III

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La porta cigola piano, con la stessa lentezza con cui la apri.

Vedi un lungo pianoforte a coda, nero lucido e, a suonarne i tasti, un ragazzo di spalle dai capelli chiari, di un bel grigiastro.

La melodia che fino ad allora ti stava assorbendo, cessa improvvisamente, quando il ragazzo alza di scatto le mani dalla tastiera.

Sussulti a quel gesto improvviso, temendo di essere tu la causa della sua distrazione.

Infatti, il misterioso ragazzo dai capelli grigi, si gira con sguardo furioso verso la porta e osserva la tua figura, da capo a piedi.

-chi cavolo sei?- domanda con voce flebile, annoiata.

Tu non sai cosa dire. Sei mortificata di aver interrotto la sua canzone. Sai come ci si sente.

-s-sono Y/n Y/s- la voce ti trema, ma i suoni che escono dalla tua bocca compongono lo stesso delle parole di senso compiuto.

Il grigio, dall'altra parte, sembra essere impassibile alla tua chiara paura, e così continua con il suo interrogatorio.

-e dimmi Y/n...frequenti questa scuola?- domanda con fare ovvio, come se la domanda la stesse facendo a una che ha appena compiuto 10 anni.

È vero. In quel momento te la stavi facendo sotto, ma se c'è una cosa che non accetti, é quando qualcuno ti mette i piedi in testa e ti tratta da bambina.

-sì genio. Frequento questa scuola. Sono al quarto anno. Anzi. Sai che forse sei anche più piccolo di me?- dici facendo un risolino e incrociando le braccia.

La sua faccia annoiata, però, non ti reca nessuna soddisfazione, come avevi programmato, ma comunque rimani sulla difensiva.

-la gattina ha sfoderato gli artigli- canticchia il ragazzo, questa volta accennando ad un ghigno.

Si alza e cammina sicuro verso la tua figura tremante.

Solo quando é a pochi centimetri da te, riesci a notare la sua bellezza.

I suoi occhi sono perfetti, scuri e ipotizzanti, talmente profondi e oscuri che se ti ci tuffassi dentro, non riusciresti a risalire.
Le labbra sono sottili, ma curate e rosee e la pelle chiara rende il tutto armonioso.

Oltre al suo viso, però, mille altre cose ti colpiscono di lui, come le grosse braccia muscolose, i suoi capelli arruffati, e la differenza di altezza parecchio importante che c'è fra voi due.

-senti gattina impaurita. Vedi di non agitati troppo. E porta rispetto a chi é più grande di te- sputa acido.

Non sai cosa fare, quindi arretri, uscendo dalla stanza e cercando di andartene anche da quella bizzarra conversazione, ma con scarsi risultati, visto che ti ritrovi intrappolata fra il muro del corridoio, e il suo possente petto.

Nonostante il timore che ti provoca qual ragazzo, cerchi comunque di tenere la testa alta, con fare quasi spavaldo.

Lui ti guarda dall'alto e tu lui dall'alto.

-perché sei entrata?- domanda improvvisamente lui con occhi di ghiaccio.

Ingoi un grosso groppo che si era formato in gola e trovi il coraggio di parlare.

-avevo sentito qualcuno suonare il pianoforte ed ero curiosa- rispondi onestamente.
-e farti gli affari tuoi no?-
-suonare nell'aula di musica della scuola vuol dire che tutti ti posso sentire, quindi o sei stupido, o sei un poveraccio e non puoi permetterti una pianola in casa- contro atti sicura.

Non sai come possano esserti uscite quelle parole dalla bocca, ma sembrano talmente offensive che vorresti rimangiartele e dire qualcosa di più gentile.

☆myself☆ #WATTYS2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora