La Danger-Zone è chiamata così per un motivo, se non sai sopravvivere non oltrepassare quella barriera, mai.
In tutte le città più illustri vi è una Danger-Zone. New York, Chicago, Berlino e Seoul non è da meno. Le Danger-Zone sono quei quartieri ma...
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quanti titoli felici ragaz
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«Jimin, possiamo parlare?» domanda Yoongi, una volta arrivato a casa.
Sospiro sonoramente, sfilandomi le scarpe e socchiudendo le palpebre. Sono stanchissimo, saranno le quattro del mattino. Nonostante tutto, questa serata è stata molto sfiancante e vorrei solo andare a dormire. In compenso, ho guadagnato un bel gruzzoletto da spedire alla mia famiglia.
Sposto lo sguardo sul più grande, fermo all'entrata con le braccia incrociate al petto e l'espressione preoccupata.
«Di cosa vuoi parlare, hyung?» mormoro, assonnato, sorpassandolo per sedermi sul divano.
«Sai già di cosa.» risponde schiettamente e roteo gli occhi al cielo, infastidito.
«Allora inizia tu, chi è scappato tra i due dopo quell'avvenimento?» sbotto, stringendo i pugni.
Mi raggiunge e si siede, passando una mano tra i suoi capelli.
«Non voglio litigare, Jimin. — replica e annuisco lentamente — Sono scappato, come dici tu, perché sono rimasto sorpreso dal tuo gesto.»
«Mio gesto? — ripeto, sorpreso e confuso — Ma hai ricambiato!»
«Sì. — ammette, scrollando le spalle con indifferenza — Non so nemmeno io perché l'ho fatto, in realtà...»
«Senti, hyung, — lo incalzo, trattenendo uno sbuffo fintamente seccato — Perché volevi parlarmi? La verità, per favore.»
Stringe le labbra, deviando i suoi occhi dai miei. Una fitta attraversa il mio cuore, ma cerco di non farci caso: è meglio parlarne ora che mai. Viviamo assieme da anni, ignorarci è impossibile.
Aspetta qualche secondo prima di aprir bocca per parlare.
«Mi frequento con una persona. — inizia e odo un doloroso crack. Questa non me l'aspettavo —Per meglio dire: non abbiamo una relazione ufficiale, ma sappiamo entrambi di... Provare qualcosa.»
Deglutisco, sperando con tutto me stesso che i miei occhi non si stiano facendo lucidi. Sento di star andando a fuoco, dentro, e tutto pizzica, come se centinaia di aghi infilzassero la mia pelle ogni secondo.
«Oh... — riesco solo a sussurrare — E chi è?» no, non volevo affatto dire questo. Non voglio sapere assolutamente chi è la persona nel suo cuore, chi lo possiede.
«La conosci... — borbotta — Soyeon.»
Spalanco la bocca all'inverosimile, puntandogli un dito contro ed alzandomi di scatto da quel fottutissimo divano. Mi guarda palesemente confuso, aggrottando la fronte ed inclinando la testa verso sinistra.