Il fine settimana seguente, sua moglie aveva lasciato la camera per tornare dalle bambine, subito dopo pranzo, e gli aveva rimboccato premurosamente le coperte prima di depositargli un bacio sulle labbra.
Adam si era appisolato, stanco per lo sforzo di aver provato a scendere dal letto e fare qualche passo appoggiato a una stampella: gli sembrava di aver attraversato l'Oceano Atlantico, anche se in realtà doveva aver percorso solo pochi metri.
Qualcosa lo aveva svegliato, forse il cigolio della porta o della scomoda sedia che occupava sempre sua moglie, ma quando aveva socchiuso le palpebre, era sobbalzato, colto alla sprovvista.
"Cosa...?" Aveva bofonchiato, mezzo addormentato, passandosi le mani sugli occhi per essere sicuro di non avere le visioni. "Alexandra?"
"Ciao, Adam." Lo aveva salutato lei, confermandogli di essere in carne e ossa posandogli una mano sulla sua, ancora pesantemente fasciata.
Si erano scrutati in silenzio per qualche secondo, i loro sguardi colmi di domande a cui non sapevano dare voce.
"Come stai?" Gli aveva chiesto infine lei, indicando le parti evidentemente ferite del suo corpo.
"Bene." L'avvocato si era schiarito la voce, scuotendosi dallo stato di shock iniziale. "Fratture a parte, perlomeno."
"Sì, lo vedo."
"Anche tu... il tuo braccio... e la tua gamba! Non erano...?"
"Come vedi, son tornati al loro posto, grazie anche al tuo sangue, in effetti." Aveva sorriso lei, vagamente imbarazzata. "Non che te l'abbia rubato senza chiedertelo, ovviamente! Era già, come dire, disponibile, e così..."
"Dov'è Todd?" L'aveva interrotta il biondo, trapassandola con i suoi occhi cerulei. Non la conosceva bene, ma era chiaro che stesse tergiversando. "E Vernon?"
"Vernon è morto, Adam. Nell'incendio che..." si era interrotta, senza guardarlo in faccia.
"'Che' cosa? Cos'è che non mi stai dicendo? Todd sta bene? Dov'è?"
"Adam, cosa ricordi di quel giorno?" Alexandra lo aveva guardato di sottecchi, quasi con reticenza.
"So che Vernon mi aveva preso, poi tu mi hai liberato... dopo è tutto confuso. C'è stata una lotta, e ho questa immagine di un prato sporco di sangue e di fiamme..."
"Soltanto questo?" Alex lo aveva pressato, scivolando sul bordo della sedia come se stesse pendendo dalle sue labbra.
Adam aveva scosso le spalle, provocandosi una fitta di dolore ai lati del torace. -Sì.- Aveva ammesso, arrabbiato con se stesso per non essere in grado di focalizzare meglio. "Insomma, no. Non lo so, non riesco a..." aveva preso un lungo respiro, rendendosi conto che stava di nuovo iperventilando.
"Voglio sapere cos'è successo."
"Va bene, te lo dirò." La vampira si era passata le mani sul viso, e solo allora l'avvocato si era accorto che stava piangendo.
"Todd... è MORTO, Adam."
Adam era rimasto immobile come una statua di pietra, mentre assorbiva il peso opprimente di quella frase, il silenzio sceso tra di loro spezzato solo dal suono incessante del monitor che rilevava i suoi valori vitali. Morto.
'Ma che cazzo stai dicendo!' Avrebbe voluto urlarle contro, ma non lo aveva fatto, perchè sapeva che era vero.
Doveva esserlo, perchè altrimenti di fronte a lui ci sarebbe sicuramente stato il suo amante invece di lei, e in quel momento, in quel preciso momento, qualcosa dentro di lui si era irrimediabilmente piegato fin quasi a spezzarsi.
"Dimmi come." Si era sentito dire in tono estraneo, come se stesse fluttuando al di fuori del proprio corpo. Todd era MORTO.
"Vernon era stato messo fuori gioco, credo tu fossi riuscito in qualche modo a rovesciargli una libreria addosso, in camera sua, e poi Todd lo aveva pugnalato al collo. Dovevamo portarlo in cortile, chiamare Axel con le taniche e dargli fuoco, ma non ci siamo mai riusciti. Lui ha... ripreso quasi subito i sensi, e ci ha decimato, in pochi secondi. Ha afferrato Axel e lo ha letteralmente smembrato a mani nude, io non... lo avevo mai visto fare una cosa del genere." Alexandra, aveva deglutito con difficoltà, allucinata.
