Capitolo 4

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Jimin si svegliò presto. Stranamente quella mattina era di buon umore, anche se Jungkook non era più al suo fianco. Guardò la sveglia posta sul comodino e vide che erano le 7,30. Sarebbe riuscito ad entrare alla seconda ora. Come al solito era in ritardo. Così si alzò, si mise le ciabatte e scese di sotto. Calpestò qualcosa, forse un biglietto. Era la scrittura di Kookie.

Buongiorno hyung, sono uscito presto per andare a scuola e non ho voluto disturbarti. Spero tu sia bene. Raggiungimi. Kookie.

Il minore si era alzato presto, aveva preparato la colazione e scritto quel messaggio al suo hyung per non farlo preoccupare. Gli era dispiaciuto vederlo così sofferente, la sera scorsa. Jungkook era a conoscenza del suo passato turbolento, sapeva che le sue reazioni furibonde erano giustificate, erano dettate dalla rabbia. Dalla paura di accettare qualcosa, come i sentimenti, l'affetto, che in tutti questi anni aveva cercato di eliminare. Era sicuro che il suo hyung avesse solo bisogno di amore, di qualcuno che curasse le ferite del suo cuore, e lui era lì apposta. Avrebbe fatto di tutto per lui.

Jimin si alzò sorridente, anche se gli costava ammetterlo, le attenzioni del piccolo Kookie lo facevano sentire importante, gli voleva davvero tanto bene. Mangiò di gusto tutto, era un bravissimo cuoco. Inoltre, non perdeva occasione per cucinare tutti i suoi piatti preferiti. E Jimin lo apprezzava, molto.

Raggiunse la scuola, per fortuna era a pochi isolati da casa loro e arrivò in tempo. Incontrò nei corridoi Hoseok e Jungkook che scherzavano alle macchinette.

<<Buongiorno>>, li salutò. Entrambi si stupirono di quel gesto. In genere erano loro a dover iniziare la conversazione, ma questa volta fu diverso.

<<Ciao Jimin>>, lo salutò Hoseok.

<<Tutto bene?>>, chiese Jungkook dandogli il suo caffè. Jimin scosse la testa e glielo lasciò.

<<Benissimo direi, oggi sono felice>>, affermò sorridendo. Jungkook rimase ipnotizzato dal suo sorriso. Non era mai stato così radioso negli ultimi anni, e in cuor suo sapeva di esserne in parte la causa.

<<Wow, dimmi che sto sognando>>, disse Hoseok. Erano entrambi increduli di fronte ad un Park Jimin non in ritardo, vestito bene e che parlava in maniera civile. Che ne avevano fatto del loro amico?

<<Andiamo in classe su! Ciao Jungkookie>>, mormorò portandosi dietro Hobi. Jungkook rimase fermo sul posto. Era felice, tanto.

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Le ore passarono in fretta e i due ragazzi salutarono Hoseok per tornare a casa. La strada fu sommersa dal silenzio. Jimin non disse nulla per paura di commettere un altro errore, e Jungkook si fece gli affari suoi non volendo guastare quell'attimo di pace vissuto dall'amico. Arrivarono a casa. Jimin andò in camera sua e Jungkook presa la posta. C'era una lettera non destinata a lui. Così lo seguì e gliela diede.

<<Per me?>>, domandò togliendosi le cuffie. Jungkook annuì.

<<È dei miei genitori>>, mormorò con disprezzo. Il minore sentì il sangue raggelarsi. Tutta tranquillità di Jimin finirà nel momento stesso in cui aprirà e leggerà il contenuto della lettera.

<<Vuoi che me ne vada? Così la leggi tranquillamente>>, propose avvicinandosi alla porta. Jimin gli chiese di restare e lesse ad alta voce quello che c'era scritto. Erano ormai troppi mesi che non si vedevano, e gli avevano chiesto gentilmente di organizzare un pranzo insieme, a casa loro. Ovviamente Jimin non ci sarebbe andato per nulla al mondo. Il solo pensiero di rivederli gli faceva salire talmente tanto odio da voler distruggere qualsiasi oggetto in casa. Ma per fortuna, ancora una volta ebbe Jungkook affianco. In silenzio, si subì tutte le sue lamentele, grida di sconforto misto a dolore, abbracciandolo e cullando lo come un bambino spaventato.

<<Io non ci vado. Non esiste>>, affermò staccandosi. Era talmente preso da quella questione da non accorgersi della vicinanza del minore al suo corpo. Gli stava accarezzando i capelli, lasciandogli di tanto in tanto qualche bacio sulla fronte o sulle guance quando i toni usati diventavano troppo elevati. Era davvero dolce con il suo hyung.

<<Possiamo andare insieme se vuoi, ti accompagnerei volentieri>>, propose il più piccolo. Jimin sgranò gli occhi. Era forse sordo? Lui non voleva andarci, con o senza Jungkook.

<<No. Non ci andremo, fine della storia>>, rispose. Scacciò via le mani di Jungkook e si appoggiò alla finestra. Che dire, Kookie rimase ferito del suo gesto. Perché non gli dimostrava un po' di affetto? Era sicuro che avesse notato e apprezzato le sue attenzioni. Ogni tanto aveva bisogno anche lui di una parola di conforto, un abbraccio, un bacio sulla guancia. Ma questi, non arrivavano mai.

Jimin era ritornato ad avere uno sguardo glaciale. Guardava Jungkook con cattiveria, mentre lui era impegnato a giocherellare con un braccialetto regalatogli da Hosoek al suo compleanno. Nessuno sapeva cosa servisse per farlo sbottare definitivamente e abbandonare quell'uomo di ghiaccio. Nessuno.

<<Va bene Jimin, non ci andremo. Non volevo intromettermi. Adesso preparo qualcosa di caldo. Vuoi una cioccolata?>>, domandò alzandosi. Jimin rise.

<<Non voglio la tua cavolo di cioccolata ok? Sto morendo in questo momento, sono così arrabbiato con me stesso, così arrabbiato da voler distruggere tutto>>, affermò sconsolato.

<<Mi dirai mai perché soffri così tanto? Ti fidi di me hyung?>>, domandò cauto. Jungkook era l'unico in grado di calmarlo quando dava di matto, solo lui conosceva tutti i punti deboli e di forza di Jimin. Lui, che era stato anni e anni la sua ancora.

<<Mi fido solo di te a questo mondo. Te lo dirò, ma se ne fai parola con qualcuno ti puoi dimenticare di me, sono stato chiaro?>>, mormorò autoritario. Jungkook annuì e si sedette accanto a lui. Lo prese fra le sue braccia e insieme si sdraiarono. Il respiro di Jimin gli riscaldava il collo e Kookie gli accarezzava le braccia. Quella, era la sua posizione preferita.

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Quindi stiamo per scoprire il segreto di Jimin?🧐😏
Al prossimo capitolo!


Affection (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora