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"Alcune volte ci resti così male che non hai nemmeno la forza per incazzarti".
Ti lasci scivolare addosso tutte le parole brutte, tutte le accuse,tutto il male e il bene trasformato in odio.Fai a pugni con la tua mente, ci provi costantemente a smettere di lasciarti calpestare ,ma sarà lei a prevalere su tutto.E così seppellisci il dolore dentro di te,aspetti che la tempesta passi e che arrivi la calma,ci mette un bel pò ad arrivare lo sai,mi ripeto,ma arriverà anche per me un giorno.Non sono un libro aperto,nessuno capisce quando sto male o quando sto bene, non sono capace di far trasparire le mie emozioni.Ogni volta sorrido, mi ripeto che andrà tutto bene ,ma nessuno sa cosa succede fra le pareti della mia stanza.Sono sul ciglio della porta di casa da 15 minuti più o meno,Lewis mi ha accompagnata ed è stato gentile per una volta, adesso mi tocca affrontare mio padre,con mia madre presente non sará facile.Nessuno dei due mi ama,nessuno dei due mi capisce, mi ascolta, mi aiuta.È così straziante non avere appoggio da chi ti ha donato la vita.Vedere i genitori di Lewis così in sintonia fra loro è stato bellissimo,avrei voluto essere Lewis per un giorno,e risentire la voglia di vivere salire alle stelle.Ma sono Alyssa e devo accontentarmi di una drogata pazza e un menefreghista senza cuore.

Mi butto,tanto cadrò lo stesso.

-Papà?- domando a mio fratello seduto sul divano con il telefono in mano.

Aaron: di là,indica con la testa la cucina.

Faccio un respiro profondo e lo vedo lavare i piatti, un vero uomo direi.È girato di spalle ma credo che si sia accorto della mia presenza.
Mi precede.

Papà: è tardi.Dice serio.

-Scusami,io dovrei dirti una cosa.-Non ho più salivazione, e non so da dove iniziare.

Papà si volta per guardarmi e ancor prima che iniziassi il mio bellissimo discorso eccolo che alza una mano come  per dire "fermati parlo io".
Faccio un sospiro, dalla serie "mi arrendo, con te è inutile".

Mi guarda,poi sorride. Sono tutti pazzi oggi.

Papà:"tu devi farti curare". Sentire queste parole dette da tuo padre è come ricevere un pugno nella gola.Non so gestirti,Non so cos'hai, non so che cazzo ti sta succedendo.Non sei mai ritornata tardi,e non fai altro che deludermi ogni volta.Ho visto i tuoi voti,nemmeno un misero 6.Ed io che credevo in te,volevo il meglio per te,dopo il liceo pensavo che volessi iscirverti al college, diventare qualcuno, invece non fai altro che piangerti addosso,resti in camera tua tutto il santo giorno,non hai amiche non fai le prime esperienze non ascolti nessuno .Mia non c'è più, non puoi continuare a sperare che torni,perché non tornerá.
Il modo in cui lo dice mi fa venire i brividi.

Ho gli occhi ricolmi di lacrime,ma non scenderá nemmeno una lacrima lo prometto.Non davanti a lui.Le sue parole mi spezzano,mi feriscono,mi rendono debole e insignificante,diamine è mio padre.

Abbasso la  testa,sto pensando a come uccidermi lo ammetto.
Si prende qualche minuto poi continua con questo discorso orribile e senza senso.

Papà:non sei più tu, non parli piú,resti in un angolino con gli occhi puntati nel vuoto a pensare chissá cosa.Gesticola con le mani.Tutti hanno dei problemi in famiglia perchè tu devi comportarti in questo modo.

-Papà io..-non mi lascia nemmeno spiegare che mi urla contro incazzato.

papà:papà un corno Alyssa,farai la fine di tua madre.
Aja questo è stato il colpo di grazia.

Lo guardo, lo fisso,cerco di rispondergli con gli occhi, ma ha innalzato un muro, troppo alto per me.Gli sorrido,un sorriso amaro.

Faccio una passo verso di lui, gli prendo la mano, lo guardo negli occhi e ho infranto la promessa,faccio scendere qualche lacrima salata involontariamente.

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