Capitolo 1

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Adam Walsh aveva guardato l'acquirente passeggiare tra una stanza e l'altra con aria assorta, chiedendosi quanto ancora ci sarebbe voluto.
Di norma non veniva di persona a mostrare la casa, lasciava tutto in mano all'agente, ma dato che l'uomo gli aveva assicurato di essere più che intenzionato all'acquisto, aveva fatto uno strappo alla regola.
E se ne stava amaramente pentendo.
Aveva evitato con cura la camera da letto, ma non per questo riusciva a non sentirli o vederli, anche se solo con la coda dell'occhio.
Un soprammobile era ruotato di mezzo giro quando gli era passato davanti, nel corridoio, e aveva trovato uno dei quadri del salotto a faccia in giù sul pavimento.
L'uomo con la barba (Todd Valentine, così si chiamava) sembrava non averci fatto caso, in fondo erano a metà dei traslochi, cose del genere potevano succedere.
Peccato che, nel corso dell'anno e mezzo in cui Adam, Cleo e i bambini ci avevano vissuto, fosse capitato troppo spesso.
"Una casa incantevole... che struttura... non ne fanno più così..."
"No." Adam si era riscosso dal proprio torpore, piazzandosi un calmo sorriso di convenienza sulla faccia. "Come le avranno spiegato, è stata ristrutturata mantenendo le pareti originali del vecchio casolare. Alcune parti sono di inizio Ottocento..."
"Naturalmente. Si vede occhio nudo..."
Adam aveva mantenuto un'aria educatamente serena. A posteriori, i conti tornavano: mura vecchie, vecchi abitanti...
Qualcosa si era spostato passando nel corridoio, dietro di lui, sollevando una corrente fredda che gli aveva fatto accapponare la pelle.
"Allora, cosa ne dice?" Aveva tagliato corto, iniziando a innervosirsi sul serio. Era sempre peggio quando c'era solo lui, voleva solo far firmare il contratto e andarsene più in fretta che poteva.
"La prendiamo. Ha portato le carte?" Todd aveva annuito, venendo nella sua direzione.
"Certamente." Adam le aveva estratte dalla sua borsa da lavoro e gliele aveva appoggiate sul ripiano della cucina. Ne aveva inviata una bozza a Valentine qualche giorno prima, in modo che la potessero valutare i suoi avvocati.
Per quanto riguardava lui, non ce ne era stato bisogno, lo faceva di lavoro e l'aveva praticamente battuta di propria mano.
Valentine aveva firmato sotto i vari segni e gli aveva porto una mano grande quanto quella di un lottatore di wrestling. Era più alto di lui di una ventina di centimetri, eppure non era la statura che metteva in soggezione.
C'era qualcosa di strano in quell'uomo, quasi come le presenze dentro la casa... non era nulla di tangibile, ma si poteva percepire sotto la superficie.
"Grazie Adam..." gli aveva detto, scoprendo una serie di denti bianchi e perfettamente dritti.
"Grazie a lei signor Valentine." Gli aveva stretto la mano, facendo in tempo a notare quanto fosse fredda prima di perdere di colpo i sensi.

Il sangue immortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora