46-Decido io

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mi volete morta, sì? ; - ; 

grazie, grazie e ancora grazie. Mi supportate e sopportate, non so cosa farei senza questa storia. Vi adoro, tutti quanti!

buona letturaaaaaa

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«Kim Taehyung.» mi chiedo il perché, ogni giorno, qualcuno debba chiamare il mio nome, alle mie spalle, come se fosse costretto.

Alzo gli occhi al cielo, sbuffando silenziosamente e voltandomi. Ridacchio sotto i baffi non appena la figura di Hana Choi mi si presenta dinanzi, una smorfia palesemente furiosa in viso, dietro di lei i suoi cagnolini.

«Via dai coglioni.» risponde al posto mio Jennie, compiendo qualche passo verso di lei e incrociando le braccia al petto.

«Kim Jennie...» mormora l'altra, stringendo i pugni.

«Già, proprio quella alla quale hai chiesto aiuto per ucciderlo.» con il pollice mi indica e mordo il mio labbro inferiore per soffocare le risa.

Alla fine, questa è andata perfino da Jennie, forse pensava sul serio di potermi ammazzare, facendosi aiutare da qualche mio amico, bha. Quando, stamattina, le ragazze mi hanno raccontato tutto — anche di come l'hanno cacciata malamente — quasi non svenivo dalle risate sul terreno del cortile.

Sento Hana ringhiare, ancora più incazzata, ed agguantandomi per un braccio. Scrollo la sua presa con un forte strattone e inarcando un sopracciglio nella sua direzione.

«Cosa tocchi? Non lo sai che sono sacro? — faccio, retorico, pulendo l'inesistente sporco sul mio giubbotto usurato — E, comunque, sono V, per te.» le sorrido.

«Seguimi.» sibila solamente, ignorando bellamente le mie precedenti parole.

«Mh, fammici pensare... — fingo di rifletterci sopra — ...Ecco: assolutamente no! Non mi sposto per te, ho smesso di farlo.»

Annaspa pesantemente, allungando la mano verso di me, come se volesse afferrarmi e sbattermi al muro dietro di me. Io, con una tranquillità che non sapevo di possedere, prendo il suo indice dallo smalto nero ormai consumato e lo sposto da davanti alla mia faccia, disgustato. 

«Eww, tieni le mani al loro posto, per cortesia.» dico, scuotendo la testa, affranto.

«Tu! — adesso, è una voce maschile a me, sfortunatamente, conosciuta a parlare. Yong-Ho arriva, parandosi davanti alla sorella e spostando Jennie, senza curarsene, facendola cadere — Tu! Hai chiamato i nostri genitori! Come... Come ti sei permesso?!» ha iniziato ad urlare, attirando gli sguardi di molti.

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