Capitolo 48

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La stessa sera Jungkook tornò a casa tardi. Erano le 4 del mattino quando varcò la soglia di casa. Il maggiore, nonostante fosse arrabbiato, l'aveva riempito di messaggi, chiedendogli di tornare. Era molto preoccupato.

Il minore stava bene però, aveva passato tutto quel tempo a casa di Hoseok, che da bravo hyung, l'aveva aiutato a stare più tranquillo.

Jimin era davvero in ansia per lui, e così decise di dormire nel suo letto. Aveva spruzzato un po' di profumo nel suo cuscino, in modo tale da sentirlo accanto. L'avrebbe perdonato subito pur di sapere che stava bene ed era li con lui.

Jungkook posò le proprie cose, ed entrò in camera sua. Appena vide il maggiore, in quella dolce posizione, sorrise. Non si aspettava di vederlo così. Credeva di trovarsi biglietti sparsi in tutta la casa che lo invitavano caldamente ad andarsene, ma non c'era nulla. Solo innumerevoli messaggi e chiamate perse.

Si sistemò a fondo del letto, per non disturbarlo. Non sapeva se fosse ancora arrabbiato, e se non volesse avere un anche minimo contatto fisico.

Era troppo tardi per dormire, il sonno non si decideva ad arrivare, ed era troppo nervoso solo per provarci. Il biondo però si svegliò, aveva fatto troppo rumore.

<<Jungkookie?>>, chiamò.

<<Si, sono qui>>, sussurrò. Jimin spalancò gli occhi e gli saltò addosso, sorprendendo entrambi da quel gesto istintivo.

<<Stai bene? Dove sei stato? Ero così in pensiero!>>, esclamò abbracciandolo. Jungkook lo tenne stretto, appoggiando il mento sulla sua spalla. Il maggiore era stranamente calmo. Il suo sguardo non sprigionava rabbia, né delusione. Solo gioia di averlo con sé.

<<Ero a casa di Hobi hyung. Mi dispiace per tutto, so che l'ho già detto mille volte, ma io non sono un tipo violento. Mi conosci, non ti farei mai del male>>, spiegò. Jimin gli credette. Era stata una reazione impulsiva, e anche uno calmo come lui ogni tanto aveva i suoi momenti di sfogo. Anzi, era strano il perché non l'avesse ancora fatto. Aveva sopportato tutte le lune del suo hyung, la sua rabbia, il rancore. Come poteva lui, non perdonare il primo e unico errore di Kookie?

<<È tutto ok, stai tranquillo. Mi sei mancato>>, affermò incontrando i suoi occhi. Il minore si avvicinò, ma fu Jimin a scontrare le loro labbra. Si mancavano entrambi tantissimo, ma avevano paura di muoversi. Jimin non l'aveva perdonato del tutto, e Jungkook non voleva fare passi falsi. Avrebbe lasciato tutto in mano sua, rimanendo al suo fianco e smettendola di essere così geloso. O l'avrebbe perso.

<<Tu mi ami vero? Anche se non stiamo insieme?>>, gli domandò Kookie. Aveva bisogno di sentirselo dire. Per riacquistare un po' di fiducia, gli serviva quella certezza. L'unica che gli importava davvero.

<<Si, ti amo. Ti ho aspettato tutta la notte. Ho dormito qui, sperando che saresti tornato da me. Sto facendo il possibile per dimenticare la storia dei miei genitori, ma non è semplice. Ho anche pensato di andare da loro, e vorrei che mi accompagnassi. Ti va?>>, propose. Jungkook lo attirò a lui, e gli baciò la fronte.

<<Certo, li affronteremo insieme. Ti proteggerò dai loro commenti. Dobbiamo avere notizie, conoscere luoghi e persone in grado di parlarci di tuo padre>>, affermò. Jimin gli sorrise, era davvero felice. Lui era una sicurezza, la cosa più bella che avesse.

Il suo cuore non era più spezzato, anzi, aveva iniziato a battere fortissimo. Perché le mani di Kookie gli stavano sfiorando le labbra, il naso, gli occhi.
Il minore non amava qualcosa di Jimin, ma tutto. Non c'era un solo pezzo di lui da non essere considerato perfetto.

Jimin invece non poteva togliergli gli occhi di dosso. Stando con lui aveva capito cosa fosse l'amore vero. Quello che viene narrato dai libri, e raccontato da tutti. E lui lo stava provando. Per il suo migliore amico. Una idiozia a pensarci.

A volte si rendeva conto di quanto tempo avessero perso in un'amicizia che forse non lo era mai stata. Il loro amore era nato fra i banchi di scuola, nei parchi giochi, nei pomeriggi al mare. Il loro sentimento era nato da piccoli, cresciuto durante l'adolescenza, e diventato così forte da adulti. Non sapeva cosa avrebbe fatto senza questo piccolo coniglietto accanto a lui.

<<Ti sei incantato hyung?>>, gli sussurrò baciandogli l'orecchio. Jimin uscì dalla trance e sorrise imbarazzato. Tutte quelle attenzioni, gli occhi a cuore di Kookie lo mettevano a disagio. Non si sarebbe mai abituato a tutto ciò.

<<È che davvero, non so mai come farti capire quanto sei improntante per me. Ti giuro, è qualcosa che non posso contenere, non riesco neanche ad esprimere quanto ti sia riconoscente per esserti innamorato di me. Mi hai salvato in così tante situazioni...sarei perso senza di te Kookie>>, mormorò. Il minore si sentì mancare. Jimin era serio in quel momento, e gli stava parlando col cuore in mano.

<<So tutto, non devi preoccuparti. Ti amo perché sei unico, speciale, raro. Sei una meraviglia fuori, e immensamente profondo e bello dentro. Tu sei perfetto hyung>>, spiegò.

<<Perfettamente problematico>>, sorrise Jimin.

<<Sarebbe noiosa la nostra relazione altrimenti>>, lo punzecchiò Jungkook.

Jimin ritornò fra le sue braccia, e chiuse gli occhi. Il minore fece lo stesso, spegnendo la luce. Ora che erano insieme, era tutta un'altra musica.
Il maggiore gli accarezzò il braccio, sia per scaldarlo, sia per tenerlo più vicino a lui.

Jungkook si godette tutte quelle dimostrazioni di affetto, e aspettò che Jimin dormisse prima di seguirlo. Il suo istinto primordiale era rimasto sempre lo stesso. Prima veniva il suo amore, e poi lui.

<<Ti amo piccolo mio>>, gli sussurrò.

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Affection (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora