La Danger-Zone è chiamata così per un motivo, se non sai sopravvivere non oltrepassare quella barriera, mai.
In tutte le città più illustri vi è una Danger-Zone. New York, Chicago, Berlino e Seoul non è da meno. Le Danger-Zone sono quei quartieri ma...
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mi perdonerete..?
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«Fratellone, dove andiamo?» domanda il piccolo Jinyoung, agitando le braccia verso Yugyeom.
È bassino, seppur abbia tre anni, con i capelli a scodella e la bocciuccia rosa chiaro. Gli occhietti sono vispi e curiosi, sembra che possano leggerti dentro. Somiglia poco a suo fratello, a dirla tutta.
«Facciamo una gita.» risponde sbrigativo il nominato, chiudendo velocemente l'ultimo borsone. Carica anche questo in spalla e gli porgo una mano per aiutarlo.
Mi sorride e scuote la testa, rivolgendo la sua attenzione al minore. A sua volte, il piccoletto, guarda me, timoroso. Corre dietro le gambe del fratello, puntandomi un dito contro.
«Chi è?» chiede nuovamente, studiandomi.
«Jeon Jungkook. — mi presento, sorridendo lievemente — Tu sei Jinyoung, vero? Il tuo fratellone mi ha parlato di te, molte volte.»
«Davvero? — sbatte più volte le palpebre mentre le sue labbra si aprono in un grosso sorriso — Allora sei suo amico! Anche io sono amico tuo.»
Rido sonoramente assieme al fratello. Gli scompiglio i capelli nerissimi, sospirando. Mi dispiace sempre parlare con dei bambini, mi dispiace saper che devono crescere in un posto come questo.
Yugyeom incrocia le mie iridi e posso scorgere i suoi occhi lucidi. Porgo una mano a Jinyoung e quest'ultimo, con esitazione, avvicina la sua — drasticamente più piccola —, stringendola. Lo porto fuori, lasciando il tempo al mio amico di riprendersi.
Sarà difficile cambiare casa, difficile cambiare stile di vita. Difficile realizzare che tutto quello già successo in passato si sta ripetendo. Il problema è che siamo divisi.
Due anni fa non era così. Io e Jennie eravamo ancora amici, Jimin non era spezzato a metà, Yoongi non aveva problemi con noi altri... Solo una cosa è rimasta intatta: ho perso una persona a me cara.
«Dove andiamo?» la vocina di Jinyoung mi distoglie dai miei pensieri.
«A casa mia, ti va?» rispondo, sorridendo falsamente.
Fortuna che è un bimbo e non capisce cosa sta succedendo. Vorrei essere piccolo anch'io.
Rabbrividisco a quest'ultima frase, scuotendo il capo tra me e me. No, non vorrei tornare alla mia infanzia, mai.
«Sì! Hai giochi? Io ho un pupazzetto e una macchinina — annuisce, fiero — Ne vorrei ancora, ma Yugy dice sempre che si scorda di comprarli... — i suoi occhioni diventano lucidi in pochi secondi e uno strato di panico prende il possesso del mio corpo — Jungkook-hyung, una volta ho trovato Yugy-hyung che piangeva in bagno. Gli ho chiesto perché ma non ha risposto... Tu sai come mai il mio fratellone piangeva? Non mi piace vederlo piangere.» singhiozza leggermente, portando la manina libera sulla boccuccia.