capitolo 17^

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Sentii il cuore cadere a terra e un vuoto nello stomaco, di getto l' abbracciai stringendola a me più forte che potei. Bagnava con le lacrime le mie spalle nude ma poco m' importava, le accarezzavo i capelli mentre lei singhiozzava senza fine. Sentii gli occhi dopo tanto tempo farsi lucidi, strinsi le palpebre per ricacciare dietro le lacrime, dovevo essere forte per lei.

"Spiega bene" dissi costringendola ad alzare il viso, lei non mi guardava nemmeno in volto.

"Mi sono svegliata perché dovevo andare in bagno, così ci sono andata e poi mi è venuta sete. Sono scesa in cucina e ho trovato un biglietto sulla penisola" fece una breve pausa per riprendere fiato. "C'era scritto che era partito per New York sta mattina alle 4, giustificandosi dicendo che la situazione si era fatta troppo pesante per lui e aveva bisogno di allontanarsi" poi vidi la rabbia crescere nei suoi occhi "Rose la casa l' aveva trovata, è da una settimana che stava in un appartamento leggermente fuori città...perché...perché è dovuto andare dall' altra parte dell' America!" urlò ricominciando a singhiozzare e la ripresi tra le mie braccia.

Erano le otto di mattina e sia madre che mio padre erano usciti per andare a lavorare, per fortuna, in casa eravamo solo io e mio fratello.

Feci sedere Kaia sul divano, portandole un bicchiere d' acqua, ma non si calmò.

"Rose io non ce la faccio" disse guardandomi con gli occhi colmi di lacrime. "Ha anche scritto che possiamo andare a trovarlo quando ci vogliamo, ma dopo questo come posso ancora guardarlo in faccia" concluse e digrignò i denti.

"Kaia non vi ha abbandonati, lui vi ama ancora. e ci tiene a voi. Pensaci, potremmo andare a New York insieme per qualche giorno, così avremo la scusa per visitare la città" cercai di tirarle su il morale, ma lei teneva lo sguardo fisso sul pavimento.

"No! Non voglio vederlo, è un senza palle, non c'era bisogno che se ne andasse così lontano, i suoi spazi li aveva!" smise di piangere e sembrava arrabbiata.

"Kaia non puoi non vederlo più, è pur sempre tuo padre e non ha detto che vuole tagliare i ponti con voi" provavo a farla ragionare guardando il bicchiere mezzo pieno, ma la mia amica era una ragazza testarda e difficilmente si faceva condizionare dai pensieri altrui.

"No Rose, tu non capisci cosa si provi, tu hai una famiglia perfetta, non hai idea di che cosa significhi vedere i tuoi che non si amano più. Vedere l' amore scomparire dai loro occhi, urlandosi contro solo parole di odio" mi guardò negl' occhi e mi trasmise un po' del suo dolore.

Degluitii, era vero, non potevo sapere cosa significasse ma neanche la mia famiglia era perfetta.

"Non parlare come se neanche io avessi problemi a casa, lo sai come stanno le cose. Certo, non posso capire la tua situazione, però ti dico solo di non perdere in questo modo tuo padre, lui ci tiene ancora sia a te che ad Aaron"

"Oddio Aaron" sembrò come avere un illuminazione e si portò una mano alla bocca. "L'ho lasciato da solo ad affrontare tutto questo"

La guardai confusa.

"Quando ho visto il biglietto sono corsa via di casa così come ero conciata e sono venuta da te" spiegò.
Le sue parole mi smossero qualcosa dentro, ero la prima persona a cui aveva pensato in un momento di panico e questo mi riscaldò il cuore.

"Amore" la strinsi di nuovo a me.

"No, no, no" si staccò. "Devo tornare a casa" disse mentre si asciugò le lacrime ancora sulle guance.

"Aspetta ti accompagno, ti presto dei vestiti" le proposi ma lei scosse la testa raggiungendo a grandi falcate la porta d' ingresso. "Andiamo Kaia sono le otto, non penso che Aaron si alzi prima di due ore"
Sembrò rifletterci sopra e rilassò i muscoli tesi.

𝕽𝖔𝖘𝖊- angel face devil thoughtsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora