41-Dì qualcosa

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«Taehyung-ie, vieni qui un minuto.» sento la voce di papà provenire dalla cucina e, un po' confuso, vado verso di lui.

«Dimmi, papi.» sorrido, abbracciandolo da dietro.

Mamma, ovviamente, non è qui, bensì a lavoro. Purtroppo, deve ancora andare in quello stupido mini-market per guadagnare qualcosa.

«Devo parlarti di una questione importante.» annuncia, serio, sedendosi più comodo sulla sedia.

Mi stacco dall'abbraccio, preoccupato, e prendo posto vicino a lui. Poggio le mani sul tavolo, battendo distrattamente un dito sulla superficie fredda in legno. Cosa vorrà mai dirmi?

«Da quanto conosci Jeong... — inizia, bloccandosi subito. Spalanca gli occhi e prende un grosso respiro, riprendendo — ...Da quanto conosci Jungkook?»

Aggrotto la fronte, sorpreso da quella strana domanda. Mordicchio il mio labbro inferiore, attorcigliando le falangi fra loro.

«Lo conosco da poco papà. — rispondo, sinceramente — Forse un mese o due, insomma, da quanto sono qui, alla Danger-Zone... Ti ho già detto che lui è stato l'unico a volermi davvero bene, anche nei momenti peggiori.» sospiro, ricordando determinate scene della mia vita.

Papà stringe la bocca in una linea sottile, per poi chiudere gli occhi e passare una mano sulla faccia. Sembra distrutto...

«Cosa succede? Perché hai quella faccia, papà?» chiedo a raffica.

«Forse lo hai già capito. — deglutisce sonoramente — Jungkook è stato il mio ultimo caso prima di finire in galera.»

Spalanco la bocca, sconvolto. «Cosa?! È stata colpa sua se sei finito in prigione?!» sbotto.

«Cosa dici, Taehyung! — papà alza la voce, stoppandomi immediatamente — Lui è sempre stato una vittima. Quel povero ragazzo... Sono felice di averlo salvato.»

«In che senso "salvato"? Era immischiato in giri pericolosi?» domando. Sono ancora più confuso di prima, dannazione.

«Non posso dirti nulla, Tae... Ma no, assolutamente. Era un ragazzino così buono.» abbassa gradualmente il tono, assottigliando lo sguardo e puntandolo in un punto a caso della piccola stanzetta.

Schiudo le labbra per dire qualcosa ma non ne esce nulla. 

«Puoi dirmi una cosa, papi?» riesco a dire, con un po' di fatica.

«Una sola domanda.» sussurra, velocemente.

«C-Conosci Park Bogum?» balbetto, abbassando la testa per non vedere la sua espressione.

«Certo che sì. — al contrario di quanto mi aspettassi, non ha incominciato ad urlare o sbraitare, al contrario della mamma — Non sono stati dei bei incontri, in sincerità. Perché questa domanda?»

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