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«Mi hanno detto che hai derubato la villa del Commissario della Sicurezza Statale.» ecco cosa sentono le mie povere ‒poverissime‒ orecchie già di prima mattina.
La voce è di Park-scassacazzosenzapalle- Bogum e mi chiedo cosa, alle otto meno un quarto, di giovedì, a pochi passi dall'entrata di scuola, ci possa essere di peggio.
Alzo gli occhi al cielo e mi volto verso un corvino di mia sfortunata conoscenza.
«Non ti hanno detto pure di farti i cazzi tuoi?» ribatto, tranquillo. Oggi sono più calmo del solito, non voglio fare a botte con questo coglione, non si merita nemmeno di essere sfiorato da me.
«Ma allora è vero!» urla e- che cazzo ti urli?!
«Senti, Park, dimmi cosa vuoi e basta.» sbotto, incrociando le braccia al petto.
«Voglio solo sapere una piccola cosa...‒ cambia totalmente tono di voce, avvicinandosi a me, fino a quando non me lo ritrovo vicino all'orecchio. ‒Conosci, per caso, un certo... Kim Taehyung?»
Mi irrigidisco involontariamente, guardandolo con la coda dell'occhio. Vedo che sta puntando lo sguardo proprio davanti a noi, sui gradini dell'entrata, dove il biondo sta parlando con Lalisa e Jennie.
«No.» deglutisco.
«Ah, si? Meglio per me, sai, è carino, potrei farci un pensierino.» si allontana, ridacchiando.
Mordo il mio labbro inferiore per non muovermi e spaccargli quella faccia da merda che si ritrova. Cosa vuole da Taehyung? Perché gli parla ancora?
Sistemo lo zaino sulle spalle, sentendo distrattamente Jimin picchiettarmi sulla spalla.
«Kook, tutto bene? Che ti ha detto?» domanda, preoccupato.
Lui sa quanto io odi Park Bogum ma ho vietato categoricamente ai miei amici di intervenire quando litighiamo, me la so cavare molto meglio di loro in queste situazioni, purtroppo, aggiungerei.
«Si, sto bene, non mi ha detto nulla di ché.» rispondo, passandomi la lingua sulle labbra, senza togliere lo sguardo da Taehyung.
Quel coglione si sta avvicinando a lui ma, essendo distante, non riesco a sentire cosa si dicono. Noto solo che il biondo è arrossito e non poco. Sento un moto di rabbia invadermi il petto e aggrotto la fronte, come stordito. Cosa diamine mi prende? Dovrei calmarmi.
Volto la testa verso i miei amici, c'è Hoseok che sta sorridendo da mezz'ora e non so nemmeno il perché.
«Hobi, come mai sorridi?» gli chiedo, affiancandolo.
«Domenica mi esibisco, finalmente!» esclama, tutto contento e io non posso fare a meno di sorridere.
«Che figo! Quando lo hai saputo? E dove balli? A Seoul?» continuo, appoggiandomi al muretto.
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Danger-Zone |KookTae|
أدب الهواةLa Danger-Zone è chiamata così per un motivo, se non sai sopravvivere non oltrepassare quella barriera, mai. In tutte le città più illustri vi è una Danger-Zone. New York, Chicago, Berlino e Seoul non è da meno. Le Danger-Zone sono quei quartieri ma...