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«Come mai hai parlato con Park Bogum?» una voce seria, proveniente da dietro, mi fa sobbalzare.
«Merda, Jungkook, ho preso un infarto!» impreco ad alta voce, rimettendo le chiavi dentro lo zaino e voltando la testa verso il corvino.
«Rispondi.» si impunta, guardandomi fisso.
Deglutisco, leccandomi le labbra.
«Ha voluto parlarmi lui.» chiarisco, alzando gli occhi al cielo.
«Non ho chiesto "Chi ha iniziato la conversazione prima", ho chiesto "Come mai hai parlato con Park Bogum".» sbotta, assottigliando lo sguardo.
Cazzo, fa paura eppure... è stranamente eccitante questa cosa.
«Perché, non posso farlo?» domando, alzando gli occhi al cielo.
«No.‒ risponde, secco. ‒O sei amico mio, o sei amico suo.»
«Noi siamo amici?» inarco un sopracciglio.
«Sai cosa intendo.» mi guarda male.
«Senti.‒ inizio, incrociando le braccia al petto e girandomi completamente verso di lui. ‒Io e Bogum abbiamo parlato, non siamo amici, ci siamo scambiati giusto un "Buongiorno", niente di ché. Ora, cosa vuoi ancora?» ricambio l'occhiata malevola.
«C'è una cosa che proprio vorrei...» borbotta, ghignando leggermente e avvicinandosi.
Non riesco a distogliere lo sguardo dalle sue meravigliose labbra che si posano sulle mie. La mia schiena aderisce contro la porta di casa, schiacciandomi fra lui e il legno.
La sua lingua picchietta sul mio labbro inferiore, schiudo la bocca e le lingue si intrecciano. Porto le mie mani sui suoi capelli, stringendoli.
«Cosa ne dici di entrare?» bisbiglia e io annuisco, prendendo dalla tasca di dietro le chiavi e cercando a tentoni la toppa. Inserisco la chiave e la giro, ricominciando a baciare Jungkook nel mentre.
Saliamo le scale, togliendoci a vicenda i giubbotti. Ormai, fa freddo e non si può più stare con le maniche corte, è una buona notizia, per me, dato che amo l'inverno.
Raggiungiamo camera mia senza staccarci, inciampando un paio di volte. Cado all'indietro sul letto, mi scosto leggermente per riprendere aria, poi facciamo combaciare nuovamente le labbra. Incominciamo a spogliarci a vicenda, presi dalla lussuria del momento.
Dieci minuti di gemiti dopo, siamo nudi, lui già dentro di me, entrambi quasi al limite.
«Ah- Cazzo!» esclamo, venendo.
Spinge un altro paio di volte, procurandomi dei lamenti, per poi uscire da me e liberarsi sulle coperte.
Riprendiamo fiato e scoppiamo a ridere.
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Danger-Zone |KookTae|
FanfictionLa Danger-Zone è chiamata così per un motivo, se non sai sopravvivere non oltrepassare quella barriera, mai. In tutte le città più illustri vi è una Danger-Zone. New York, Chicago, Berlino e Seoul non è da meno. Le Danger-Zone sono quei quartieri ma...