancio nel collo di Vernon, che aveva emesso un urlo strozzato, rovinando a terra, inerme.
Adam non era rimasto fermo a guardare, si era lanciato dentro lo studio, facendo le scale a quattro alla volta, correndo a nascondersi nel bagno, per quando fosse probabilmente inutile. Aveva composto il numero di Todd con dita tanto tremanti che gli ci erano voluti tre tentativi.
"Ehi, stavo giusto per partire" gli aveva risposto il vampiro, ignaro.
"Todd..." lo aveva chiamato con voce rotta, incapace di formare una frase di senso compiuto.
"Cos'è successo?!"
"Vernon...è qui..."
"Arrivo subito! Non uscire, non ti muovere." Todd aveva staccato la comunicazione, lasciando Adam solo in un mare di terrore.

Todd era corso a tutta velocità con la sua Porsche attraverso la città in preda a una furia ed un panico ciechi.
Vernon li aveva presi in contropiede, avrebbero dovuto essere meno ingenui... meno stupidi.
"Adam!" Aveva urlato, piombando nello studio, dove un paio di suoi colleghi stavano prendendosi cura di lui. Era ferito, fortunatamente non in modo grave, anche se aveva la camicia per metà infradiciata di sangue.
"Sto bene." Gli aveva detto l'altro, in evidente stato di shock.
"Che cosa cazzo è successo?!"
"Potete lasciarci soli un minuto? Grazie." Adam aveva congedato gli altri avvocati, continuando a premere un asciugamano sul morso che aveva tra la scapola e il collo. "Vernon era... mi stava aspettando fuori dalla porta! Sono stato un idiota, non avrei dovuto uscire senza controllare, ma ero stanco..." si era posato una mano sugli occhi e il suo viso si era accartocciato.
"Ehi, non è stata colpa tua! E' stato quel maledetto stronzo! Ed è anche colpa mia, non avrei dovuto lasciarti solo. Sono un cazzo di idiota..."
"Sì, sono abbastanza d'accordo." Aveva scherzato il biondo, rabbrividendo dalla testa ai piedi. Todd gli aveva poggiato una mano sul ginocchio per conforto, preferendo non eccedere per non farlo spaventare ulteriormente.
"Come hai fatto a...?"
"Avevo un coltello d'argento con me. Da quando mi hai raccontato come... non lo lascio mai. L'ho centrato in gola, e mi ha lasciato andare."
Todd aveva dovuto contenersi una volta di più: quel ragazzo aveva palle sul serio, così tante che forse avrebbe dovuto chiedergliene in prestito.
"Vuoi che ti accompagni in ospedale?" Gli aveva domandato, preoccupato.
"No, sto bene, sono solo... cazzo, non ho mai avuto tanta... in vita mia..."
"Quello mi sembra del tutto normale. I tuoi colleghi?"
"Ah, loro... vorrebbero sporgere denuncia per aggressione, ma ho impedito loro di farlo. Non voglio che Cleo lo venga a sapere, tornerebbe qui, e..."
"No, infatti."
"Già... senti, potresti... accompagnarmi a casa?"
"Certo, ma sai bene che non potrai rimanere lì. Non dopo oggi..."
"No, no, vorrei solo prendere alcune cose prima di..."
"Non credo sia una buona idea Adam. Faremmo meglio a sparire, almeno per un po'."
"Capisco. D'accordo, allora. Lasciami solo... organizzare un minuto."
"Ok. Ti aspetto nell'atrio."
"Bene. A dopo."

Il sangue immortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora