*
*
Non riesco a sentire niente, non riesco a percepire niente, non riesco a far niente.
Sono come dentro una bolla immaginaria, la quale mi isola totalmente dal mondo esterno. Un mondo tanto bello quanto crudele e sanguinoso.
A proposito di sangue. Non riesco nemmeno a distogliere lo sguardo dalle mie mani, imbrattate di quel liquido rosso. Se soltanto non sapessi cosa fosse davvero, lo potrei scambiare per tempera.
Comprendo solo di esser a casa, senza sapere bene come io ci sia arrivato, senza svenire prima o vomitare. Vedo Bam davanti ai miei occhi e li strizzo più volte, non capacitandomene. Mio cugino non dovrebbe essere qui, se sua madre lo sapesse, finirebbe male per tutti
Le parole di mio cugino arrivano ovattate alle mie orecchie e inclino il capo di lato, come a chiedere di ripetere ciò che ha detto.
Dei passi veloci e la figura di Hoseok si palesa al mio fianco. Con gli occhi percorre il mio corpo, fermando lo sguardo sulle mie dita, poi al mio viso, con un'espressione sconvolta.
Non riuscendo a reggere il confronto, mi guardo attorno, notando come Yugyeom sia seduto su una sedia del tavolo, cullando il fratellino non più piangente e mezzo addormentato sulla sua spalla, mentre tiene la testa con una sola mano.
«Jeongguk, rispondimi... — sussurra, distrutto, Bam — Quel sangue è tuo? Stai male?»
Chiudo le palpebre per qualche istante, godendomi l'oscurità, poi vengo scosso violentemente per una spalla. Guardo Hoseok con espressione apatica, stringendo le labbra tra di loro.
Cosa dovrei mai dire? Come potrei mai rispondere?
«Dove sono gli altri?» chiedo con voce roca e la gola raschiata.
«Non cambiare discorso. — scuote la testa il maggiore — Sei ferito? Che diamine è successo?!»
«C'era... C'era una guardia. — inizia a raccontare, tremante — H-Ha sparato— »
«Zitto! — sbotto, stringendo la mascella — Non dire altro.»
«Cosa cazzo vuol dire, Jungkook!» grida Hoseok, sconvolto, strattonandomi violentemente dalle spalle.
Ha gli occhi lucidi e sembra davvero distrutto. Vuole la verità ma io non riesco a raccontarla, non riesco a dire che ho appena infranto una delle tre regole indispensabili della Danger-Zone. Non sopporterei mai il suo sguardo spaventato — o peggio, disgustato — nei miei confronti.
«Kook, sono io. — bisbiglia, avvicinandosi al mio volto — Sono Hobi, il tuo migliore amico. Sono qui per te, non ti giudicherei mai.»
«L-Lo faresti... — ribatto, socchiudendo le palpebre per non lasciarmi sfuggire il pianto disperato che trattengo all'interno del mio petto — Lo fareste tutti e avreste ragione.»
STAI LEGGENDO
Danger-Zone |KookTae|
Fiksi PenggemarLa Danger-Zone è chiamata così per un motivo, se non sai sopravvivere non oltrepassare quella barriera, mai. In tutte le città più illustri vi è una Danger-Zone. New York, Chicago, Berlino e Seoul non è da meno. Le Danger-Zone sono quei quartieri ma...