"Nella colluttazione, la prima tanica si è rovesciata su Axel, e Vernon, finito il lavoro, ha bruciato i suoi resti. E' accaduto tutto nel giro di un istante, non siamo nemmeno riusciti a reagire." Aveva represso un singhiozzo, evidentemente in conflitto con se stessa.
"Todd ha capito cosa stava succedendo prima di me, e mi ha gridato di correre a prendere l'altra tanica, ma Vernon era in vantaggio su di noi, e mi ha strappato il braccio prima ancora che riuscissi a farci qualcosa di concreto. Dopo sei arrivato tu..."
"Sì." Quel punto era uno dei pochi ricordi limpidi di Adam. "Todd lo stava tenendo occupato e io sono corso a cercare l'accendino, ma poi sono caduto..."
"Non sei caduto, è stato Vernon a scagliarti indietro di almeno due metri. Pensavo ti avesse rotto l'osso del collo." La ragazza aveva scosso la testa. "Invece eri finito accanto all'accendino, e hai dato fuoco a quel maledetto."
'Certo' aveva pensato Adam: l'odore di carburante e carne bruciata, i tizzoni ardenti che lo fissavano malevoli... eppure mancava qualcosa di importante.
"Todd!" Aveva realizzato con un forte tremito, cercando gli occhi di Alexandra, tanto simili a quelli del fratello. Occhi che lo avevano osservato in mezzo alle fiamme per un'ultima volta.
"Sì."
"Ma perchè... PERCHE' non ha preso il mio sangue?! Ero solo pochi passi da lui..."
"Non ha potuto. Lui ha... tenuto Vernon piantato al suolo, per..."
"Perchè stava cercando di arrivare a me, e se ci fosse riuscito, si sarebbe guarito." Il ragazzo aveva chiuso gli occhi, tentando di frenare la cascata di lacrime che iniziava a pungergli il retro delle palpebre.
"E' così." Aveva confermato Alexandra, osservandolo in silenzio. "Si è sacrificato per noi, Adam. Quando quel bastardo finalmente ha smesso di lottare, per mio fratello ormai era troppo tardi."
Il biondo aveva annuito, più verso se stesso che nei confronti della vampira, la sola mano sana che gli rimaneva chiusa ad artiglio intorno al lenzuolo che lo copriva, per tenersi attaccato a qualcosa di solido mentre davanti a lui si spalancava un immenso baratro nero di rabbia, impotenza e immenso dolore.
Si era portato il braccio fasciato al petto, il dolore alle costole incrinate che tornava improvviso a farsi sentire, e gli ci era voluto parecchio tempo per capire che in realtà quello che gli infliggeva più sofferenza era la parte di lui che aveva provato dei sentimenti per Todd, parte che adesso lo stava abbandonando per spaccarsi in frammenti microscopici dei momenti che avevano condiviso.
Era un'atroce agonia, la perdita, la disperazione e il senso di colpa per non aver potuto fare niente per aiutarlo. "Perchè diavolo sei stato tanto altruista?" Aveva pensato, inerme.
"Ho avuto anche io la tua stessa reazione, sai?" Alexandra lo aveva preso per una spalla, conciliante. "Non riuscivo a capire come avesse potuto prendere una decisione del genere! Ma in fin dei conti, Todd era fatto così, e guardandoti adesso, credo di intuirne il motivo. Non sono sempre stata una brava sorella, anzi direi tutto il contrario..."
"Sì, me ne ha parlato."
"Davvero?" La vampira era sembrata a dir poco sorpresa.
"A grandi linee." Adam aveva scosso le spalle, tornando con la memoria alla conversazione di quel giorno, e a quanto Todd gli aveva rivelato della sua vita da normale essere umano. "Penso che in cuor suo fosse dispiaciuto per come sono andate le cose tra di voi."
"Ti ringrazio, ma ne dubito fortemente: non siamo mai andati molto d'accordo, e dopo quello che gli avevo fatto e la mia trasformazione..."
"Alex, io non ti conosco, ma, nonostante tutto, posso assicurarti che Todd non ti odiava, e soprattutto non ti incolpava delle azioni di Vernon, era molto più perspicace di così."
"Accidenti" la vampira lo aveva squadrato, colpita. "Devi scusarmi, per un momento mi è sembrato di tornare a sentir parlare mio padre. Non so se ti ha detto anche questo, ma i nostri genitori sono morti da anni, e per colpa mia, Todd non ha neanche potuto dirgli addio." Aveva abbassato lo sguardo, prendendo un'aria remota. "Non se lo meritava, sono stata così vendicativa e meschina con lui..."
"Ascoltami. Vernon era non solo un manipolatore figlio di puttana, ma un verme marcio nel midollo, eppure Todd è stato in grado di superare quello che gli aveva fatto, che aveva fatto a entrambi voi, e decidere che meritava comunque una seconda possibilità. Questo non è certamente da tutti, ed è per lo stesso motivo che sono sicuro che fosse passato oltre tutto ciò di negativo che c'era stato tra voi due."
"Questo è... accidenti, Adam, potrà sembrarti forse stupido, ma hai centrato il suo carattere in pieno. Sai, quando ho visto Todd molto preoccupato per te, ero confusa, non riuscivo a capire come... non ho mai capito davvero come potesse avere certe preferenze: frequentava tanti uomini diversi, anche sposati, e poi era arrivato Vernon. Io pensavo facesse certe cose per ribellione, addirittura per spregio, era uno schiaffo in faccia a tutti i valori dei nostri genitori, della nostra famiglia, e per questo ero sempre in collera con lui. Poi vi ho visti insieme, cosa eravate disposti a fare l'uno per l'altro, ed era innegabile: Todd non si era mai comportato cosi con nessuno, prima, e sono piuttosto certa, guardandoti ora, che fosse lo stesso per te."
"Io non..." Adam aveva iniziato, scuotendo la testa, ma fermandosi a metà della frase quando aveva realizzato che, nonostante Cleo, nonostante le sue figlie, era andando incontro alla morte a braccia spalancate, e se l'aveva fatto era stato solo per un motivo: Todd.
"Una delle prime cose che mi sono ricordato, dopo essermi svegliato, mi perseguita." Aveva ammesso, distogliendo lo sguardo da Alexandra.
"Quando stava lottando con Vernon, nel fuoco... lui mi ha guardato. Mi ha guardato dritto negli occhi. Continuo a pensarci, per tutto il tempo in cui siamo stati insieme non avevamo mai parlato di..." non avevano pensato alle conseguenze, a cosa sarebbe accaduto una volta eliminato Vernon, alla scelta inevitabile che Adam avrebbe dovuto fare tra la sua famiglia e Todd.
Perchè avrebbe dovuto prenderla, quella decisione, adesso ne era più che certo, se solo Todd non fosse...
"Non serviva parlarne, Adam." Aveva sentito la voce di Alexandra provenire da molto lontano, come attraverso una parete insonorizzata. "C'è un altro motivo per cui son venuta qui, oggi."
"Non capisco." Il biondo si era riscosso, abbandonando per un istante il flusso irrefrenabile dei ricordi.
"Il segreto sul tuo sangue. Adesso lo conosco solo io." La vampira aveva fatto un sorriso mesto. "E farò quello che sono sicura Todd avrebbe fatto al mio posto: non lo dirò a nessuno."
"Io... non so cosa dire." Adam l'aveva squadrata, senza parole.
"Non devi dire niente, è quello che avrebbe voluto." Aveva sorriso lei, voltandosi verso il corridoio dove stavano iniziando a preparare i carrelli per il pranzo.
"Credo sia meglio che me ne vada." Si era scusata, alzandosi in piedi. "Non credo ci rivedremo, Adam: per quanto il tuo sangue dell'Immortalità possa essere una forte tentazione, non è per questo che ho scelto di essere trasformata. Nè per fare un dispetto a Todd, per quanto possa ormai avere importanza."
L'avvocato l'aveva osservata muoversi verso la porta, in silenzio.
"Starai bene?" Le aveva chiesto, notando quanto, nonostante le sue parole determinate, anche lei fosse assorta nei proprio oscuri pensieri.
"Probabilmente, sì, tra un po' di tempo... sono sempre riuscita in qualche modo a cavarmela." Aveva scrollato le spalle la vampira, con un lungo, pesante sospiro.
"Credo che anche per te sarà lo stesso. Addio, Adam. Buona fortuna." Gli aveva lanciato un'ultima, rapida occhiata, prima di sparire dalla sua vita una volta per tutte.
"Addio." Aveva risposto il biondo alla stanza ormai vuota, lasciando che anche l'ultimo frammento che lo teneva collegato a Todd e a tutti i sentimenti che aveva provato per lui si seppellissero dolorosamente nella sua anima, chiudendoli a chiave e conservandoli gelosamente in un angolo dove sapeva non li avrebbe mai dimenticati. "Addio."FINE
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Il sangue immortale
TerrorAdam Walsh non vedeva l'ora di disfarsi di quella maledetta casa infestata... certo non poteva sapere che il compratore sarebbe stato un affascinante vampiro di nome Todd Valentine.