Capitolo 52

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Appena la madre li vide, sbiancò. Non li aspettava così presto. Quando sentì la voce del figlio al posto di quella di Jungkook pensò che fosse il momento gusto per dirglielo, senza considerare la possibile reazione del figlio. Una volta comunicato tutto, non si era minimamente preoccupata di andarla a trovare, o chiamarlo. Lasciò tutto nelle mani del minore. Mettendolo contro il ragazzo.

Jimin si sedette sul divano, e lei chiamò il marito. Jungkook seguì il maggiore, rimanendo in silenzio.

<<Come mai qui?>>, gli domandarono.

<<Voglio avere tutte le informazioni riguardanti mio padre, senza menzogne e giri intorno. Voglio la verità>>, affermò. La madre stette zitta, mentre il marito prese una cartelletta.

<<Tornerai da noi? Se lo farai saprai tutto, è una promessa>>, rispose. Jimin si alzò, pronto a dare di matto, ma Jungkook lo fermò, stringendogli la mano.

<<È un ricatto questo? Mi sembra una richiesta legittima sapere dove sia mio padre>>, alzò la voce.

<<Certo, ma noi non vogliamo perderti. Siamo sicuri che scapperesti da qualche parte con lui, allontanandoti da noi>>, affermò.

<<Questo è sicuro, non voglio avere nulla a che fare con voi>>, rispose fiero.

<<Allora non abbiamo nulla di cui parlare. Ti preghiamo di uscire da casa nostra e di non contattarci. Ciao Jimin>>, risposero andando via. Jimin si alzò e guardò Jungkook incredulo.

<<Stiamo scherzando vero? Cos'è un gioco questo? Come fanno a non capire quanto sia importante per me quella dannata cartelletta!>>, esclamò buttando tutto ciò che trovava a terra. Iniziò con i cuscini, poi qualche vaso, il portaombrelli, finché il minore non lo portò via di lì. In giardino.

Jimin non si calmò, aveva così tanta rabbia dentro da poter distruggere qualsiasi cosa a mani nude. Per loro era sicuramente una questione di principio, avevano sempre voluto dimostrare di essere di più forti, e anche questa volta cercavano di comandarlo. Qualsiasi persona, con un briciolo di umanità, avrebbe capito che l'unica cosa che cercava, era solo un po' d'affetto, da una figura genitoriale che non aveva mai avuto il piacere di conoscere davvero.

Jungkook lo fece sedere su un'amaca, vicino ai fiori curato dalla madre. Era lì che gli aveva fatto una promessa, quella di insegnarli cosa fosse l'amore, e a distanza di tempo, si accorse che non era servito a nulla. Quella rabbia non poteva essere annientata neanche da un amore così grande come il suo. Solo il tempo, riportato indietro, avrebbe potuto curare quelle ferite che da una vita cercavano di essere re marginate.

Non aveva sbagliato nel prendersi cura di lui, nel renderlo felice, nel proteggerlo. Ma qualcosa ancora mancava, ma lui non poteva risolvere tutto.

<<Jimin?>>, domandò una voce. Il maggiore si voltò, incontrando lo sguardo colpevole e dispiaciuto del fratello.

<<Jyhyung, cosa vuoi? Ridere anche tu di me?>>, rispose alzandosi. Il fratello alzò le mani, facendogli segno di calmarsi ed ascoltarlo, bastavano pochi minuti.

<<Lo so che mi odi, ma il non ti ho fatto nulla. Ti ho voluto bene, e te ne voglio ancora. Sei il mio unico fratello e voglio aiutarti>>, affermò. Jimin rise dall'assurdità di quella situazione. Non si parlavano da anni, e ora se usciva con queste dichiarazioni.

<<Ti aspetti che io ci creda?>>, continuò, ridendo.

<<Ho fotocopiato tutti i documenti che sono arrivati dal tribunale, ci sono anche foto, numeri di telefono dove puoi trovare tuo padre. Puoi provare, sono tuoi>>, propose. Jimin glielo strappò dalle mani, e lesse frettolosamente il contenuto. Di certo erano fogli ufficiali, avevano il timbro e firma del tribunale, in più erano presenti anche tutto quegli assegni di mantenimento che il padre aveva versato da anni, e che non gli erano mai arrivati. Ecco chi gli pagava la scuola, l'appartamento. Era lui. Avevano utilizzato i suoi soldi spacciandoli per propri. Adesso non aveva nessun motivo per rimanere con loro, anche la questione delle spese era risolta.

<<Dicono che è tornato da due mesi, e che se il tribunale firmerà la sua richiesta, possiamo incontrarci>>, affermò felice. Jungkook si avvicinò per leggere meglio, e strinse a sé il suo hyung per realizzare se fosse tutto vero o no. Sembrava di si.

<<É già stata accettata, ma non l'ho trovata in giro, credo che l'abbiano loro, oppure l'hanno fatta sparire. Sai come sono, non si fanno problemi ad eliminare le prove>>, affermò infastidito. Jimin notò qualcosa di strano nel suo guardo. C'era odio. Non l'avevo mai visto così arrabbiato. Forse negli ultimi tempi si era reso conto di chi avesse affianco. Ma lui non aveva Jungkook per proteggerlo, doveva cavarsela da solo.

<<Tu potresti cercare quello che manca? Potresti farlo, per me?>>, lo supplicò. Il fratello annuì.

<<Adesso devo andare, o inizieranno a sospettare. Jungkook, mi ha fatto piacere vederti. Prenditi cura di lui>>, affermò prima di andarsene. Jimin lo fermò con un braccio. Lo guardò intensamente prima di fare quello che non avrebbe mai creduto possibile. Lo abbracciò.

<<Grazie, apprezzo davvero il tuo aiuto. Uno di questi giorni vieni a casa mia, dobbiamo parlare di alcune cose>>, mormorò. Jihyung ricambiò l'abbraccio e gli promise che sarebbe passato.
Jimin non si fidava del tutto, ma sapeva che fosse un ragazzo intelligente, e sicuramente si era reso conto che quell'ambiente perfetto in cui credeva di vivere, forse non lo era più di tanto.

<<Hyung sei contento? Dobbiamo provare a chiamarlo!>>, esclamò Jungkook.

<<Andiamo via di qui. Devo leggere bene le carte, tranquillizzarmi e poi deciderò cosa fare>>, affermò trascinandolo via. Il minore lo seguì, e quasi correndo salirono in macchina. Il maggiore era turbato e felice allo stesso tempo. Era spaventato sia dal loro possibile rincontro, sia dalle conseguenze che avrebbe dovuto affrontare dai genitori adottivi. Era sicuro che si sarebbero vendicati, ma in quel momento non voleva pensarci.

L'unica cosa improntante era Jungkook e suo padre. Avrebbe dedicato a loro tutte le sue energie.

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Affection (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora